GroKo ancora in alto mare. Tramonta definitivamente il "modello" tedesco


Sono tempi duri in Germania: dopo il fallito tentativo di intimidire gli Stati Uniti e la raccapricciante figura da nazisti venuta fuori a ridosso del Giorno della Memoria, continua la lunga storia che dovrebbe portare il gioiello d’Europa a guidare tutto il continente verso un luminoso futuro. Nella speranza sempre che questo futuro non sia una guerra contro la Russia o addirittura contro gli Stati Uniti.


I negoziati ufficiali per formare la Grande Coalizione (GroKo) sono iniziati male, molto male. Dopo 11 ore di chiacchiere finite alle 2 del mattino i negoziatori sono tornati a casa senza risultati, divisi soprattutto sull’accoglienza e la gestione dei migranti. La SPD vuole rinegoziare gli accordi di massima raggiunti durante i colloqui preliminari, quelli del pre-accordo che i mass media hanno sempre presentato come definitivo ma che di definitivo non ha mai avuto proprio niente. Nell’intesa preliminare era prevista l’accoglienza in Germania di un numero limitato di familiari dei rifugiati (moltissimi siriani). La linea della CDU/CSU era uscita vincente, stabilendo un limite d’accoglienza di circa 200.000 rifugiati l’anno e 1.000 ricongiungimenti familiari al mese, ma adesso la SPD vuole rinegoziare questi numeri e raggiungere un quadro normativo più vantaggioso per i migranti.


La questione dei rifugiati è determinante per la Germania, i numeri sono impressionanti. Sono quasi 1,2 milioni le persone che hanno fatto richiesta di asilo in negli ultimi 2 anni. Lo sforzo del paese è stato grande, compreso quello di dover affrontare un'ondata di crimini commessi da rifugiati e tra rifugiati (sciiti, sunniti ecc...), conflitti tra autoctoni e immigrati e crescita esponenziale di un partito controverso come AfD e dei gruppi dell’estrema destra extra-parlamentare, compresi quelli neonazisti.





Un’altra causa di attrito tra le parti è la sanità. La SPD chiede passi concreti per modificare quello che considera un sistema diviso in due classi visto che permette alle persone con redditi alti di svincolarsi dalla sanità pubblica in favore di quella privata. Poi c’è la questione degli incarichi di governo, un problema interno alla SPD che avrà un peso determinante nel referendum tra gli iscritti necessario all’approvazione della GroKo. La sinistra del partito non vuole che Martin Schulz assuma un incarico di governo diventando ministro (lui sembra volere il Ministero delle Finanze), presumibilmente per evitare un coinvolgimento diretto nel governo e far sì che il sostegno alla Merkel possa essere rapidamente tolto, una GroKo leggera con l’opzione di mandare tutto a monte sempre sul tavolo.


La situazione tedesca è quindi ancora tutta da definire. Se la GroKo dovesse fallire, ci saranno nuove elezioni. Sarebbe insostenibile per la Germania andare avanti con un governo zoppo mentre a Ovest del Reno spadroneggia Emmanuel Macron. Se il risultato delle elezioni dovesse presentare un parlamento simile a questo, si potrebbe riprovare a formare una Jamaika Koalition (JaKo) perché a quel punto Angela Merkel potrebbe essere rimossa dall’equazione. La FDP ha già espresso la volontà di allearsi con la CDU/CSU senza Angela Merkel a fare da Cancelliera, i Grunen invece erano già d’accorso in precedenza e adesso hanno anche cambiato la leadership in favore dell’ala più centrista, quindi disponibile ai compromessi necessari a formare un governo.


Ma ci vorrà ancora tempo prima di saperlo, mettere nero su bianco l’accordo definitivo della GroKo da sottoporre al voto dei 440.000 iscritti della SPD è un lavoro ancora molto lungo e faticoso. L’unica certezza è che il prossimo governo tedesco entrerà in carica già logorato da mesi e mesi di negoziati, frizioni interne e programmi modificati ripetutamente decine di volte.


Federico Bosco

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