Massicce manifestazioni a Buenos Aires dopo il 'paquetazo' annunciato da Milei

21 Dicembre 2023 16:22 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Il presidente dell'Argentina Javier Milei, sulla scorta di quanto ampiamente annunciato sin dalla campagna elettorale, nel suo primo discorso televisivo alla nazione ha spiegato la portata del Decreto di Necessità e Urgenza (DNU). L'iniziativa, in pieno stile neoliberista, mira a spazzare via con un tratto di penna leggi come quella sugli affitti, i carburanti, gli appalti e le forniture nazionali. Inoltre, prevede la privatizzazione delle aziende pubbliche, la cessione di azioni di Aerolíneas, l'ingresso delle società anonime nel calcio e cambiamenti nella sanità e nella previdenza sociale. Il presidente ha annunciato una serie di 30 abrogazioni di leggi esistenti e nuove disposizioni, anche se ha affermato che sono più di 300 i cambiamenti in arrivo.

Circondato dai suoi ministri e da Federico Sturzenegger, la mente dietro il decreto, il presidente ha giustificato la necessità di deregolamentare tirando in ballo l’eredità ricevuta dal governo Fernandez. Anche se come al solito questo fanatico neoliberista ‘dimentica’ il folle indebitamento contratto dall’Argentina nei confronti del Fondo Monetario Internazionale quando alla presidenza c’era il suo compare Mauricio Macri.

L'annuncio è stato seguito da proteste e dai classici ‘cacerolazos’, e una grande folla ha circondato il congresso di Buenos Aires.

Il discorso di Milei

"Oggi è un giorno storico per il nostro Paese. Dopo anni di declino, iniziamo la strada della ricostruzione", ha detto Milei prima di illustrare un piano di austerità "shock" per fronteggiare "la peggiore eredità della storia".

"Questo Paese ha bisogno di un urgente cambio di rotta per evitare il collasso", ha detto dopo aver messo in discussione "l'espansione dello Stato" e il fallimento delle ricette applicate "per decenni".

Il presidente ha insistito sul fatto che il DNU mira a "smantellare il quadro giuridico oppressivo che ha portato la decadenza" nel Paese. E di iniziare il cammino per "tornare a essere una potenza mondiale".

Il presidente ha citato il livello di inflazione, definendolo una "tassa nascosta" che ha attribuito alla spesa pubblica dello Stato e alla regolamentazione dei prezzi e del commercio.

Il DNU o "mega-decreto", come lo hanno definito alcuni media locali, è composto da circa 600 articoli e comprende una serie di modifiche alle normative sul lavoro e sulla produzione, alla sanità, nonché alla riforma dello Stato, soprattutto in termini di assunzioni e spesa pubblica.

Tra le principali iniziative del DNU ci sono le modifiche al sistema del lavoro, la semplificazione di alcune procedure burocratiche per modernizzare lo Stato e l'abrogazione della legge sugli affitti, che Milei aveva già promesso di eliminare.

Il decreto presidenziale è uno strumento costituzionale dell'esecutivo che ha forza di legge. Sebbene non debba passare dal Congresso, il DNU può essere invalidato con il rifiuto di entrambe le camere, ossia il Senato e la Camera dei Deputati. Si presume che il suo utilizzo avvenga per questioni di "necessità e urgenza", anche se in pratica è stato utilizzato a discrezione dei presidenti dalla riforma costituzionale del 1994.

D'altra parte, secondo Crónica, il Presidente Milei sta preparando una serie di politiche che richiedono l'approvazione legislativa e saranno quindi presentate come disegni di legge. Tra questi temi, il presidente punta alla riforma fiscale, alla modifica della formula pensionistica, alla riforma politica e ad altre misure centrali del suo annunciato "piano motosega".

Il neoliberista argentino ha annunciato che chiederà sessioni straordinarie al Congresso, che è in pausa a gennaio, per affrontare un pacchetto di leggi che "permetterà di avanzare nel processo di cambiamento che la società ha scelto, in un contesto di crisi che richiede un'azione immediata", secondo quanto ha affermato il governo in un comunicato stampa.

Tensioni e proteste

Gli annunci del fanatico Milei sono stati accolti dalla mobilitazione di organizzazioni politiche, sociali e per i diritti umani, in un nuovo anniversario dell'esplosione sociale del 19 e 20 dicembre 2001, nel contesto di una grave crisi economica.

Oltre ad essere la prima grande protesta contro l’austerità del governo liberista, ha contestato il nuovo protocollo anti-proteste annunciato la settimana scorsa dal ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, che mira a "liberare le strade" dalle manifestazioni.

La marcia si è svolta nel bel mezzo di un'insolita operazione che ha coinvolto le quattro forze federali: Polizia federale, Gendarmeria nazionale, Prefettura navale e Polizia di sicurezza aeroportuale (PSA).

Ci sono stati momenti di tensione e scontri tra manifestanti e polizia. Tuttavia, le organizzazioni sono riuscite a mobilitarsi fino a Plaza de Mayo, di fronte alla sede del Governo nazionale a Buenos Aires, dove hanno letto un documento che metteva in discussione la “manovra” e il protocollo di Bullrich, per la "criminalizzazione della protesta".

La Bolivia preoccupata

Il presidente Luis Arce, già ministro dell’Economia durante la presidenza di Evo Morales, ha espresso preoccupazione per le politiche applicate da Javier Milei. “Possono avere ripercussioni non solo sul nostro Paese, ma su tutti i Paesi limitrofi", ha dichiarato giovedì in un incontro con i giornalisti presso la Casa Grande del Pueblo.

Tra le misure controverse ci sono la svalutazione della moneta, la sospensione dei lavori pubblici, la riduzione dei sussidi per l'energia e i trasporti, la riduzione degli stipendi statali.

"Dobbiamo essere attenti a ciò che accade, per difendere noi stessi e la nostra economia", ha aggiunto il presidente.

Nonostante fosse stato invitato all'insediamento di Milei il 10 dicembre, il presidente ha deciso di inviare al suo posto il ministro degli Esteri Celinda Sosa.

Proprio la Bolivia è la prova vivente di quanto siano false le teorie di Javier Milei. La Bolivia è stata letteralmente ricostruita con politiche di segno socialista portate avanti dal MAS fin dal suo arrivo al potere, prima da Evo Morales alla presidenza e adesso da Luis Arce.

Il paese era stato portato al collasso da quelle stesse politiche neoliberiste che adesso Milei ripropone in Argentina.

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