Nicaragua, 44 anni di Revolución

di Fabrizio Casari - Direttore di altrenotizie.org

Il 19 Luglio del 1979, i guerriglieri del Frente Sandinista de Liberacìòn Nacional entrarono vittoriosi a Managua, capitale del Nicaragua. Finiva così la dittatura della dinastia Somoza e il Paese centroamericano iniziò una nuova vita.

Venne immediatamente abolita la pena di morte, promulgata una amnistia ed iniziò un progetto riformatore basato sulla ricostruzione del paese distrutto da terremoto e dittatura, sulla riduzione della povertà e delle diseguaglianze.

A Washington di perdere anche il Nicaragua, 20 anni dopo aver perso Cuba, non risultava sopportabile. A partire dal 1981, gli USA diedero vita ad azioni di terrorismo operate dai resti della Guardia nazionale di Somoza, fuggito in Paraguay dal suo amico, il macellaio Stroessner.

Il terrorismo si fece aggressione massiccia proveniente da Honduras al Nord e Costa Rica al Sud e si accompagnò ad embarghi e ostilità politica internazionale. La guerra di aggressione al Nicaragua durò 10 anni, ed il prezzo pagato fu altissimo. Decine di migliaia di morti e feriti, distruzioni e perdite che portarono il Nicaragua a dare priorità alla difesa, destinando minori risorse allo sviluppo. Dieci anni di guerra vinta sul piano politico, militare, diplomatico e anche giuridico, con la sentenza della Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja che condannò gli Stati Uniti per terrorismo contro il Nicaragua è gli impose di risarcire Managua con 17 miliardi di Dollari. La sentenza non è mai stata accettata da Washington e nemmeno un dollaro è stato pagato.

A 44 anni dalla vittoria della Rivoluzione, dopo aver attraversato 16 terribili anni di piaghe sociali e drammi determinati dai governi ultraliberisti, il Nicaragua, grazie a 17 anni di governo sandinista, con alla testa il suo Presidente, Comandante Daniel Ortega, vede compiuta la più grande opera di trasformazione socioeconomica mai vista nella regione Centroamericana.

Grazie a politiche di sviluppo indirizzate verso l’innalzamento e l’ampliamento dei livelli produttivi, ispirate ai principi socialisti della distribuzione ed al raggiungimento di obiettivi strategici come l’autosufficienza alimentare ed energetica, gli indici economici, sociali, di sicurezza, di uguaglianza di genere, sono tra i più alti del continente e la crescita annua intorno al 5% del suo PIL proietta il Nicaragua come un modello di società.

Pur in presenza di campagne internazionali diffamatorie dirette da USA e UE, con la collaborazione della gerarchia ecclesiale e dell’oligarchia nazionale, ovvero le stesse componenti che guidarono, finanziarono e furono sconfitte nel tentato colpo di stato del 2018 e sebbene fatta oggetto di sanzioni statunitensi ed europee, il Nicaragua presenta risultati economici straordinari ed una qualità della governance tra le più alte al mondo.

Lo storico e irrinunciabile anelito all’indipendenza ed alla sovranità nazionale, che ha portato sin dal 1979 il Nicaragua ad opporsi e a vincere contro l’imperialismo statunitense, si conferma ora nella ferma adesione all’idea di un mondo multipolare dove vi sia una governance condivisa e rispettosa di ogni nazione alla guida del mondo. Significa dire basta ad un mondo unipolare a trazione occidentale che vive e prospera nel saccheggio di risorse e sovranità politica di oltre 150 paesi e 5 miliardi e mezzo di abitanti del pianeta.

La partecipazione al progetto dell’ALBA, caratterizzato dalla storica fratellanza con Cuba e Venezuela e dalla forte amicizia con la Bolivia, così come l’alleanza strategica con la Russia e la partnership con la Cina e l’Iran, indicano la sovranità nazionale come presupposto di politica estera e cooperazione con ogni paese del mondo. E, nello stesso tempo, proiettano lo sviluppo del Nicaragua sullo scenario continentale ed internazionale.


P.s. Di questi temi parleremo a Vasto (Chieti) il prossimo 7 Luglio, alle ore 18.00, presso il Polo Bibliotecario “Mattioli”, Sala “Irma Perotti”, via Aragona 26. Per informare e discutere sul Nicaragua e il suo ruolo sullo scenario latinoamericano lontano dalle ricostruzioni farisaiche del mainstream al servizio dei soliti noti.



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