Il ruolo di Mc Cain nel dossieraggio contro Trump

Piccole Note


«Informazioni compromettenti su Donald Trump, personali, economiche e anche di natura sessuale, e accuse agli uomini della sua campagna elettorale di aver complottato con il governo russo per spiare Hillary Clinton, screditarla, e farle perdere le elezioni. Sono le rivelazioni scottanti contenute in un dossier pubblicato ieri dai media americani, che se confermate potrebbero mettere a rischio la stessa presidenza».

«Il documento di 35 pagine è stato realizzato da un ex agente dei servizi segreti britannici, con lunga esperienza in Russia, che durante la campagna presidenziale ha lavorato per un gruppo che forniva informazioni agli avversari di Trump per abbatterlo».

«Questo testo è finito nelle mani del senatore repubblicano John McCain, che lo ha consegnato all’Fbi affinché aprisse un’indagine. Almeno tre collaboratori di Donald, l’ex manager della sua campagna Paul Manafort, il suo consigliere per la Russia Carter Page, e il suo avvocato Michael Cohen, sono stati indagati, ma finora non incriminati». Così Paolo Mastrolilli sulla Stampa dell’11 gennaio.

Nota a margine. La campagna per tentare di azzoppare Donald Trump prosegue accanita e pervicace, con stillicidio quotidiano. Questa documentazione ha tutta l’aria di essere mera spazzatura, la classica operazione di dossieraggio intossicante che, pur destinato a dissolversi, ha lo scopo di sporcare l’immagine del destinatario e fiaccarne la resistenza.

La cosa che più colpisce di questa operazione è il suo protagonista, non un democratico ma il repubblicano John McCain: indica quel che è ovvio agli analisti ma non al grande pubblico, ovvero che Trump dovrà guardarsi anzitutto dai suoi compagni di partito (dagli amici mi guardi Dio che dai nemici mi guardo io, recita la massima).

Più che da Obama, insomma, che pure si erge a suo fiero avversario, da quegli ambiti neocon che con la sua vittoria rischiano di perdere la presa sulla Casa Bianca proprio ora che, con la vittoria della Clinton, assaporavano la conquista di tutte le chiavi del potere dopo anni di gestione indiretta (dall’11 settembre, da quando cioè “sequestrarono” il presidente George W. Bush).

Infatti, il dossier anti-Trump è giunto alla magistratura tramite il senatore John McCain, politico cui i neocon fanno riferimento, in particolare da quando, scoppiata la guerra in Siria, si è arrogato compiti di raccordo tra i neocon, l’amministrazione Usa e i cosiddetti ribelli siriani (indimenticabili le sue foto con tali loschi figuri, tra i quali qualcuno è sicuro di aver individuato nientedimeno che il Califfo al Baghadi… ).

Peraltro in un mondo normale, ovvero non consegnato alla follia, dovrebbe suscitare qualche domanda il fatto che ad accusare Trump sia una persona con simili frequentazioni. Tant’è.

La guerra tra i neocon e Trump è solo all’inizio. È destinata a durare tempo.

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