Stagnazione e drammatica perdita del potere di acquisto dei salari medio bassi inglesi

di Federico Giusti

La parte più debole, quindi più povera della classe lavoratrice inglese ha perso in 4,5 anni quasi un quinto del potere di acquisto, ossia circa 4500 sterline.

Sono dati impietosi che confermano la crisi del potere di acquisto in Inghilterra tra le mansioni esecutive, i livelli più bassi della catena produttiva.

Stagnazione prolungata, caduta dei salari, drastici tagli allo stato sociale, il tutto si va a sommare alla impennata dei prezzi dell'energia, dei generi alimentari e in generale dei generi prima necessità. I più poveri non arrivano a metà mese, non bastano i soldi guadagnati, un reddito consumato solo dall'acquisto dei generi di prima necessità, non resta molto altro e quel poco non basta sovente a pagare le bollette, le spese sanitarie. Anni di tagli a ogni genere di spesa non sono bastati a preservare i salari dalla erosione drammatica del potere di acquisto, cala la inflazione ma non il costo della vita, gli aumenti contrattuali sono del tutto insufficienti, le burocrazie sindacali sono inerti davanti a questa situazione.

Nel 2008, con un Governo di centro sinistra, avvenne il salvataggio delle banche e delle grandi imprese dopo il crollo finanziario globale dissanguando le casse pubbliche, due anni dopo la coalizione Conservatori/Liberal Democratici guidata da David Cameron ha inaugurato "l'era dell'austerità" con tagli al welfare e dinamiche salariali al ribasso, a distanza di 14 anni si vedono le devastanti conseguenze sociali di queste politiche neoliberiste.

Bassa crescita economica, alti costi dell'energia, aumento dei prezzi del cibo e degli alloggi, stagnazione dei salari, in quasi 20 anni la condizione di vita delle classi lavoratrici è decisamente peggiorata e la Brexit non si sta dimostrando vantaggiosa per i salari più bassi ma ancora più dannose sono le regole dell'austerità tra bassi salari e tagli al welfare.

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