Brancaccio-Cavallaro: "La BCE non può perseguire qualcosa che non esiste. Il problema è la democrazia, non la neutralità della politica monetaria"

In un articolo molto interessante pubblicato oggi da "Econopoly" su il Sole 24 Ore, Emiliano Brancaccio, professore di Politica economica presso l’Università del Sannio, e Luigi Cavallaro, magistrato e consigliere della Corte di Cassazione, affrontano con estrema lucidità la questione apertasi il 5 maggio all'interno della zona euro dalla nota sentenza della Corte costituzionale tedesca che mette in discussione i poteri della Bce e quindi tutto l'impianto con cui la zona euro si sta reggendo in piedi in modo molto fragile dalla crisi greca.

E' noto come la Corte di Karlshrue abbia dato tre mesi di tempo alla Bce per rivedere il massiccio acquisto di titoli pubblici previsto dai programmi di quantitative easing perché in violazione della "neutralità" che dovrebbe rispettare per mandato e per la separazione tra politica economica e politica monetaria, "che a sua volta discende dal postulato di neutralità di quest’ultima".


Sul tema di "neutralità" il passaggio molto siginificativo di Brancaccio e Cavallaro che vi riportiamo per intero:

La Corte costituzionale tedesca ha ragione nel sostenere che l’azione della Bce potrebbe violare la neutralità della politica monetaria e dunque i Trattati che ne disciplinano le attribuzioni. E ha ancor più forte ragione nel sostenere che solo la neutralità della politica monetaria può giustificare l’indipendenza della Bce dal potere politico. Su questo punto, anzi, è perfino risibile il goffo tentativo della Corte di giustizia europea di voler salvare il bambino del quantitative easing insieme all’acqua sporca dell’indipendenza della politica monetaria.

Ma le inoppugnabili ragioni della Corte costituzionale tedesca si fondano su un fatto che né i giudici di Lussemburgo né a fortiori quelli di Karlsruhe possono ammettere: la Bce non può perseguire la neutralità della politica monetaria semplicemente perché questa non esiste. Esiste invece, e di conseguenza, un gigantesco problema di democrazia, perché se la politica monetaria non è e non può essere neutrale, allora non può nemmeno essere affidata a una banca centrale indipendente dalle istituzioni politiche.

L’agognata neutralità è dunque solo l’ennesima, perniciosa fantasia concepita dagli apologeti dell’ortodossia neoclassica, che in Europa più che in ogni altra parte del mondo ha trovato “pazzi al potere” disposti all’ascolto, e ha dato vita a un Trattato che rende la banca centrale tra le più refrattarie a qualsiasi forma di controllo democratico. Lo scontro tra questa follia normativa e la dura realtà della crisi è solo iniziato.

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