Di Francesco Erspamer
Anche "La Repubblica" passa al gruppo finanziario degli Agnelli, la Exor, convenientemente basata in Olanda per pagare meno tasse e dunque avere soldi da destinare, invece che allo Stato, alle lobby e al controllo dell'informazione con cui premere per ottenere ulteriori agevolazioni e fare ancora più soldi... e avanti così. Il quotidiano romano si aggiunge alla Stampa, al Secolo XIX, all'Espresso, a HuffPost Italia, la Gazzetta di Modena e parecchi altri giornali locali e online, oltre a radio nazionali e emittenti televisiva.
Una concentrazione monopolistica che si affianca a quelle di Berlusconi e di Cairo. Merito di chi? Innanzi tutto dei radicali, che dagli anni settanta hanno ossessivamente promosso l'idea della liberalizzazione, e poi naturalmente delle legioni di italiani che per un po' di pornografia e altre americanate in tv si sono frettolosamente venduti il pluralismo faticosamente conquistato da un secolo di lotte politiche e socali e dalla Resistenza che oggi inutilmente celebriamo.
E mentre questo accade, cosa fa il M5S? Continua a credere si possa fare propaganda e informazione con la piattaforma Rousseau, come se allora Exor non avrebbe investito lì invece di perdere tempo e soldi con mezzi tradizionali. Peggio, il governo neanche riesce a buttare fuori dalla dirigenza della Rai i due leghisti che guidano oscene campagne eversive malgrado l'emergenza. Il controllo dei media (a livello di partito) e la loro regolamentazione (una nuova legge sulll'editoria) non sono lussi per tempi più tranquilli: sono la conditio sine qua del pluralismo democratico e sono l'assoluta priorità per impedire che l'americano John Elkann (di nome e di nascita) e qualche altro miliardario globalista trasformino anche questa crisi in un'occasione per depredare il nostro paese e stabilire un'egemonia a quel punto inattaccabile.
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