Modello tedesco? Senza governo e appeso al Congresso del SPD di domenica il futuro della Germania

Sembra ieri che i principali giornali italiani accoglievano con gioia l’avvento del quarto governo consecutivo di Angela Merkel e l’imminente tempesta di rigore europeista che si sarebbe scagliata contro il popolaccio infame e populista che proprio non ne vuole sapere di prendere con filosofia la deflazione salariale e la disoccupazione strutturale. In effetti, è solo di una settimana fa che stiamo parlando, ma le cose erano già abbastanza chiare per chi non si lascia suggestionare dai titoli dei giornaloni.

Domani andrà in scena un capitolo fondamentale di quel grottesco romanzo che è diventato la formazione del nuovo governo tedesco.



Questa domenica Bonn tornerà a essere il centro della politica tedesca. Domani, la piccola città sulle rive del Reno che fu capitale durante la divisione della Germania e di Berlino sarà il luogo dove avrà luogo il congresso dei socialdemocratici della SPD che deciderà se andare avanti nei colloqui per formare la Grosse Koalition (GroKo) con la CDU/CSU di Angela Merkel e quindi impegnarsi a mettere nero sul bianco l’accordo programmatico dettagliato che dovrà essere sottoposto al voto referendario degli iscritti alla SPD. Tutto questo solo per consegnare ad Angela Merkel il quarto mandato consecutivo alla guida della Germania.

Per Martin Schulz – leader dei socialdemocratici – trovarsi in questa situazione è molto imbarazzante. La sera del 24 settembre si affrettò a dichiarare che il posto del partito sarebbe stato quello dell’opposizione, la scelta più logica dopo aver condotto la SPD al peggior risultato di sempre dopo anni di accordi di coalizione con la CDU/CSU di Angela Merkel, accordi per lo più al ribasso che hanno allontanato gran parte dell’elettorato socialdemocratico spingendolo tra le braccia dei partiti più estremi sia di sinistra che di destra. Dedicarsi all’opposizione sarebbe stata quindi la scelta giusta, sia per il partito che per i tedeschi di quello schieramento politico.

Le cose però sono andate male. Il leader dei liberali della FDP, Christian Lidner, ha deciso di rovesciare il tavolo della Jamaika Koalition (JaKo) e il presidente Frank-Walter Steinmeier ha dovuto tirare per la giacchetta Martin Schulz e condurlo al tavolo della trattativa con Angela Merkel in nome dell’interesse nazionale della Germania e dell’Unione Europea – interessi che nel caso tedesco coincidono perfettamente. Quindi eccoci qui, con 600 delegati della SPD che devono decidere se dare inizio al negoziato formale per la GroKo 3.0 o rovesciare anch’essi il tavolo come hanno fatto i liberali, lasciando Angela Merkel col cerino in mano e Martin Schulz con il cappio al collo.

Non è facile prevedere cosa decideranno i 600 delegati della SPD, in larga parte politici locali nominati nei distretti territoriali dei vari Länder. Fonti del Financial Times hanno rivelato che la delegazione del Renania Settentrionale-Vestfalia – quella più numerosa – è divisa a metà, altre delegazioni importanti come quella della Bassa Sassonia e dell’Assia sono per lo più favorevoli al proseguimento dei colloqui, mentre quelle di Berlino e della Sassonia-Anhalt sembrano essere nettamente contrarie.

Tutti andranno a votare dopo aver visto la SPD crollare nei sondaggi, dato che può essere visto come un deterrente per l’opzione di mandare a monte la GroKo e andare a elezioni per paura di perdere ulteriormente, ma anche come una spinta a fare esattamente l’opposto per andare a elezioni con un nuovo leader e con lo scalpo della Merkel in mano. Una via di mezzo invece potrebbe essere quella di accettare il proseguimento del negoziato ma in versione “soft”, puntando a una GroKo con pochi obiettivi e un appoggio al governo Merkel limitato a 2 anni, una possibilità molto realistica se il negoziato andrà avanti. La principale responsabile di questo stallo però è Angela Merkel visto che sia i liberali della FDP per la JaKo da una parte che la SPD per la GroKo 3.0 dall’altra non avrebbero problemi a formare un governo con la CDU/CSU senza quell’Angela Merkel che ormai sembra inamovibile e indispensabile.

La sensazione è che in Germania siamo alla fine di un’era politica, anche se questa fine potrebbe essere trascinata ancora per qualche anno come stiamo facendo anche in Italia. Per Martin Schulz lo scenario peggiore sarebbe quello di vedersi accettare il nulla osta per portare avanti il negoziato ufficiale per la GroKo al congresso di domani per poi vedersi respingere la proposta finale nel referendum tra gli iscritti che ci sarà a febbraio. Uno scenario che metterebbe fortemente in crisi anche la figura di Angela Merkel, che diventerebbe il principale ostacolo alla formazione del nuovo governo sia in caso di elezioni che nel caso si voglia raggiungere un’altra soluzione senza tornare alle urne. La Bundeskanzlerin comunque non sembra preoccupata, se ne va a Parigi a incontrare Macron a progettare riforme della Ue e dell’Eurozona come se la Commissione a Bruxelles e gli altri paesi membri (in primis il nostro) non contassero niente.

Per domani ci si aspetta una vittoria con circa il 60% dei delegati SPD favorevoli al negoziato formale con la CDU/CSU e in quel caso analizzeremo nel dettaglio le proposte tedesche per la riforma dell’Unione Europea che saranno presenti nel documento finale (si parla di cambiare la contribuzione al budget dell'eurozona, rivedere i meccanismi del fondo salva stati e inserire regole europee comuni di tassazione minima alle imprese, insieme ad altre misure anti-dumping. Riforme ambiziose). Tuttavia, l’esito del congresso resta molto incerto. Se la proposta invece sarà respinta, lo scenario si farà da subito molto più interessante…

Federico Bosco

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