Krymskij most, con l'integrità territoriale tra Russia e Crimea, il regime Kiev intensifica i bombardamenti sul Donbass



L’Atlantic Council riporta la notizia che l’Ucraina sta ripensando la strategia del conflitto nel Donbass. L’esercito adesso è al comando delle operazioni di terra. Il lancio dell’operazione forze congiunte (JFO) rimpiazza quella dell’operazione anti-terrorismo degli ultimi quattro anni (ATO) e segna l’inizio di un’azione più assertiva. Petro Poroshenko pensa che il nuovo approccio coordinerà meglio le forze sul campo e nel lungo periodo consentirà all’Ucraina di riconquistare l’integrità territoriale. Di sicuro, la mossa dimostra che Poroshenko non ha intensione di mollare la presa sul Donbass.


La JFO copre un’area che va dalla regioni di Donetsk a Lugansk fino alle coste del mare di Azov, i primi obiettivi sono “stabilizzare la situazione” e “porre fine agli attacchi impuniti e alle vittime”, l’obiettivo finale è liberare tutti i territori considerati occupati. La cosa più importante però è che la JFO è stata istituita con una legge che ridefinisce la politica di sicurezza nazionale ucraina nei confronti del Donbass, definendo il conflitto in Ucraina orientale come “aggressione russa armata” e i territori fuori controllo come “temporaneamente occupati”. Quindi, anche se la legge non riconosce ufficialmente di stare in guerra con la Russia, poco ci manca visto che intanto si riconosce che l’Ucraina sta combattendo contro truppe regolari russe e mercenari appoggiati dal Cremlino. Prima si parlava di separatisti locali bollati come terroristi, non si dichiarava esplicitamente combattere contro milizie russe che agiscono per conto del governo russo.


Nel frattempo, nello Stretto di Kerch – il tratto di mare che divide Russia e Crimea – è andata in scena una parata tanto divertente da vedere quanto importante sul piano geopolitico. Una colonna di camion guidata da Vladimir Putin in persona ha inaugurato il nuovo Krymskij most, lo splendido ponte che unisce fisicamente l’Oblast della Crimea al resto della Federazione Russa e di conseguenza taglia fuori dal Mar Nero un bel pezzo di Ucraina. Il ponte è stato inaugurato con mesi di anticipo rispetto alla tabella di marcia, nonostante i costi e le difficoltà di questa impresa ingegneristica. L’opera sancise l’integrità territoriale della Russia con la Crimea rendendo molto più difficile immaginare un ricongiungimento della Crimea all’Ucraina, e visto la postura più aggressiva e guerrafondaia assunta da Kiev e facile immaginare che molto presto il conflitto Russia-Ucraina dovrebbe tornare a infiammarsi e a riempire le prime pagine dei giornali. Tutto questo in vista dei mondiali di calcio del 2018.


Lo sport è da sempre uno principali strumenti di soft power delle grandi potenze, e la Russia non fa eccezione; allo stesso tempo però questi grandi eventi sono anche l’occasione ideale di chi vuole screditare Mosca agli occhi del mondo. Il Cremlino punta molto su questo evento, ma le insidie sono tante. Potremmo ritrovarci a guardare i mondiali di calcio durante una escalation del conflitto nel Donbass mentre i mass media si scatenano in accuse pesantissime alla Russia. Vedremo se sarà così, per adesso possiamo solo aspettare il fischio d’inizio, sapendo che per una strana ironia del destino la prima partita della Russia sarà con l’Arabia Saudita...


Federico Bosco

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