La NATO, un’organizzazione militare che può essere usata come paravento da governi irresponsabili. Jacques Sapir


L’abbattimento di un aereo russo da parte di caccia turchi è un incidente molto grave dalle conseguenze forse inestimabili, scrive Jazques Sapir su RussEurope. L’atteggiamento tenuto fin qui dal governo turco è irresponsabile e provocatorio. Il fatto che il governo di Ankara abbia richiesto una riunione della NATO, quasi fosse il paese aggredito, rappresenta un ulteriore fattore di preoccupazione.
1. La distruzione di un caccia SU-24 russo al confine fra Siria e Turchia è un incidente molto grave.
Il governo turco afferma che l’aereo avrebbe violato le sue frontiere. In effetti, considerata la conformazione del territorio, è possibile che l’aereo abbia sorvolato una piccola striscia di territorio turco. Tuttavia il sorvolo, sempre che sia accaduto, deve essere stato breve, al massimo una decina di secondi. Ora, il governo turco sostiene che i suoi caccia avrebbero avvertito l’aereo russo del presunto sconfinamento cinque minuti prima di far fuoco (con un missile). Stando alle condizioni del terreno, questo è impossibile. Andando alla sua velocità di crociera (circa 15 km/min) un SU-24 avrebbe dovuto penetrare in territorio turco per 30-37 km. Fatto contraddetto dalla carta radar pubblicata dalle autorità turche a sostegno della loro tesi.
Carta del governo turco
C’è però un’altra possibile spiegazione. Se l’informazione contenuta nella carta fosse confermata, questo vorrebbe dire che la Turchia intendeva far valere una “no-fly zone” al di sopra della Siria senza mandato né delega delle Nazioni Unite. Gli aerei turchi avrebbero perciò fatto fuoco a partire da una posizione giuridicamente illegale.
2. ll governo russo sostiene che l’aereo non abbia mai penetrato lo spazio aereo turco. D’altra parte l’aereo si è schiantato in territorio siriano. Questo vuol dire, come minimo, che volava verso la Siria al momento in cui è stato colpito da un missile (senza dubbio un missile aria-aria lanciato da un F-16 dell’aviazione turca). Considerata l’area dello schianto, non si può escludere che l’aereo sia stato colpito mentre sorvolava il territorio siriano. Se questo fosse vero, saremmo di fronte ad un secondo atto illegale commesso dalla Turchia.
3. Da anni l’aviazione turca è nota per le sue continue violazioni dello spazio aereo della Grecia e di Cipro. Viene quindi spontaneo interrogarsi su questa improvvisa sensibilità della Turchia nella difesa delle proprie frontiere, proprio lei che fa prova di grande noncuranza quando si tratta delle frontiere altrui. All’illegalità dell’azione si aggiungerebbe quindi la spudoratezza di una potenza che considera ormai quell’area di frontiera come terra conquistata.
4. Al di là di questa situazione, l’atteggiamento del governo turco riguardo alla crisi siriana e al Daesh solleva numerose questioni
Con il pretesto di intervenire contro le forze islamiste, il governo turco bombarda in realtà i combattenti curdi che, loro sì, si battono contro il Daesh. Abbiamo avuto prova di questo atteggiamento ipocrita nel corso dell’assedio di Kobane
Il governo turco «tollera» (per usare un eufemismo) il contrabbando di petrolio che è una delle principali fonti di finanziamento del Daesh. È noto infatti che se il governo turco chiudesse le frontiere con la Siria il Daesh sarebbe rapidamente soffocato sul piano finanziario[1]. Sappiamo infine che gli aerei russi (e americani) attaccavano sistematicamente questi traffici bombardando le colonne di camion del Daesh che trasportavano il petrolio fino alla frontiera turca.
Alcuni giornalisti indipendenti che conducevano indagini sulle possibili collusioni fra l’apparato di Stato turco e il Daesh, e in particolare sul possibile traffico di armi, sono stati imprigionati o uccisi.
Quanto alla crisi dei rifugiati, di cui l’Europa è venuta a conoscenza a partire dall’estate del 2015, sembra ora assai forte il legame con la volontà del governo turco di far pressione sull’Unione Europea. La Turchia aveva peraltro ottenuto una forma di riconoscimento per il modo in cui aveva gestito questa crisi.
5. A queste condizioni, quando Vladimir Putin parla di «pugnalata alle spalle» ha perfettamente ragione. La pugnalata non concerne solo la Russia, ma l’insieme delle forze internazionali che lottano contro il Daesh. Tuttavia, se la Turchia si è potuta permettere di dare questa pugnalata, è perché fa parte della NATO e sa che la Russia non eserciterà alcuna rappresaglia militare contro di lei. Sotto questo aspetto è opportuno interrogarsi sul gioco politico condotto tanto dalla Turchia quanto dagli Stati Uniti, che pure pretendono di lottare contro il Daesh. Attendiamo di sapere con interesse quale sarà la reazione americana all’incidente, e se gli Stati Uniti eserciteranno le pressioni del caso per ricondurre all’ordine il governo di Ergodan.
6. Nonostante tutto, le relazioni economiche fra Russia e Turchia sono molto strette: dal gasdotto che collega Russia e Turchia attraverso il Mar Nero alle numerose imprese turche che lavorano in Russia, passando per i numerosi turisti russi che trascorrono le loro vacanze in Turchia. Considerato ciò, non possiamo non interrogarci sull’atteggiamento del governo turco. Crede di potersi permettere qualsiasi cosa, perché protetto dalla Nato e al contempo protetto dai suoi molteplici interessi economici con la Russia? O forse ci troviamo di fronte ad una lotta fra clan della grande borghesia turca, nel corso della quale il clan affiliato a Erdogan sta regolando i suoi conti con fazioni rivali che potrebbero essere legate ai commerci con la Russia? Oppure Erdogan, che nonostante le recenti elezioni è politicamente debole, ha deciso di giocarsi la carta del nazionalismo risvegliando l’antica rivalità fra Russia e Turchia?
7. Si può comunque trarre una lezione da questi fatti. Più che mai, il governo francese deve prendere le distanze tanto dalla Turchia quanto dalla NATO, un’organizzazione militare che – come ben si vede in questi giorni – può essere usata come paravento da governi irresponsabili.

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARTINO LAURENTI

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