"Fronte" o "raduno" poco importa: l'inesorabile declino di Marine Le Pen

La settimana scorsa il Front National ha cambiato nome chiudendo il cerchio di quel percorso cominciato nel 2011 da Marine Le Pen con l’intento di “dediabolizzare” l’immagine del partito dell’estrema destra francese e renderlo appetibile a un elettorato più ampio. La decisione si propone di essere l’ultimo passo del passato e il primo passo verso un futuro in cui il fronte sarà un partito di governo.


Le cose però già non stavano andando bene prima e questa mossa non le farà certo andare meglio adesso.




Spesso qui in Italia abbiamo considerato il FN un partito ben strutturato e organizzato, difficilmente avremmo immaginato che un giorno sarebbe stato Matteo Salvini a guardare dall’alto verso il basso la posizione di Marine Le Pen, padrona di quella che sembrava essere l’estrema destra più organizzata d’Europa. Invece, il modo in cui Marine Le Pen ha gestito gli eventi dai turni delle elezioni presidenziali e legislative del 2017 fino a questo congresso ci ha dimostrato una realtà diversa. Tanto per cominciare, il nuovo nome non è nuovo: questo “Rassemblement National” ricorda in maniera imbarazzante il “Rassemblement National Populaire”, formazione politica del 1941 che si schierò con il regime collaborazionista di Vichy e la Germania nazista. Non è esattamente il nome ideale verso quella “dediabolizzazione” del partito tanto cercata da Marine.

Nel suo discorso Marine non ha ammorbidito la linea sui principali temi tipici dell’estrema destra, né presentato letture alternative per tracciare il nuovo corso. Inoltre, come se tutto questo non bastasse, ha concesso il suo palco a Steve Bannon che in un profluvio di bandiere a stelle e strisce ha tenuto il suo discorso. Bannon è un personaggio che dopo essere stato allontanato anche da Donald Trump non è certo presentabile come l’intellettuale più adatto ad allargare il consenso verso un elettorato di destra più ampio di quello dell’estremismo. Se i leader del “Fronte Nazionale” diventato “Raduno Nazionale” pensano che basta cambiare nome per allargare la propria base non andranno lontano, non basta l’espulsione del padre nobile a ripulire quello che loro stessi considerano sporco, è un controsenso che l’opinione pubblica francese percepisce e punisce. Il congresso ha anche celebrato la terza elezione di Marine Le Pen alla testa del partito, una consultazione farsa che l’ha vista trionfare con il 100% dei voti in quanto unica candidata. Troppo ridicolo per essere commentato.

Il Front National (almeno per oggi lo chiamerò ancora così) non si è ancora ripreso dalla sconfitta elettorale delle presidenziali dell’estate scorsa, una sconfitta che poteva essere anche considerata “vincente” se durante il confronto con Emmanuel Macron tra il primo e il secondo turno non fosse emersa tutta l’inadeguatezza di Marine Le Pen, che in quella fase abbandonò la sua posizione nettamente contraria alla moneta unica svuotando completamente di significato tutta la spinta rivoluzionaria contro la dittatura monetaria di Bruxelles che un partito radicale come il suo stava rappresentando per molti francesi. In quelle tre ore di dibattito Marine distrusse tutto il lavoro fatto in precedenza, affossando per sempre le sue ambizioni per l’Eliseo.

Probabilmente questo congresso più che il primo passo verso un luminoso futuro e l’inizio di una fase di transizione dagli esiti incerti verso obiettivi ancora da definire. Rimossa la posizione contro l’euro sono in molti a pensare che l’astro nascente dell’estrema destra francese possa essere la giovane conservatrice e tradizionalista Marion Maréchal Le Pen, la bella nipote di Marine che dopo le presidenziali ha abbandonato la politica attiva per lavorare nel settore privato senza mettersi di traverso alla zia, che a quanto abbiamo visto sa rovinarsi benissimo da sola. Marion attende, ha fondato una scuola politica per formare una nuova classe dirigente e culturale di destra che vada oltre gli schemi del passato e lascia che il tempo faccia il suo corso. In futuro sentiremo ancora parlare di Marion Maréchal Le Pen, ma per adesso il Front National, ora Rassemblement National, di Marine Le Pen al netto delle chiacchiere sulla “dediabolizzazione” si dedicherà a obiettivi molto più semplici: conquistare seggi alle elezioni europee del 2019 e alle comunali del 2020 cercando di sopravvivere.

Nel 2017 non capivamo bene perché Macron avesse avuto tanto successo, ma adesso che abbiamo visto meglio di che pasta erano fatti i suoi avversari è diventato tutto più chiaro

Federico Bosco

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