Cade la maschera. Mattarella ha chiarito al servizio di chi siano i “servitori dello Stato”

di Fabrizio Poggi

<La repubblica borghese più democratica, non è mai stata e non poteva esser altro che una macchina per l'oppressione dei lavoratori da parte del capitale, uno strumento di potere politico del capitale, della dittatura della borghesia. La repubblica borghese democratica prometteva il potere alla maggioranza, lo proclamava, ma non ha mai potuto realizzarlo, finché è esistita la proprietà privata della terra e degli altri strumenti di produzione. La “libertà” nella repubblica borghese democratica era di fatto la libertà per i ricchi... Chi, leggendo Marx, non ha capito che nella società capitalistica, in ogni momento grave, in ogni serio conflitto tra le classi è possibile soltanto o la dittatura della borghesia o la dittatura del proletariato, non ha capito nulla né della dottrina economica, né della dottrina politica di Marx>.(Lenin - La Terza Internazionale e il suo posto nella storia; maggio 1919)

L'interesse di mercati, investitori, aziende, profitti: ecco a chi si è rivolto ieri Sergio Mattarella nell'annunciare il suo no alla nomina del Ministro dell'economia. La borsa, lo spread, i risparmi delle imprese, i mutui e finanziamenti per le aziende: ecco i problemi che gli stanno a cuore. Non una parola su operai, lavoratori, disoccupati, pensionati ridotti in povertà. Mattarella ha detto in modo chiaro al servizio di chi siano i “servitori dello Stato”: monopoli, banche, grande finanza italiana e straniera, istituzioni extranazionali.

La “sovranità al popolo”, la “volontà popolare”, sempre finzioni nel quadro della “democrazia” borghese, sono ora abolite anche ufficialmente, a vantaggio del “libero mercato” e sono rimesse di fatto e senza giri di parole nelle mani delle banche e di Bruxelles.

Quando Mattarella si preoccupa di “chi ha investito nelle aziende”, ha forse in mente gli operai licenziati a decine di migliaia, i pensionati, gli studenti schiavizzati dalla “Buona scuola”? Quando parla di “nuovi interventi sociali”, ha forse in mente i modelli della Legge Fornero, del Jobs Act, della “alternanza scuola-lavoro”, così fruttuosi per i monopoli italiani ed europei?

Una ipotesi di governo con un programma che confermava, di fatto, vincoli UE e politiche antioperaie dei precedenti governi di centrodestra e centrosinistra, era comunque vista come un pericolo per Bruxelles. E Mattarella ha obbedito al diktat del capitale finanziario, italiano ed europeo; ha risposto alle necessità del nuovo polo imperialista europeo.

Quando lo scontro di classe si acuisce, allora i “custodi del diritto” lasciano da parte ogni scrupolo formale e mettono apertamente in mostra la reale natura dello Stato: una macchina per l'oppressione di una classe da parte di un'altra. E allora cade ogni fronzolo chiesistico sullo Stato interclassista o sullo Stato quale entità al di sopra delle classi, con cui si riempiono la bocca riformisti e socialdemocristiani di vecchio e nuovo conio.

<La libertà, se non risponde agli interessi della liberazione del lavoro dall'oppressione del capitale, è un inganno... Voi avete dimenticato una minuzia, signori civilizzati. Avete dimenticato che la vostra libertà è scritta in una costituzione che sancisce la proprietà privata>. (Lenin - Primo Congresso per l'educazione extrascolastica; maggio 1919)

Nel suo discorso chiaro e senza sotterfugi, Mattarella ha impartito, a modo suo, alla maniera liberal-borghese, lezioni di leninismo a socialdemocristiani e socialfascisti. Ha proclamato “per legge” il carattere di classe di questo Stato, la sua natura di macchina per perpetuare il giogo del capitale sul lavoro salariato e sulle masse impoverite da tutti gli “interventi sociali” degli ultimi trent'anni; uno Stato divenuto oggi strumento per imporre ai lavoratori anche i voleri della finanza internazionale.

I comunisti faranno tesoro di questa lezione di leninismo trasmessa a reti unificate?

<Il capitalismo in generale e l'imperialismo in particolare trasformano la democrazia in un'illusione... Non si possono abbattere il capitalismo e l'imperialismo con alcune trasformazioni, fossero anche le più “idealmente” democratiche, ma solo con una rivoluzione economica... E' impossibile vincere il capitalismo, senza prendere le banche, senza eliminare la proprietà privata sui mezzi di produzione... Il socialismo porta all'estinzione di ogni Stato, conseguentemente, anche di ogni democrazia; ma il socialismo non è realizzabile in altro modo che attraverso la dittatura del proletariato, che unisce la violenza contro la borghesia, cioè la minoranza della popolazione, con il pieno sviluppo della democrazia, vale a dire la partecipazione, effettivamente paritaria ed effettivamente universale di tutta la massa della popolazione a tutti gli affari statali e a tutte le complesse questioni della liquidazione del capitalismo>. (Lenin - Risposta a P. Kievskij [Ju. Pjatakov]; settembre 1916)

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