Pino Arlacchi: "Non basta punire Trump. Il difetto è una monarchia del 1500 che governa gli Usa"

07 Gennaio 2021 14:00 Pino Arlacchi

Con il post di ieri avevo visto giusto. Mi ero inquietato leggendo sul Financial Times di un tentativo di colpo di stato elaborato da Trump, e poche ore dopo averlo pubblicato l’assalto sedizioso al Congresso portava in superficie la punta dell’iceberg.
Come finirà? Credo che Trump sarà punito e l’attacco eversivo sarà archiviato come una minaccia all’assetto costituzionale da parte di un presidente semi-infermo di mente, sventata prontamente dagli anticorpi della “città che risplende sulla collina”.
Ma dubito che le vere dimensioni dell’iceberg verranno mai portate alla luce. Ne dubito perché non si avrà il coraggio di riconoscere che l’attacco sedizioso di ieri è la diretta, inevitabile conseguenza di un sistema politico assurdo e anacronistico, che poco ha a che fare con la democrazia, perché concentra nella figura del presidente poteri che in passato appartenevano ai monarchi.
Ma non ai monarchi dall’Ottocento in poi, diventati “costituzionali” e privi di poteri effettivi di fronte a governi e parlamenti. I poteri del presidente degli Stati Uniti sono quelli di un monarca dell’Europa medievale e post-medievale. L’unica differenza è che la carica è elettiva.
Se ne era accorto già, alla fine degli anni ‘60, Samuel Huntington (sì, proprio lui, il teorico conservatore dello scontro di civiltà). Per lui, la differenza di fondo tra il sistema politico americano da un lato e le democrazie europee e perfino le dittature comuniste dell’Europa dell’est dall’altro, consisteva nell’assenza di distinzione tra le funzioni tipiche del capo dello stato, presidente o monarca costituzionale che sia, e quelle del capo del governo e del capo del partito. Nel resto del mondo, il presidente e il capo del partito rappresentano, mentre il primo ministro governa.
«Negli Stati Uniti, il Presidente unisce tutte e tre le funzioni…e perpetua una pratica antica. La Presidenza fu creata, come Jefferson dichiarò nel 1787, nei termini di una “monarchia elettiva”» costruita per incarnare gli stessi poteri assoluti di un sovrano inglese, e per far ruotare il resto del sistema intorno ad essa, come una Corte reale.
La presidenza americana, perciò, è l’unica sopravvivenza nel mondo di oggi della monarchia che prevaleva nell’Europa del 1500. «In funzioni e poteri, i presidenti americani sono come i Re dei Tudor…Lyndon Johnson somiglia molto più da vicino a Elisabetta I (1533-1603) che a Elisabetta II (quella di oggi). La Gran Bretagna – continua Huntington – ha preservato la forma della vecchia monarchia, l’America ha preservato la sostanza. L’America di oggi ha ancora un re, la Gran Bretagna ha solo una corona».
Forse è più chiaro, adesso, perché parlo di iceberg. Chi avrà mai l’ardire di dichiarare che la “democrazia più antica del mondo” non è mai esistita, e che l’aggiornamento richiede la chiusura di un gap di 500 anni?

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