DPUK, evento eccellente di cui sono stato oratore. Il ritratto di tre suoi protagonisti


di Michele Metta

Ho avuto il privilegio d’essere tra gli oratori dell’edizione 2019 del Seminario annuale tenuto da “Dealey Plaza United Kingdom”, il maggiore evento europeo riguardante l’assassino di John Kennedy, che da sempre invita i migliori esperti mondiali sul caso.

È stata anche una occasione per conoscere da vicino tre persone che incarnano il perno di questo evento: Bart Kamp, Stuart Galloway, e Pete Mellor. Ho senz’altro ritenuto opportuno farli conoscere anche al pubblico italiano, intervistandoli in questo mio articolo.

Bart non è solo organizzatore di DPUK, ma lui stesso un ricercatore. Con entusiasmo, mi racconta di come l’agguato di Dallas contro JFK lo avesse scosso fin da bambino. Divenuto adulto e fotografo, e dopo aver letto decine e decine di libri sull’argomento, aveva per questo deciso di mettere a disposizione le sue capacità professionali esaminando con l’attenzione dovuta ogni foto e filmato di quel fatidico giorno. Questo, fino ad accorgersi in particolare di una immagine, la quale – afferma – ritrae Oswald fuori dall’edificio, sulle scale d’ingresso dello stesso, e proprio al momento degli spari. Se ciò è vero – esclama con fervore – abbiamo la prova regina che Oswald è stato quel che ha sempre sostenuto di essere fin dal primo momento del suo arresto: solo un capro espiatorio. Con orgoglio, mi sottolinea che tali suoi studi hanno ottenuto apprezzamento e riconoscimenti, invitando infine a visitare il suo accurato sito internet, il quale è http://www.prayer-man.com.

Anche Stuart è un organizzatore di DPUK. Mi racconta di come nel 1963 avesse 18 anni, e di aver appreso dalla radio che Kennedy era stato vittima di un attentato. Prosegue con il ricordo oltremodo commosso di come, il successivo 25 novembre, avesse visto un viavai di gente senza fine dalla chiesa cattolica della sua città, tutti in preghiera a commemorare il purtroppo ormai defunto Presidente. Un gesto che lo aveva spinto a domandarsi il perché vero di quell’assassinio. Anche lui, quindi, come Bart, aveva iniziato a leggere libri su libri, in primis quello del grande amico e collaboratore di JFK, Schlesinger, interessandosi poi molto al lavoro investigativo svolto da Jim Garrison, il Procuratore di New Orleans che aveva con sagacia riaperto il caso, ed il quale, attraverso documenti esclusivi da me trovati, è anche al centro del mio libro: CMC. La centrale occulta di CIA e Mossad in Italia e l’assassinio di John Kennedy. Approdare nel 2003 ad occuparsi di DPUK, è stato per Stuart il naturale frutto di tutto questo.

Pete, infine, parte dalla celeberrima Crisi dei missili cubana, quando il Mondo è stato sulla terribile soglia di una Terza Guerra Mondiale per via degli ordigni nucleari russi ospitati da Castro sulla propria isola. Pete aveva solo 10 anni. L’abilità con la quale JFK aveva compiuto il miracolo di risolvere per via diplomatica questo tremendo momento storico, lo aveva spinto a istintivamente riservare a JFK un posto speciale nel suo cuore di bimbo, e quando l’anno successivo aveva appreso della sua morte, la cosa lo aveva toccato fino dentro alle ossa. Anche per lui, la visione del film di Oliver Stone è stata fondamentale per capire cosa davvero fosse successo al Presidente. Non aveva quindi esitato a recarsi a Dallas nel 2003, per approfondire le sue conoscenze, infine divenendo lui pure un membro di DPUK tra i più appassionati, scrivendo articoli per Dealey Plaza Echo, la rivista costola dell’evento. È attualmente impegnato nell’esame dei complotti contro JFK che precedettero Dallas, – Los Angeles, Knoxville, Miami, Tampa, San Antonio – e che, inquietantemente e significativamente, sono vere e proprie fotocopie di quanto poi avvenuto il 22 novembre del 1963.

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