Perché Israele ha tanta paura di quest'uomo?



di Paola Di Lullo

Il 4 luglio 2016 è cominciato un nuovo processo a carico di Mordechai Vanunu. Le accuse mossegli sono di essersi allontanato dal suo alloggio, dal secondo al terzo piano dello stesso edificio, senza aver comunicato il suo indirizzo ed aver avuto contatti con cittadini stranieri. Mordechai Vanunu chiede di poter lasciare Israele, dopo 30 anni di quella che, per lui, è stata una lunga prigionia, inclusi i 18 anni in un carcere israeliano.

Come di prassi, le udienze si prolungano senza verdetto. Il 13 ottobre, il 22 dicembre, presso il Russian Compound, il 18 gennaio , ancora presso il Russian Compund, in cui gli si dà carico di aver intrattenuto rapporti con cittadini stranieri, il 30 gennaio, presso la Corte Suprema, con la richiesta di Vanunu di poter lasciare Israele, senza nulla di fatto. Il processo continuerà nelle prossime settimane.
Per Vanunu, che nel frattempo si è convertito al cristianesimo, Israele è uno stato ebraico di apartheid, non una vera democrazia.

Il 21 aprile 2016, Vanunu era stato condannato da un tribunale israeliano a pagare 10.000 $ per aver diffamato il giornale "Yedioth Ahronoth" , portavoce dello stato criminale israeliano.

Ma chi è Vanunu e perché Israele ha tanta paura di quest'uomo?

"Vanunu è lo scienziato israeliano che a metà degli anni ’80, in un’ intervista rilasciata al giornalista Peter Hounam del Sunday Times di Londra, rivelò ciò che peraltro era già noto a molti, e cioè che Israele era una potenza atomica. Vanunu dimostrò che nei sotterranei dell’impianto tessile di Dimona giacevano oltre 200 ordigni nucleari; le fotografie da lui scattate mostravano un impianto di arricchimento del plutonio che affondava di ben sei piani nel sottosuolo ed i cui ingressi erano stati nascosti alla perfezione da un sistema di doppie pareti e finti ascensori ( Fonte: Luogo comune ).




Anche se in realtà si trattava di una sorta di “segreto di Pulcinella” il governo israeliano decise di fargliela pagare. Lo scienziato venne adescato a Roma dalla spia Cheryl Ben Tov , un’americana con passaporto israeliano che si spacciò per una turista di nome Cindy. La donna convinse con l’inganno Vanunu, che nel frattempo si era trasferito a Londra, a farsi raggiungere a Roma dove – questo il piano – sarebbe stato rapito da uomini del Mossad, il servizio segreto israeliano.

Lo studioso fu catturato nel luogo dell’incontro, una camera d’albergo, da quattro agenti israeliani che dopo averlo imbavagliato e nascosto in una specie di bara, lo trasferirono su una nave diretta a Tel Aviv.

Una cosa è certa: queste azioni criminose del Mossad sollevano questioni politiche, ridefinendo il diritto internazionale e la sovranità degli Stati. Israele agisce fuori da ogni regola democratica e di convivenza internazionale, i suoi sicari (perché di questo si tratta) violano le Costituzioni democratiche degli Stati sovrani nel momento in cui eseguono vere e proprie eliminazioni extra territoriali. Una prassi gravissima e pericolosa che trova precedenti nelle dittature sudamericane. Come dice James Petras “Gli individui in tal modo sono esposti alle intenzioni omicide di squadre di killer venute dall’estero che non vengono ritenuti responsabili da nessuna legge ne’ da nessuna autorità nazionale”.

Come è possibile che l’Italia non abbia chiesto spiegazioni a Israele per quella che fu una evidente violazione della sua sovranità nazionale?

Il coraggioso scienziato, subito dopo l’arresto, fu abbandonato anche dai suoi genitori. Il processo si concluse, come prevedibile, con una severissima condanna a ben 18 anni di carcere, dal 1986 al 2004.

L’unica persona che mantenne i rapporti con Vanunu fu il giornalista a cui rilasciò la famosa intervista: Peter Hounam. Questi cercò di fare del suo meglio per liberare Vanunu, perorando la sua causa, ma i suoi sforzi, purtroppo, furono vani. Le autorità israeliane non tornarono sui loro passi.

Bisogna ricordare che anche lo stesso Hounam pagò a caro prezzo il suo impegno in favore di Vanunu: durante un soggiorno in Israele per un reportage televisivo, scomparve improvvisamente dall’albergo dove alloggiava. Solo dopo 24 ore si seppe che era stato arrestato per ragioni non ben precisate e che non gli era stato permesso di consultare un avvocato. Gli andò bene; fu espulso da Israele e rimpatriato in Inghilterra.

Vanunu, che trascorse i suoi primi 11 anni di detenzione in uno stato di completo isolamento, fu sottoposto a varie violenze psicologiche e anche a dei tentativi di lavaggio del cervello.

Dal 2004 vive in una specie di “limbo” in Israele (come è stata ironicamente definita la condizione di Vanunu); le autorità gli impediscono di trasferirsi in un altro paese e – come abbiamo visto – continua ad essere costantemente nel mirino della magistratura e dei servizi segreti israeliani. Nonostante la Norvegia gli abbia offerto la cittadinanza e l’Università di Glasgow lo abbia nominato addirittura rettore, le speranze che Israele si convinca a lasciarlo andar via, sono scarsissime.

Alan Hart intervistò Moshe Dayan, e il celebre generale israeliano gli spiegò, con una battuta, perché Israele si dotava dell’arma di distruzione di massa. “Era per avere la capacità di dire ai propri amici “Non spingeteci oltre il limite che siamo disposti ad accettare, o faremo uso di quell’arsenale”. Secondo Hart, Israele poteva essere ridimensionata dopo l’attentato alla nave statunitense Liberty. Proprio quell’evento – spiega il giornalista inglese – segnò il momento storico in cui le maggiori potenze di fatto si rassegnarono di fronte all’evidenza che lo Stato Sionista, assistito dalla potente lobby globale, fosse un mostro che sfuggiva al loro controllo.

È bene a questo punto ricordare la famosa “Opzione Sansone” (come fu definita dal giornalista Seymour Hersh), cioè quella strategia che prevede l’utilizzo di armi nucleari da parte di Israele nel caso di attacchi militari che minaccino la sua esistenza. Vale a dire, scaraventare l’intera regione nell’olocausto nucleare nel caso che Israele fosse sconfitto militarmente. Il Likud, cioè il partito dei “falchi” di cui il più alto rappresentante è proprio l’attuale premier israeliano, non ha mai digerito la sconfitta subita in Libano nel 2006 da parte di Hezbollah e ha ripreso in considerazione tale “opzione”,


E’ evidente come Israele – fin dalla sua nascita, nel 1948 – abbia sistematicamente lavorato per creare una situazione di grave instabilità e di guerra permanente in tutta l’area mediorientale.


Nota:

Le restrizioni a cui è attualmente sottoposto Vanunu da parte delle autorità israeliane, sono le seguenti:

non può avere contatti con cittadini di altri paesi che non siano israeliani, senza autorizzazione del Ministero dell’Interno
non può avvicinarsi ad ambasciate e consolati
non può possedere un telefono cellulare
non può lasciare la sua abitazione senza comunicare il nuovo indirizzo
non può accedere a Internet
non può lasciare lo Stato di Israele (restrizione valida all’inizio solo per un anno, prorogata e rinnovata annualmente)

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