Accordo Opec per il taglio alla produzione: l'Arabia Saudita e il suo sogno di jihad globale i grandi sconfitti.



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«Raggiunto l’accordo per il taglio della produzione di greggio. I Paesi dell’Opec hanno deciso un taglio congiunto della produzione pari a 1,2 milioni di barili al giorno, che porterà il tetto produttivo complessivo a 32,5 milioni di barili al giorno. Lo ha dichiarato in conferenza stampa il presidente dell’Opec, nonché ministro del Petrolio del Qatar, Mohammed Bin Saleh Al-Sada. Dopo mesi di faticose trattative è stata quindi raggiunta l’intesa che consentirà di risollevare le quotazioni, che all’inizio dell’anno erano precipitate sotto i 30 dollari al barile a causa dell’eccesso di offerta sul mercato». Così sulla Stampa del 1 dicembre.

Nota a margine. Accordo importante non solo dal punto di vista commerciale, ma anche geopolitico. La conseguenza, salvo imprevisti, sarà una stabilizzazione del prezzo del petrolio. Aiuterà la Russia che dal crollo del prezzo petrolio ha avuto grande nocumento, essendo il greggio la sua risorsa principale. Anche per questo si è spesa tanto per favorire tale accordo.

Interessante che l’intesa si sia stata ratificata anche da Teheran, che ha recalcitrato non poco, e che alla fine ha visto riconosciute le sue ragioni: al contrario di altri produttori (anzitutto l’Arabia Saudita) vede salva la sua produzione, che non subisce tagli, nonostante le pressioni in tal senso.

L’Arabia Saudita è la grande sconfitta: gli era necessario bloccare il crollo del prezzo del petrolio, dal momento che le sue casse si sono dissanguate per sostenere i costi della jihad globale. Pur di arrivare a un compromesso con gli altri produttori, si è accollata da sola la metà del taglio della produzione.



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