Paolo Maddalena: "I 6 paradisi fiscali nell'UE sono un disastro economico per l'Italia"


di Paolo Maddalena*

Per quanto riguarda l’aspetto economico, in Italia il punto centrale di discussione è se aderire o no al Mes; e sembra che l’opposizione del Movimento 5 Stelle si stia affievolendo.

In proposito dobbiamo ribadire che l’unica via d’uscita per l’Italia è l’emissione di una moneta parallela, poiché qualsiasi prestito viene a costare nel nostro Paese più che negli altri Stati membri, in termini di tassi d’interesse, considerato che il mercato generale secondario ha poca fiducia della nostra economia.

Come ha sottolineato Milena Gabanelli in un prezioso articolo comparso sul Corriere dell Sera di oggi, la causa fondamentale del nostro disastro economico è da ricercare nell’esistenza all’interno dell’Unione di paradisi fiscali che sono i seguenti: Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Cipro e Belgio.

In violazione totale dei trattati europei, che pongono come loro fine la stabilità economica e la coesione economica e sociale, molte imprese italiane hanno la loro sede fiscale in uno di questi Paesi.

Si tratta di: Mediaset, Fiat, Caltagirone, Fca, Campari, Luxottica, Exor, Ferrero, Ferrari, Perfetti van Mele, Tenaris, STMicroelectronics, e molte altre ancora, nonché un gran numero di partecipate statali, indebitamente trasformate da Enti pubblici in S.p.a, fra le quali Enel e Eni.

L’ammontare complessivo del danno subito dal nostro fisco, secondo le indicazioni della Gabanelli, è di 6,5 miliardi di euro all’anno, pari al 10% del debito pubblico (ma il calcolo è approssimativo per difetto).

Se questi importi venissero versati al fisco italiano saremmo in grado di diminuire fino alla sua totale estinzione il nostro debito pubblico.

In questo quadro l’Unione europea appare un’organizzazione sovranazionale assolutamente inidonea a perseguire l’utilità dei suoi Paesi membri.

Come più volte abbiamo ripetuto, occorre una ristrutturazione totale dell’Unione europea, che tenga conto delle storture sopra elencate.

In questa situazione, nella quale l’Italia finirà ineluttabilmente per perdere l’intero suo territorio e tutte le fonti di produzione di ricchezza che esso contiene, i nostri politici hanno il dovere costituzionale, sancito in particolare dagli articoli 52 e 54 della Costituzione, di difenderci da questa insostenibile situazione economica, badando in primo luogo a ricostituire il nostro mercato interno, investendo il più possibile in attività che producano beni di prima necessità, nonché in industrie strategiche, in imprese che gestiscono fonti di energia, servizi pubblici essenziali o situazioni di monopolio (art. 43 Cost.) e affidando la loro gestione a Enti pubblici (non aggredibili dal mercato generale, perché gestori di beni appartenenti al Popolo, da ritenere quindi inalienabili, inusucapibili e inespropriabili).


Occorrerebbe inoltre che divenisse abituale l’esercizio del golden power da parte del governo e vietare con norme, fortemente sanzionate, il trasferimento della sede fiscale delle imprese all’estero.


Sia ben chiaro che una volta posta in essere una legge di questo tipo, i trasgressori sarebbero tenuti a risarcire la collettività italiana degli ingenti danni prodotti all’economia nazionale. Si tratterebbe di un’azione da proporre davanti alle sezioni giurisdizionali della Corte dei conti da parte delle relative Procure regionali.

In attesa di tutto questo, abbiamo il dovere urgentissimo, come stiamo ripetendo da tempo, di immettere liquidità nel nostro sistema economico, senza aver timore di divieti europei che, nel quadro descritto, non possono più avere alcun valore cogente.

Crea molti sospetti, infine, l’insistenza europea e dei tradizionali partiti del Pd e di Forza Italia (che negli ultimi decenni hanno portato alla rovina economica il nostro Paese) di accettare i prestiti del Mes. Per quanto ci risulta il Mes è uno strumento per conservare l’attuale organizzazione disastrosa dell’Unione europea che premia i paradisi fiscali e i Paesi che violano le norme dei trattati sulla stabilità economica e sulla coesione economica e sociale dei Paesi membri.

Ribadiamo che questi prestiti sono un ulteriore cappio al collo e che ad essi non si deve assolutamente attingere. Chiediamo poi, ufficialmente, ai politici del Pd e di Forza Italia di spiegarci per quale motivo gli operatori del Mes sono immuni da qualsiasi responsabilità penale, civile e amministrativa, mentre i loro archivi sono assolutamente segreti.

* Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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