Sindaci africani per salvare il Sud? Sulla boutade del vate liberal Saviano



di Omar Minniti


"Dopo Miss Italia aver un Papa nero?", cantavano diversi anni fa i Pitura Freska, band veneziana, dopo l'incoronazione di Denny Mendez. La loro profezia non si è avverata e dopo il polacco Wojtyla sono venuti un tedesco ed un italo-argentino. Sarà per la prossima volta.



Ora, per alcuni, i tempi sono maturi per avere tanti primi cittadini neri. "Sogno sindaci africani per salvare il mio Sud martoriato". La dichiarazione è stata pronunciata esattamente un anno fa della primadonna dell'antimafia da salotto televisivo, del vate del politicamente corretto liberal Roberto Saviano. Troppo corrotti e collusi con i clan gli amministratori meridionali. Ci vogliono i fratelli migranti al comando! Se a gestire la cosa pubblica è il profugo o il rifugiato, non c'è scampo per 'Ndrangheta, Mafia, Sacra Corona Unita e Camorra. Niente più Casalesi e nessuna necessità di vivere sotto scorta per anni, a spese dei contribuenti.


Meravigliosamente multiculturale il sogno di Saviano. Peccato che si scontri con la realtà. Avere politici africani al comando sa molto di melting pot newyorchese, ma non è detto che cambi le sorti delle popolazioni del nostro Sud. Anche perché, a quanto pare, questi fratelli neri non vengono da veri e propri paradisi della lotta al malaffare. Anzi, i loro paesi di provenienza sono proprio quelli con la classe dirigente più corrotta, famelica e pappona al mondo, che nuota nelle ricchezze mentre i popoli fanno la fame e vivono nella povertà assoluta. A dirlo non sono fonti neofasciste, rossobrune o populiste, ma l'insospettabile organo dei padri comboniani "Nigrizia", che pubblica le statistiche di Transparency International per il 2016. Quelle per lo scorso anno verranno rese note tra pochi giorni. “In molti paesi la popolazione non riesce a soddisfare i suoi bisogni più elementari, mentre i potenti e i corrotti conducono uno stile di vita sontuoso restando impuniti”. Nessun paese africano si salva, dati alla mano. Tutta colpa dei retaggi del colonialismo bianco?


Forse non verranno da paesi esempi di buona amministrazione, ma gli africani che Saviano vorrebbe sindaci magari possono dare un nuovo impulso alla battaglia per la difesa dei valori progressisti, della laicità e dei diritti civili. Certamente... L'Africa è il più omofobo e misogino dei continenti. Leggi contro gli omosessuali sono vigenti nella maggioranza dei paesi ed in alcuni di questi sono previste detenzioni e lavori forzati superiori ai 20 anni, l'ergastolo e perfino la pena di morte. E non si tratta solo di nazioni islamiche, ma anche con popolazione prevalentemente cristiana o animista.


Anche sul provato Dna anticlan dei sindaci di colore sognati da Saviano ci sarebbe qualcosa da ridire. Secondo i dati forniti dalla Direzione Nazionale Antimafia e pubblicati dal Fatto Quotidiano, in Italia ogni quattro indagati per 416 bis, almeno uno è straniero. Non stiamo parlando di piccoli spacciatori e ladruncoli, ma di reati associativi. Tra l’1 luglio del 2015 e il 30 giugno del 2016, sono stati 1.555 gli italiani accusati di associazione mafiosa. Gli stranieri ai quali è stato contestato lo stesso reato sono stati, invece, 570. Tra questi spiccano soprattutto i nigeriani con la loro famigerata Black Axe, particolarmente attivi nello sfruttamento dei corpi delle loro connazionali, tramite la prostituzione, in connubio con i clan malavitosi italiani.


A proposito, sindaci di colore in Italia ci sono già stati. La prima è stata addirittura una donna. Eletta dalla Lega Nord allora guidata da Bossi, nel comune di Viggiù. Ed è nero - un nigeriano - anche il responsabile immigrazione e sicurezza del partito xenofobo di Salvini. Perché non avere la pelle bianca e venire dall'Africa non significa automaticamente - come pensano Saviano e i migrantisti - essere di sinistra e liberale, lottare contro il patriarcato, usare gli asterischi e destreggiarsi bene tra le varie identità della galassia Lgbtq. Né, come abbiamo visto, essere pronto ad immolarsi contro "Gomorra" in nome della legalità e della trasparenza.

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