Christian Lindner (FDP) a Politico: «Valutare uscita Grecia da zona Euro»

Proponiamo questa intervista di Politico (anno 2017) - tradotta da Musso - al leader liberale tedesco Cristian Lindner. L'uomo che probabilmente sarà il prossimo ministro delle Finanze di Berlino.

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DOMANDA: QUESTO MESE, I PAESI DELL'EURO HANNO PROMESSO DI VERSARE ALTRI MILIARDI DI AIUTI AD ATENE. COSA NE PENSI DELL’ACCORDO?

LINDNER: Non c'è soluzione e nessun vero progresso. C'è un accordo per andare oltre le elezioni generali tedesche. È una forma di disprezzo per il nostro parlamento che, su questo argomento, non si torni ad interrogare il Bundestag. I versamenti pattuiti non rispondono alle condizioni che il Bundestag ha posto nella sua deliberazione di due anni fa, compresa la questione se il Fondo monetario internazionale (FMI) parteciperà col proprio capitale.

Se la Grecia non può sopportare i suoi debiti, come dice il FMI, allora bisogna essere onesti a prescindere dalle elezioni [tedesche]. Un haircut del debito deve essere combinato con un'uscita dalla zona euro, quantomeno temporanea. Una valuta separata per la Grecia è associata a dei rischi ma, allo stesso tempo, un promettente cambio di strategia per Atene.

DOMANDA: QUINDI, LEI PROPONE CHE LA GRECIA ESCA DALL'EURO, QUANTOENO TEMPORANEAMENTE?

LINDNER: Invero è così che hanno deciso i ministri delle finanze europei nel 2015 – non fosse che poi i capi di governo non sono tornati sulla decisione. Ovviamente, nel frattempo la Grecia deve poter rimanere nell'UE. Tale possibilità deve essere riaffermata [neu verankert] nei trattati. Quindi, l'idea è: la Grecia lascia l'euro, ma rimane nell'UE e continua a ricevere sostegno da Bruxelles. Queste somme non vengono più mascherate da crediti, che debbano essere restituiti in un tempo futuro. Sono sussidi, che non devono essere rimborsati ma che sono destinati a investimenti in infrastrutture, medie imprese e modernizzazione dello Stato.

DOMANDA: UN HAIRCUT DEL DEBITO PER LA GRECIA SENZA CHE IL PAESE DEBBA LASCIARE L'EURO NON È PER LEI UN'OPZIONE?

LINDNER: Questo crea azzardo morale. Poi sarebbero ad esempio i portoghesi a chiedersi perché si sono dati da fare mentre altri possono ottenere la cancellazione del debito e rimanere nell'euro. Deve essere chiaro che la cancellazione del debito è qualcosa di diverso. Uscire dall'euro, concretamente non è cosa facile. Nel caso della Grecia, un tale cambiamento di strategia avrebbe poca importanza economica, ma grande importanza simbolica. Ciò potrebbe significare una sorta di nuovo inizio per il resto della zona euro.

DOMANDA: PERCHÉ, SU QUESTO, NON SI SENTE ALCUNA CRITICA DALL'UNIONE MERKEL?

LINDNER: La CDU/CSU è una macchina di potere. Poiché ora sono in arrivo le elezioni del Bundestag e la Cancelliera è in una buona posizione, non ci sarà nessuno che chieda a voce alta e pubblicamente la partecipazione del Bundestag e un dibattito aperto. Tale silenzio è lungi dall'essere sincero. Se la FDP sedesse nel Bundestag, posso assicurarvi che ci sarebbe un intenso dibattito sulla questione del mancato rispetto di una risoluzione del Bundestag.

DOMANDA: EUROZONA: IL NUOVO PRESIDENTE FRANCESE EMMANUEL MACRON HA PROPOSTO DI ISTITUIRE PER ESSA UN BILANCIO SEPARATO.

LINDNER: Ci servirebbe a cosa? Abbiamo un bilancio Ue. Esso è già utilizzato per finanziare misure volte ad adattare la forza economica [dei paesi membri]. Una volta discussa criticamente la loro efficacia, si potrebbe parlare del loro volume. Al contrario, un bilancio separato per la eurozona equivarrebbe a misure puramente redistributive e, in definitiva, a un diritto a prelevare delle imposte.

Penso che sia concepibile un ulteriore sviluppo del meccanismo europeo di stabilità (MES), se con riguardo ad uno schema di messa in sicurezza della struttura fiscale [eine fiskalische Sicherheitsarchitektur]. Nei paesi sotto programma, il controllo dell'avanzamento delle riforme potrebbe essere trasferito al MES. Riteniamo che l'FMI dovrebbe rimanere a bordo come istituzione indipendente e come avvocato degli Stati Membri orientati alla stabilità della eurozona.

DOMANDA: COSA NE PENSI DELLA PROPOSTA DI MACRON PER UN PARLAMENTO SEPARATO DELL'EUROZONA?

LINDNER: Non vedo. L'attuale approccio intergovernativo ha i suoi vantaggi.

DOMANDA: E LA SUA IDEA DI MINISTRO DELLE FINANZE DELL'EUROZONA?

LINDNER: Non sappiamo cosa intende il signor Macron quando parla del ministro delle finanze dell'euro. È ipotizzabile combinare i compiti del presidente dell'Eurogruppo e del commissario UE responsabile delle finanze. Tuttavia, tale [nuovo] ufficio dovrebbe essere politicamente indipendente e tenuto al rispetto dei trattati. Macron propone di andare nella direzione della uniformazione, in definitiva di una comunitarizzazione del debito [Schuldengemeinschaft].

Al contrario, io sono favorevole a rendere le regole affilate. Non vedo alcun esito positivo sulla strada dei trasferimenti e della ridistribuzione. Alla fine ci sarebbe un sistema tipo Unione Sovietica, in cui i sistematici perdenti a un certo punto si opporrebbero all'Unione e all'euro. Non possiamo rischiare.

DOMANDA: NON TEME CHE REGOLE PIÙ SEVERE PORTINO, A LUNGO TERMINE, A UNA DISGREGAZIONE DELL'UE?

LINDNER: È esattamente il contrario: a lungo termine, un'Europa unificata non avrebbe futuro. Sono convinto che ciò che è europeo dell'Europa è l'idea di diversità: la tolleranza delle differenze sviluppatesi nel tempo.

DOMANDA: QUINDI UNA “EUROPA A DUE VELOCITÀ”?

LINDNER: Sì, sono molto favorevole all'idea di un'Europa differenziata.

DOMANDA: PERCHÉ DOVREBBE ESSERE VIETATO A FRANCIA E GERMANIA DI CREARE, INSIEME E A LIVELLO BILATERALE, UNA BASE IMPONIBILE COMUNE PER LA TASSAZIONE SULLE IMPRESE?

LINDNER: Non dovrebbe essere un "negozio chiuso". Ma se Germania e Francia prendono l'iniziativa sulla questione della tassazione congiunta delle società, con un'aliquota fiscale francese e tedesca su una base imponibile comparabile, allora ad un certo punto i paesi del Benelux potrebbero dire: questa è una grande idea, ci siamo pure noi, poi l’Austria dice, noi partecipiamo - e così via. Ciò non sarebbe diretto contro alcuno e significherebbe un invito, per esempio alla Polonia, ad orientarsi di conseguenza.

Quanto alla questione se anche tutti i Membri della UE debbano aderire pure all'Euro, non condivido senza riserve l'euforia del Signor Juncker. La zona euro ha ancora una serie di problemi sistemici ed economici che devono essere risolti, prima di poter allargare a nuovi membri.

DOMANDA: CIRCA DISCIPLINA DI BILANCIO: LE SOVVENZIONI DELL'UE DOVREBBERO ESSERE LEGATE AL RISPETTO, DA PARTE DEI PAESI BENEFICIARI, DEI CRITERI DI BILANCIO?

LINDNER: Questo è concepibile. Dopotutto, dovrebbe essere anche nell'interesse degli Stati migliorare la propria competitività. Il processo di Lisbona su larga scala per rendere la Ue la regione più competitiva del mondo entro il 2020 è crollato.

Ma invece di ribadirlo, si misurerà quanto è grande il surplus del commercio estero tedesco all'interno dell'Europa. Questo è assurdo. L'eccedenza commerciale della Germania corrisponde agli investimenti diretti tedeschi in altri paesi: prestiamo agli altri i soldi per le merci tedesche - e quindi non possiamo essere sicuri se riavremo mai indietro i soldi.

DOMANDA: COME VALUTA LA POSIZIONE DEL GOVERNO TEDESCO SULLA BREXIT?

LINDNER: Ci sono dichiarazioni contraddittorie. All'inizio ho avuto la sensazione che si dovesse fare della Gran Bretagna un esempio ammonitorio. Quella era la strategia sbagliata. L'Europa e la Germania non stanno meglio quando gli inglesi sono indeboliti, anzi. Abbiamo interesse per una Gran Bretagna forte ed economicamente prospera.

L'obiettivo deve essere quello di ottenere un accordo equo con gli inglesi. Unione doganale, zona di libero scambio, accesso al mercato interno: tutte le opzioni devono essere sul tavolo. Tuttavia, non dovrebbero esserci compromessi circa le libertà fondamentali del mercato interno.

Se i Britannici hanno problemi con la libera circolazione delle persone all'interno dell'Europa, possono essere convinti ricordando loro che si tratta solo di libera circolazione dei lavoratori. La paura dell'immigrazione mirata a profittare dei sistemi di sicurezza sociale è infondata. Se necessario, l'UE deve specificare la sua legge al riguardo, ciò che sarebbe nell'interesse di tutti i membri dell'UE.

Le conseguenze sono [della Brexit] sottovalutate. In generale in Germania, c'è un ingannevole senso di invulnerabilità economica. Questo è forse il pericolo più grande per i prossimi anni. Siamo in una situazione storicamente felice [auf einem historischen Hochplateau] in Germania, ma la fine è in vista, probabilmente alla fine di questo decennio. In merito ai negoziati sulla Brexit, però, penso anche che ci sia stata una svolta verso il realismo.

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