Referendum, "catastrofi finanziarie" e il destino del "circolo etrusco"


PICCOLE NOTE


Come al tempo del referendum sulla Brexit, il mondo finanziario è in agitazione per l’esito del cosiddetto referendum costituzionale italiano. E, oggi come allora, prevede catastrofi in caso di una vittoria del No.

Sulla Repubblica del 19 novembre, Ettore Livini smentisce questa proiezione apocalittica, e scrive: «In questa campagna elettorale dai toni altissimi e molto polarizzata però, i mercati e gli economisti hanno iniziato nelle ultime ore – complice il vantaggio dei No nei sondaggi – a lanciare messaggi tranquillizzanti. Comunque vada non sarà una tragedia».

«La sconfitta di Renzi “è un risultato cattivo ma gestibile”, assicura Morgan Stantley. “Ci sarà volatilità dei mercati, ma non problemi sistemici”, ha scritto Credit Suisse. “Non sarà la fine del mondo come dicono molti commentatori”, ha messo nero su bianco l’inglese Barclays».

Nota a margine. Già ieri la Repubblica titolava in prima pagina: «Referendum, il No avanza». Titolo di un articolo nel quale l’ipotesi della sconfitta del referendum nato all’interno del circolo etrusco del quale Renzi è espressione non dava adito a eccessivi patemi.

Il riposizionamento del giornale di Scalfari è solo un altro indizio che il vento è cambiato. La vittoria di Trump in America ha cambiato cose.

La riforma costituzionale italiana, che dopo la vittoria della Clinton avrebbe dovuto correggere anche in Europa la spinta anti-globalizzazione causata dalla Brexit, non è più problema cogente della comunità internazionale.

Oggi le priorità sono altre e il cosiddetto referendum costituzionale è ormai tema secondario, che riguarda solo il destino prossimo venturo del circolo etrusco che lo ha proposto.

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