Ue, l’accordo all’anno zero L’accordo raggiunto dall’Eurogruppo il 9 aprile scorso sugli interventi europei per fronteggiare la pandemia e le sue gravissime conseguenze economiche è insufficiente, prefigura strumenti inadatti e segna una continuità preoccupante con le scelte politiche che hanno fatto dell’eurozona l’area avanzata a più bassa crescita nel mondo. Non prende atto dell’eccezionalità della situazione, senza precedenti almeno nell’ultimo secolo, né del fatto che questo sconvolge i paradigmi che hanno guidato la politica economica negli ultimi decenni. Tra i ministri delle Finanze sembra prevalere l’idea che quanto sta accadendo possa essere circoscritto nel tempo a una parentesi relativamente breve, chiusa la quale si possa tornare senza problemi a comportarsi come prima. Non è così, come ha ben spiegato una personalità di riconosciuta competenza come l’ex presidente della Bce Mario Draghi. L’eccezionalità delle circostanze dovrebbe far prendere in esame provvedimenti eccezionali, che dovrebbero avere almeno due caratteristiche essenziali: - essere attivabili in tempi il più possibile brevi; - ridurre al minimo possibile l’aumento dell’indebitamento degli Stati, già destinato inevitabilmente a crescere per finanziare gli interventi indifferibili per ridurre i danni della crisi. La sola opzione che risponda a questi due requisiti è il finanziamento monetario di una parte rilevante delle spese necessarie da parte della Banca centrale europea. Si tratta di una opzione esplicitamente vietata dai Trattati europei. Ma anche i trattati, in caso di necessità, possono essere sospesi nel rispetto del diritto internazionale e questo è oltretutto già avvenuto. La monetizzazione di spese giudicate inderogabili non è una procedura inusitata. È stata appena formalizzata nel Regno Unito, mentre le più importanti banche centrali del mondo – Federal Reserve e Bank of Japan – la praticano di fatto. In Italia viene ormai proposta da economisti dei più diversi orientamenti: è raro che una proposta venga condivisa da diverse scuole di pensiero. Al prossimo Consiglio dei capi di Stato e di governo, che dovrebbe ratificare l’accordo dell’Eurogruppo, l’Italia dovrebbe invece rigettarlo, e proporre che la parte più importante degli interventi anti-crisi, il cui volume dovrebbe raddoppiare per estendersi almeno al prossimo anno, sia attuata con un intervento della Banca centrale europea. In caso di rifiuto da parte degli altri partner, la strada meno dannosa sarebbe quella di dare seguito a ciò che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di recente: per questa emergenza, “Faremo da soli”. |
EU, a deal at year zero The deal reached by the Eurogroup on April 9th on the instruments to adopt to face the pandemics and its severe economic consequences is not sufficient, it adopts instruments which are not up to the challenge, and marks a worrying continuity with the political line which turned the Eurozone into the area with the lowest economic growth rate. It does not acknowledge the exceptionality of the current situation, with no equivalent in the last century, nor the fact that this upsets the paradigms which guided economic policy in the last decades. Finance ministers seem to believe that what is happening will be limited to a short horizon, after which we can go back to “normality” without problems. This is not the case, as Mario Draghi, former ECB president and a man with a sound international reputation, has pointed out. The current exceptional state of events requires exceptional instruments, which should have at least two essential features: - They should be activated in the shortest possible time span; - They should limit as far as possible further increases in public debts, which will grow anyway for the additional expenditure governments are undertaking to contain the damages from the epidemic. The only option fulfilling both requisites is monetary financing from the European Central Bank of a relevant part of additional government expenditures. It is an option explicitly forbidden by the European Treaties. But treaties, in time of necessity, can be suspended in compliance with the international law, and this moreover has already happened. Monetizing public expenditures that cannot be postponed is not an unusual procedure. It has just been formalized in the United Kingdom, while the most important Central Banks – the Federal Reserve and the Bank of Japan – are adopting it in practice. In Italy it is now suggested by economists with different views: it does not happen often that a policy proposal is shared by different schools of thought. In the next council of Heads of States and Governments, which should ratify the agreement reached by the Eurogroup, Italy should reject it, and propose that the major part of public expenditure to face the economic crisis, which we expect will continue over the next year and double in size, be financed through an intervention from the ECB. Should the other partners refuse, the least harmful road would be to follow what the Italian Prime Minister announced recently: in this emergency, “We will manage by ourselves”. |
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