8 MARZO DI SANGUE NEI TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI


di Paola Di Lullo

Morti quattro palestinesi ed un turista americano, feriti dodici israeliani
L'ultimo palestinese a morire ieri è stato Bashar Masalha, 22 anni, di Auja, vicino Qalqilya. Poco dopo 18,00 la polizia israeliana ha registrato un attacco, il terzo della giornata, nei pressi del porto di Giaffa. Bashar Masalha ha accoltellato a morte un turista statunitense di 29 anni e ferito almeno nove israeliani, di cui cinque gravemente.
Secondo la polizia, l'aggressore, avrebbe pugnalato tre persone al porto di Jaffa, e sarebbe poi corso verso il lungomare, accoltellando altre quattro persone vicino al Manta Ray Restaurant. Sarebbe poi fuggito verso Tel Aviv, ma sarebbe stato ucciso da agenti di polizia. Nessun altro aggressore è sospettato di essere coinvolto nell' attacco.
Il turista americano è stato è stato identificato come Taylor Force, uno studente della Vanderbilt University's Owen Graduate School of Management, in Israele per una gita scolastica. Tutti gli altri studenti, i docenti ed personale che li accompagnava stanno bene.

L'attentato sarebbe avvenuto poco distante dal luogo in cui il vicepresidente statunitense, Joe Biden, in Israele per una visita di due giorni, incontrava l'ex presidente Shimon Peres, nel Peres Peace Center di Jaffa.
In mattinata, le forze israeliane avevano ucciso Fadwa Ahmad Abu Teir, 50 anni, madre di tre figli del quartiere di Um Tuba, Gerusalemme Est, accusata di aver tentato di accoltellare ufficiali israeliani di stanza nella Città Vecchia di Gerusalemme Est occupata. LE hanno sparato da distanza ravvicinata, a sangue freddo, e l'hanno lasciata a terra a morire per dissanguamento, procedura tristemente consueta alle forze dell'ordine israeliane. Nessuna ambulanza ha potuto avvicinarsi a lei e salvarle la vita, in spregio e violazione della IV COnvenzione di Ginevra nonché del diritto umanitario.

Non sono stati segnalati feriti israeliani. Quindi, che pericolo costituiva, questa donna, per i militari israeliani?
Nel pomeriggio, era stato Abd Al-Rahman Radad, 17 anni, di al-Zawiya, Salfit, a cadere per mano di un israeliano ebreo ortodosso, che lui stesso aveva accoltellato e ferito, nei pressi di Petah Tikva, circa sette miglia ad est di Tel Aviv. Il rabbino aveva reagito, uccidendo il ragazzo.
Poco dopo, un altro palestinese, Fouad Tamimi, 25 anni, di Issawiya, era stato ucciso dopo aver sparato contro le forze di polizia israeliane vicino a Salah al-Din Street, a Gerusalemme Est occupata.
Il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, ha dichiarato che due israeliani erano rimasti feriti. dall'arma automatica usata dal palestinese.
Un portavoce dell' Hadassah Hospital, in seguito, aveva dichiarato che entrambi gli ufficiali israeliani erano stati colpiti alla testa. Uno di loro, di circa 47 anni, sarebbe in condizioni critiche, in pericolo di vita, mentre l'altro, 31 anni, sarebbe in condizioni moderate.
Fin qui la cronaca. Alla coscienza di ciascuno, la riflessione sul perché i soldati israeliani sparino e lascino morire una donna che non ha causato loro alcun danno, sul perché un ragazzino di 17 anni scelga di andare incontro a morte certa, accoltellando un ebreo, sul perché un ventiduenne si renda autore di una strage nel porto di Giaffa. Forse è giunta l'ora, e sarebbe comunque tardi, di riconoscere che non sono atti di terrorismo, che i Palestinesi non sono terroristi, che chiedono solo di riavere la loro terra, la loro vita, la loro dignità. Le responsabilità vanno ricercate altrove, fuori dalla Palestina, negli USA ed in Europa, ricadono sulle spalle di tutti coloro, governanti o meno, che supportano la colonizzazione e l'aparthaid israeliani.
Fonti Haaretz
Ynet News
Ma'an
Quds Network
Jerusalem First

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