"La Germania di fatto ha già decretato la fine dell'Unione Europea". Lidia Undiemi

Partecipando alla Conferenza “La crisi infinita. Exit strategy a confronto” oggi alla Camera dei Deputati, Lidia Undiemi ha sostenuto come la Germania di fatto ha già decretato la fine dell'Unione Europea: “gli ultimi provvedimenti non sono stati fatti tramite il diritto comunitario, ma attraverso trattati internazionali intergovernativi”, ha sostenuto l'economista.
L'Ue è cambiata, ha proseguito Lidia Undiemi. Dal paradigma della crescita e delle liberalizzazioni, infatti, dal 2008 si è assistito ad una metamorfosi di un'idea d'Europa di gestione della crisi. I trattati prevedevano solo con l'art. 122 del TFUE un intervento in caso di straordinaria eccezionalità la possibilità di aiuti di Consiglio e Commissione. Gli Stati non dovevano essere aiuati secondo la logica dell'Ue.
In questo quadro giuridico di riferimento, nel momento di crisi sono state create delle strutture giuridiche parallele in cui lo Stato ha un doppio ruolo. Il Mes – erroneamente definito anche fondo salva Stati – è stato istituito attraverso una modifica dell'art.136 del TFUE che ha permesso la creazione di un meccanismo di stabilità permanente della zona euro. Ed ha un valore politico enorme come meccasnimo di risoluzione della crisi. Si tratta di un'organizzazione finanziaria internazionale con una struttura molto simile al Fmi.
Quale scopo e funzione ha e avrà? Secondo Lidia Undiemi gestire le crisi e attraverso l'erogazione di stati in difficoltà dettare la politica economica dei vari paesi attraverso le rigorsose “condizionalità”. In cambio di aiuti economici, queste organizzazioni internazionali impongono l'agenda politica e quindi il passaggio fondamentale politico da comprendere è questo: il Parlamento e le parti sociali hanno come punto di riferimento non l'Ue ma queste organizzazioni internazionali, dove partecipano gli stati della zona euro in modo non paritario ma in base ai fondi versati, con la Germania che ha il maggior peso all'interno.
Attraverso questa nuova governance economica, i rischi per la democrazia dei paesi membri sono enormi. Emblematico il prelievo forzoso nel caso di Cipro avvenuto nell'ambito di una contrattazione di un aiuto da 10 miliardi di euro al paese. L'assistenza del governo è stato inviato il 25 giugno, diversi mesi prima che il Mes si esprimesse, perchè si attendeva il giudizio del Parlamento di Nicosia sul prelievo forzoso che non l'aveva garantito, anzi aveva votato contro. Si sono poi scatenati i mercati e la Bce e alla fine l'organo sovrano di Nicosia ha ceduto. In Grecia recentemente l'interruzione dei negoziati da parte della troika è avvenuto perchè Samaras non ha rispettato tutti i 135 punti che aveva indicato. Non è una lotta semplicemente tra stato e mercato, afferma Lidia Undiemi, ma vi è una nuova governance sovranzionale pubblica che non perseguono interessi delle popolazione ma di grandi corporazioni finanziarie.
Non dobbiamo pensare che le stesse cose non possano accadere in Italia. Nasce un braccio di forza tra stati e mercati – la quota di 500 miliardi di euro erogabili del Mes non possono far fronte in modo permanente e quindi partecipatori esterni privati entreranno nel salvataggio dei paesi. In tutto questo ambito, la Commssione e Bce hanno un ruolo di mero supporto: se il consiglio dei governatori decide il prestito loro fanno da portacarte per negoziare le “condizionalità”.
Il Parlamento nazionale, conclude Lidia Undiemi, ha oggi un ruolo fondamentale: rispetto al Fmi che detta la modifica dell'art.18 e l'Ue che impone la politica economica, l'organo sovrano nazionale e le parti sociali devono comprendere come gli interlocutori – questa nuova governance internazionale – sono cambiati e le rivendicazioni devono essere fatte a loro.

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