Solo una sinistra di classe non allineata all'establishment può sconfiggere Boris Johnson



Morning Star

È arrivata la calamità tanto attesa: Boris Johnson è stato scelto come Primo Ministro britannico.

Nel suo discorso di vittoria, Johnson ha definito tre priorità: “realizzare la Brexit, unire il paese e sconfiggere Jeremy Corbyn".

Sull'importanza vitale dell'ultimo punto, i primi ministri in entrata e in uscita sono in completo accordo: congratulandosi con il suo ex ministro degli Esteri, Theresa May ha twittato che poteva contare sul suo sostegno per "tenere fuori Jeremy Corbyn".

L'Establishment britannico rimane terrorizzato da un governo guidato da Corbyn e la poca unità rimasta viene invocata per cercare di esorcizzare questo spettro.

Il partito Tory ha assegnato questo lavoro a Johnson. Sarà un avversario pericoloso.

Johnson è chiaramente un personaggio ripugnante e alcune sue caratteristiche come disonestà, sconsiderata assunzione di rischi ed egotismo lo renderanno un terribile primo ministro.

Ma il movimento operaio ha il dovere di valutare i rischi politici basati sulla politica di classe piuttosto che sulle personalità.

May è stata l'autrice di “Go Home o Face Arrest Vans” sotto l'amministrazione conservattrice-liberaldemocratica del 2010-15 e come primo ministro ha presieduto allo scandalo Windrush che ha visto deportare e negare le cure mediche ai cittadini britannici neri.

David Cameron ha evocato le immagini di uno "sciame" di migranti - in realtà rifugiati in fuga da guerre che il suo governo ha contribuito a innescare, come con il suo attacco catastrofico in Libia. Johnson non è il primo PM con un problema di razzismo.

Laddove la sua incoronazione rappresenta un rischio e presenta un'opportunità alla sinistra, si apre una breccia nel mainstream dell’establishment.

La Gran Bretagna rimane impantanata in una delle crisi politiche più gravi della sua storia. La classe dirigente ha in gran parte perso la sua legittimità e le istituzioni governative sono profondamente disprezzate.

Un voto popolare per lasciare l'UE ha sconvolto decenni di consenso a Westminster e ha generato ciò che potrebbe ancora rivelarsi una crisi terminale per un Partito Tory la cui appartenenza è gung-ho per una politica che i suoi grandi finanziatori, produttori di combustibili fossili e pagatori di hedge fund considerano una follia.

La crisi si estende ben oltre i nostri confini. Deriva dall'attuale assetto economico di peggioramento dei posti di lavoro e degli standard di vita, dalla crescente povertà e disoccupazione e dall'incapacità di affrontare i problemi sistemici.

Lo vediamo nella brutale guerra di Matteo Salvini ai rifugiati nel Mediterraneo e nella selvaggia repressione di Emmanuel Macron delle proteste di massa dei "gilets jaunes" in Francia.

Ma il playbook di Johnson è quello statunitense e, come Donald Trump, intende mobilitare l'intolleranza e la paura come armi contro un risorgente socialismo - che a differenza della destra - potrebbe effettivamente risolvere la crisi nell'interesse della gente comune.

Dobbiamo solo guardare le folle statunitensi che eslamano: “Rimandala indietro" a proposito di una deputata nera del Minnesota per vedere quanto spaventoso potrebbe essere il futuro che Johnson rappresenterà.

Allo stesso tempo, uno dei punti di forza della sinistra guidata da Corbyn è stata la sua capacità di parlare a parti del paese che i politici hanno da tempo ignorato, offrendo un nuovo spettacolo dei raduni di massa del Partito Laburista anche nelle vecchie roccaforti dei Tory come Canterbury o la Cornovaglia.

Johnson rappresenta una minaccia particolare per le comunità nere e musulmane e la sinistra deve attingere alla forza di queste comunità nella costruzione di una controffensiva radicata a livello locale.

Johnson incarna il disprezzo dell'alta borghesia per i lavoratori e la sinistra può, se sta con e per i lavoratori, dimostrare di avere le risposte che lui non ha.

Per fare ciò dobbiamo costruire un movimento di sinistra di lotta che offra chiaramente cambiamenti radicali e faccia appello agli arrabbiati, alle vittime del sistema e ai più bisognosi.

Se cadiamo nella trappola dell'alleanza con l'ala "status quo" dell'Establishment per paura che Johnson peggiori le cose, scaveremo le nostre tombe politiche.

(Traduzione de l'AntiDiplomatico)

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