Obama visiterà il Myanmar e la Cambogia. Critiche degli attivisti

La prima visita ufficiale di Barack Obama dopo la rielezione alla presidenza degli Stati Uniti sarà in Asia: dal 17 al 20 novembre il presidente visiterà la Thailandia, la Cambogia ed il Myanmar. Le ultime due tappe hanno un’importanza storica, in quanto nessun presidente americano in carica ha mai visitato uno dei due stati.
La visita in Myanmar è un chiaro segnale. Obama incontrerà il presidente Thein Sein, il leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, al fine di incoraggiare le riforme intraprese recentemente dal paese e la transizione democratica in atto. Lo ha annunciato giovedì sera il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Obama ha deciso di non annullare la visita, nonostante i violenti scontri etnici nello stato di Rakhine tra la popolazione buddista e la minoranza buddista dei Rolingya, cui il governo non ha mai riconosciuto la cittadinanza. La situazione in alcune province occidentali è ai limiti della catastrofe umanitaria con migliaia di sfollati, che non possono trovare rifugio neanche nel vicino Bangladesh. Le organizzazioni umanitarie, in particolare Human Rights Watch, hanno criticato l'approccio del governo di Yangoon nella gestione della crisi e per questo giudicato affrettata la scelta del presidente americano. Secondo gli analisti, la visita di Obama nel Myanmar e nel sud est asiatico è un segnale forte mandato alla Cina all'inizio del suo secondo mandato. Ma Obama rischia di appoggiare le riforme intraprese in Myanmar troppo presto, con le violenze etniche che divampano nel paese.
In Cambogia Obama parteciperà a un incontro con i leader dell’Associazione delle nazioni del sudest asiatico nella capitale Phnom Penh. Il presidente ha fatto sapere che nella sua visita parlerà di molte questioni, dall’economia, alla sicurezza, ai diritti civili. L’annuncio del viaggio in Birmania e Cambogia ha sollevato molte polemiche e preoccupazioni da parte dei gruppi che si occupano della promozione dei diritti civili. Molti temono che la visita in Cambogia possa rafforzare e in un certo senso legittimare il governo autoritario del primo ministro Hun Sen, al potere da 27 anni. Sen è accusato di aver represso l’opposizione, di limitare la libertà dei cittadini e di ripetute violazioni dei diritti umani.

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