Le proteste in Macedonia sono parte di un piano per sabotare il Turkish Stream. Lavrov


Il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, non esclude la possibilità che il peggioramento della situazione in Macedonia sia legata al supporto che le autorità del Paese balcanico hanno dimostrato alla costruzione del gasdotto russo-turco Turkish Stream e il suo rifiuto di imporre sanzioni contro la Russia.
"Non posso ancora avere un quadro definitivo degli eventi in Macedonia, ma oggettivamente la situazione si sviluppa in un contesto di rifiuto del governo di aderire alla politica di sanzioni contro la Russia, così come la volontà delle autorità macedoni di sostenere la costruzione del gasdotto Turkish Stream ", ha sottolineato Lavrov citato da RIA Novosti , nell'ambito della conferenza stampa dopo i colloqui con il suo omologo serbo, Ivica Dacic.
Il conflitto in Macedonia minaccia la stabilità politica del paese balcanico e può servire gli interessi degli Stati Uniti, ritiene il politologo Marco Gasich: "La costruzione del gasdotto può diventare un problema per gli Stati Uniti, dal momento che Washington vuole fornire gas all'Europa attraverso il Qatar, permettendo così di tagliare le forniture verso l'Unione europea in qualsiasi momento. Gli Stati Uniti non vogliono che il progetto russo li privi di quel potere. Hanno bisogno di un piano B. Quindi, se la domanda è se hanno interesse a prevenire la costruzione del gadsotto russo-turco la risposta è si", conclude l'esperto.

Sabato 9 e domencia 10 maggio, a a Kumanovo, Macedonia, ci sono stati degli scontri tra la polizia e un gruppo di uomini armati che si sono conclusi con un bilancio di 22 morti. Secondo il ministero dell’Interno si è trattato di un attacco terroristico organizzato dagli indipendentisti albanesi, un gruppo estremista di cui fanno parte ex membri dell’Esercito di liberazione del Kosovo (UCK), con l'obiettivo di "destabilizzare il paese".

Gli scontri sono venuti mentre la Macedonia è alle prese con la peggiore crisi politica dalla sua indipendenza dalla Jugoslavia nel 1991. Il governo e l'opposizione si accusano a vicenda di voler destabilizzare il paese per prendere o mantenere il potere.


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