Missione disperata di Descalzi in Libia per salvare i pozzi petroliferi dell'ENI


La situazione in Libia sembra ormai delineata a favore del Gna, il governo libico riconosciuto dall'ONU, difficile prevedere che il Generale Haftar possa ribaltare la situazione. L'appoggio determinante della Turchia al Gna con armi mezzi e uomini, mercenari provenienti dalla Siria ha cambiato lo scenario. Per queste ragioni De Scalzi si è fiondato in Libia per salvare i pozzi dell'ENI. Finora il governo italiano ha avuto un atteggiamento attendista, mascherato da mediatore. Adesso, dal momento che Erdogan si profila come dominus della situazione e si cerca di salvare quello che è rimasto dell'ENI in Libia.

Poco importa, se si instaurerà un governo della Fratellanza musulmana, alle porte dell'Italia, con tutte le sue conseguenze. Parola d'ordine: salvare il petrolio. Pecunia non olet!

In pratica anni dopo aver rovesciato Gheddafi e portato la Libia all'età della pietra si realizza quello che era prefigurato dalle agende occidentali nel 2011 quando la NATO attaccò il paese africano.

Come ha riferito l'Agenzia Nova, "il capo del Consiglio presidenziale del Governo di accordo nazionale (Gna) di Tripoli, Fayez al Sarraj, ha ricevuto l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, 'nel quadro del partenariato nel settore petrolifero e gasifero': lo riferisce e un comunicato stampa del Gna diffuso sul profilo Facebook."

L'agenzia Nova aggiunge che "Le due parti 'hanno affrontato gli sforzi compiuti per riaprire i giacimenti petroliferi' e gli interlocutori hanno sottolineato "la fondamentale importanza della rapida ripresa del pompaggio di petrolio, considerando le gravi conseguenze finanziarie e tecniche del proseguimento della chiusura" delle infrastrutture. All'incontro hanno preso parte, tra gli altri, anche il presidente della National Oil Corporation (Noc), Mustafa Sanallah, il consigliere per l'Energia di Sarraj, Muhammad Mashina, e l'ambasciatore di Libia presso l'Unione europea, Hafez Kaddour."


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