QUANDO A COMPIERE UN "ATTENTATO" È UN UFFICIALE DELL'AUTORITÀ PALESTINESE


di Paola Di Lullo

Lunedì mattina, intorno alle 5,00 un poliziotto palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane, dopo una sparatoria nei pressi dell'insediamento illegale israeliano di Beit El, vicino Ramallah.

L'uomo, Muhammad Turkman, 25 anni, un ufficiale di polizia di Jenin nel nord della West Bank occupata, ha aperto il fuoco contro le forze israeliane di stanza al checkpoint di a Beit El ,ferendo tre soldati.

Un portavoce dell'esercito israeliano ha confermato la sparatoria ed ha affermato che "In risposta alla minaccia immediata, le truppe dei Paracadutisti del 202 ° Battaglione di Brigata, hanno sparato contro l'aggressore", uccidendo l'uomo. Il portavoce ha aggiunto che i tre soldati feriti sono stati immediatamente ricoverati in ospedale.

Secondo quanto riportato dal giornale Haaretz, Turkman ha compiuto l'attacco con un Kalashnikov.



Il giornale ha aggiunto che uno dei soldati israeliani è rimasto gravemente ferito, mentre gli altri due sono stati feriti leggermente.

Turkman, che lavorava come guardia al palazzo del Consiglio Legislativo Palestinese a Ramallah, avrebbe raggiunto a piedi il posto di blocco, armato di kalashnikov.

Martedì, prima dell'alba, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Qabatiya, Jenin, ed hanno arrestato il fratello di Muhammad Turkman, Muhannad, 22 anni, dopo aver ed aver sottoposto ad interrogatorio tutti i membri della famiglia e saccheggiato la casa.

Ali Zakarna, portavoce dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) ha dichiarato che decine di giovani palestinesi si sono scontrati con le forze israeliane durante il raid e che le forze "inondato la città con lacrimogeni e bombe stordenti".

Un portavoce dell'esercito israeliano ha confermato la detenzione di Muhannad Turkman, affermando che rientra nelle indagini in corso dopo la sparatoria di lunedì.

Dopo il raid, le forze israeliane hanno chiuso, in entrambe le direzioni, il checkpoint di Beit El, attraverso il quale si raggiungono Ramallah ed al-Bireh, dove si trovano le principali istituzioni dell'Autorità Palestinese.



La chiusura del posto di blocco ha particolarmente colpito i residenti del villaggio di Beitin, a meno di due chilometri di distanza, costringendoli a percorrere lunghe distanze per raggiungere Ramallah.

Fin qui i fatti, riportati da Ma'an e dal sito ebraico Ynet News.

Ma per quale motivo un ufficiale dell'Autorità Palestinese avrebbe compiuto un attentato contro i soldati israeliani, sapendo di andare incontro a morte sicura? Non si parla di un ragazzo armato di pietre e/o coltello, veri o presunti che siano, ma di un uomo delle forze dell'ordine. Forse il malcontento all'interno della stessa Autorità Palestinese sta crescendo? Ed in che misura? Cosa sta facendo Mahoud Abbas per tutelare la sua gente, invece di continuare a tutelare gli interessi israeliani? La forza di un presedente, chiunque esso sia, è nella fiducia che in lui ripongono i suoi uomini. Questa fiducia sta vacillando, se consideriamo che Muhammad Turkman non è il primo ufficiale della polizia palestinese a compiere un attentato.
Il 31 gennaio scorso era stata la volta di Amjad Jaser Sukkar, 34 anni, un sergente Autorità Palestinese di Nablus, ucciso dopo aver ferito tre soldati israeliani allo stesso posto di blocco militare di Beit El. Ai tempi, testimoni dichiararono che un veicolo palestinese si era avvicinato al checkpoint israeliano ed era stato fermato per un controllo. Quando un soldato israeliano si era avvicinato al finestrino del guidatore, l'autista aveva aperto il fuoco. Poco dopo aveva colpito altri due soldati israeliani, prima di essere ucciso a sua volta.



Forse il presidente Abbas dovrebbe prestare maggiore attenzione al malcontento, alle sofferenze del suo popolo, che dovrebbe sostenere, invece di essere il primo ad ordinare arresti tanto ingiusti quanto arbitrari, ad appoggiare incondizionatamente la politica di occupazione israeliana, da cui lui e pochi altri traggono beneficio. Forse potrebbe cominciare a pensare che la Palestina è una pentola a pressione. Forse...

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