I social network oscurano Trump. Questa è democrazia?

08 Gennaio 2021 00:06 Fabrizio Verde

Nella ridda di accadimenti, tentativi di golpe o presunti tali, ipotetici attacchi alla democrazia negli Stati Uniti c’è un aspetto che rischia di rimanere in secondo piano. Come fatto notare dal whistleblower Edward Snowden ed altri insieme a lui.

Diversi social network, con il famoso Facebook in testa, hanno annunciato che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sarà bandito per due settimane dalla piattaforma. Con la possibilità che la misura possa diventare permanente.

Si può essere d’accordo o meno, ma si tratta di un vero proprio atto di arbitrio da parte delle piattaforme sociali.

Mentre in molti stanno celebrando l'annuncio del CEO di Facebook Mark Zuckerberg secondo cui al presidente Trump sarà vietato pubblicare contenuti sulla piattaforma dei social media, così come su Instagram, almeno per le prossime due settimane dopo gli atti di violenza al Campidoglio degli Stati Uniti, altri mettono in guardia sulle disastrose conseguenze per la libertà di parola che la misura potrebbe avere nel prossimo futuro.

"Facebook zittisce ufficialmente il presidente degli Stati Uniti", ha twittato Snowden. Il whistleblower ha affermato che la decisione "sarà ricordata come un punto di svolta nella battaglia per il controllo del linguaggio digitale".

Snowden ha poi aggiunto rivolgendosi a chi si rallegra per la censura di Trump che dovrebbero "immaginare un mondo che esiste per più dei prossimi 13 giorni, e questa diventa una pietra miliare che durerà".

Così come Snowden, fa sentire forte la sua voce il premio Pulitzer Glenn Greenwald, che tramite Twitter scrive: “Una manciata di oligarchi della Silicon Valley decide chi può e non può essere ascoltato, compreso il Presidente degli Stati Uniti. Esercitano questo potere unilateralmente, senza standard, responsabilità o appello.

La politica ora li sta implorando di mettere a tacere gli avversari o di permettere agli alleati di parlare”.

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