Verso una nuova guerra civile? Il sondaggio che scuote gli Stati Uniti


di Rino Condemi - Contropiano


Un sondaggio condotto a ottobre dal
Rooney Center for the Study of American Democracy dell’Università di Notre Dame ha rivelato la consistenza delle serie preoccupazioni per lo stato della democrazia americana.

Poco più della metà degli elettori repubblicani (51,5%), più di un terzo dei democratici (35,1%) e quasi un quarto degli indipendenti (23%) ritengono che gli Stati Uniti siano sull’orlo di una nuova guerra civile.

È davvero così brutto come sembra? La risposta è sì”, ha detto Matthew Hall, direttore del Rooney Center.

Il sondaggio è stato condotto dal 20 al 26 ottobre, quindi prima delle elezioni di Mid Term, utilizzando un campione scientifico rappresentativo della popolazione americana.

Il sondaggio, che ha incluso 1.500 adulti dai 18 anni in su, ha anche esaminato l’impatto delle audizioni pubbliche del Comitato della Camera sull’attacco del 6 gennaio al Campidoglio. Mentre più di due terzi dei democratici e più di un terzo dei repubblicani hanno affermato di aver prestato attenzione alle audizioni, solo il 32% dei democratici, l’11% dei repubblicani e l’8% degli indipendenti affermano che le audizioni hanno cambiato il loro modo di pensare sulla rivolta.

Molti repubblicani rimangono scettici sui risultati delle elezioni presidenziali del 2020 e delle prossime elezioni e mettono in dubbio la stabilità del sistema di governo statunitense. Quasi la metà degli intervistati repubblicani ritiene che “Joe Biden e i Democratici abbiano rubato le elezioni presidenziali del 2020” e poco più della metà concorda sul fatto che ci sarà una notevole quantità di frodi elettorali in tutto il paese nelle elezioni di medio termine.

In particolare, il 22% dei democratici e il 44% dei repubblicani intervistati concordano anche sul fatto che il “vero stile di vita americano” sta scomparendo così velocemente che “potremmo dover usare la forza per salvarlo“.

Poco più della metà dei repubblicani (51,5%), più di un terzo dei democratici (35,1%) e quasi un quarto degli indipendenti (23%) ritengono che gli Stati Uniti siano sull’orlo di una nuova guerra civile.

Questi numeri sono incredibilmente alti“, ha detto Hall. “Sebbene altre domande del sondaggio abbiano mostrato che pochissimi partecipanti hanno dichiarato di essere disposti a impegnarsi nella violenza politica o a sostenerne l’uso, sembra che tutti se lo aspettino. È una giustapposizione interessante, anche se preoccupante.”

Un altro sondaggio condotto a settembre, in questo caso dal Center for Politics, ha rivelato che rilevato che l’80% degli elettori di Biden e l’84% degli elettori di Trump considerano i funzionari eletti dell’altro partito come “un pericolo chiaro e presente per la democrazia americana“.

Ha anche riferito che il 41% degli elettori di Biden e il 52% degli elettori di Trump sono favorevoli a che gli stati rossi o blu (democratici e repubblicani) si separino dall’Unione per formare il proprio stato separato, con il 30% dei repubblicani e l’11% dei democratici pronti a ricorrere alla violenza per salvare il paese.

L’editorialista del Los Angeles Times, Nicholas Goldberg, ha scritto a dicembre che non ritiene che gli Stati Uniti siano a rischio di guerra civile, ma tre quarti del suo articolo sono sembrati più un esorcismo che una analisi, tant’è che nella conclusione scrive:

Negli anni a venire, gli Stati Uniti potrebbero calmarsi e tornare al vecchio status quo, o forse le Cassandre hanno ragione e dovremo affrontare una vera e propria guerra civile o una prolungata insurrezione di guerriglia o una guerra civile ‘fredda’, caratterizzata, come alcuni hanno speculato, per faziosità, diffidenza e paralisi”.

Dal canto suo il New York Times ha ospitato una tavola rotonda tra vari autori di reportage, servizi e articoli sul tema del rischio guerra civile dal titolo: “L’America sta andando verso una nuova guerra civile?

L’editorialista di Politico, Rich Lowry, ha messo le mani avanti contro tale rischio, ma per non cadere indietro ha sottolineato come “non c’è dubbio che la nostra politica è in perenne stato febbrile; che un ex presidente degli Stati Uniti nega ancora oggi la legittimità della sua sconfitta nelle elezioni del 2020 e ha fatto di quella tesi un pilastro centrale del suo ancora potente movimento politico; e che la fiducia nelle nostre istituzioni è a un livello basso”, scrive Lowry aggiungendo che: “È del tutto possibile che sperimenteremo più violenza politica, e sarebbe una tragedia. Ma difficilmente sarebbe senza precedenti nella nostra vita nazionale e non costituirebbe nulla di lontanamente simile a una guerra civile”.

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