Il voto per l’elezione del presidente della Camera degli Stati Uniti ha dimostrato che Donald Trump “resta un punto di riferimento” del partito repubblicano, nonostante le inchieste giudiziarie e il rischio di essere escluso dalla prossima corsa presidenziale.
La scelta di Kevin McCarthy come presidente della Camera per conto della maggioranza repubblicana è stata difficile a causa della resistenza dell’ala radicale del partito, il Freedom Caucus, che lo ha costretto a quattordici tentativi andati a vuoto prima di essere eletto. E ciò benché sia il Caucus che McCarthy fossero dati per trumpiani.
Il punto è che la figura di McCarthy risulta alquanto ambigua. Un articolo del Washington Post di settembre, ad esempio, riferiva che McCarthy e i suoi consiglieri hanno speso milioni di dollari per “eliminare sistematicamente i candidati del GOP” del Freedom Caucus alle recenti elezioni di midterm, creando PAC ad hoc, spesso anonimi.
Una campagna che ha avuto anche l’apporto di FTX, il colosso delle criptovalute che è stato anche il più importante donatore del partito democratico e che successivamente è fallito con grande clamore mediatico.
Non solo, Tucker Carlson, l’anchorman di riferimento del trumpismo, lo scorso aprile aveva commentato con acrimonia una registrazione, pubblicata sul New York Times, nella quale McCarthy chiedeva a Liz Cheney, neocon e ferocemente avversa a Trump, se si potessero censurare i suoi colleghi repubblicani. Carlson, nel commentare la registrazione, ha aggiunto che, se McCarthy fosse stato eletto presidente della Camera, “avremo un Congresso repubblicano guidato da un burattino del partito democratico”.
Nonostante tali ambiguità, Trump aveva sostenuto con forza McCarthy come speaker della Camera, restando però stranamente in silenzio mentre i suoi tentativi di essere eletto venivano affondati dai ribelli del Freedom Caucus, che pure vanta legami forti con l’ex presidente (vedi ad esempio come Matt Gaetz, il leader dei ribelli, si sia rifiutato, al contrario di altri, di scaricare Trump in favore di Ron DeSantis, astro nascente del partito repubblicano).
Alla fine, McCarthy ha dovuto cedere al Caucus, assecondandone le richieste (1), che probabilmente si concretizzeranno in ruoli chiave nelle Commissioni della Camera, che possono incidere sulla politica interna ed estera americana, come ad esempio l’impegno Usa nei confronti dell’Ucraina (che McCarthy aveva detto di voler verificare perché non vuole firmare “assegni in bianco” in favore di Kiev). Vedremo.
Resta la vittoria del Caucus e il fatto che Trump abbia battuto un colpo. Non è ancora morto e sepolto, come cercano di accreditare i suoi tanti nemici.
(1) Una settimana fa, parlando della lotta per l’elezione a speaker, anche Carlson aveva detto che per avere i voti necessari, McCarthy doveva fare delle “concessioni“.
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