Neo-capitalismo. Quello che la finta sinistra liberista ha compreso bene (e quella marxista ancora ignora)


Una delle fondamentali caratteristiche del neocapitalismo, ignorata dalla sinistra socialista e marxista ma perfettamente compresa dalla finta sinistra liberista e opportunista, è che i poveri e gli oppressi non sono più la maggioranza.


Il sistema liberista fa anzi molta attenzione a mantenerne il numero al di sotto del 50%, preferibilmente fra il 30 e il 40%. In cambio, li sfrutta brutalmente, sia per permettere alla piccola casta dei milionari e dei loro servi e cani da guardia di vivere nel lusso, sia per creare un ampio cuscinetto di cittadini non necessariamente benestanti ma disperatamente aggrappati ai propri pochi privilegi. Un po' la situazione dell'antica Roma, in cui milioni di schiavi rendevano possibile la smodata ricchezza dei patrizi ma anche il relativo benessere della plebe, più numerosa degli schiavi e dunque in grado di reprimerli con relativa facilità, magari solo per poter continuare a sentirsi più fortunata di loro.


Non sarà dunque facile far prendere coscienza alla gente, farle capire che, a differenza di millenni o secoli fa, il progresso scientifico e tecnologico oggi consentirebbe a tutti di vivere bene e in modo sostenibile, a patto però che vengano stroncati gli eccessi e gli sprechi di chi si crede superiore agli altri e meritevole di avere e consumare troppo. Lo stesso bisogna provarci. Non solo per un senso di giustizia; anche perché l’attuale sviluppo non può continuare, neppure se il numero dei privilegiati diminuisse. Meglio cominciare subito a lottare per l’eguaglianza economica, imprescindibile presupposto di una società capace di sostituire la competizione e l’avidità con l’armonia e la solidarietà.


Francesco Erspamer, professore all'Harvard University. Post Facebook del 9 gennaio 2011

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