Soros entusiasta della pandemia. "E' un momento rivoluzionario"



Piccole Note


George Soros sembra entusiasta della pandemia che imperversa nel mondo. In un’intervista a Project Syndacate, nella quale ovviamente si duole del flagello che sta mettendo “in pericolo la sopravvivenza della nostra civiltà”, ne intravede però degli aspetti più che positivi.

“Già prima che scoppiasse la pandemia – prevedeva Soros – mi ero reso conto che ci trovavamo in un momento rivoluzionario in cui ciò che sarebbe stato impossibile o addirittura inconcepibile in tempi normali non solo era divenuto possibile, ma forse anche assolutamente necessario. Poi è arrivata la COVID-19, che ha sconvolto radicalmente la vita delle persone e imposto una condotta di vita molto diversa. Si tratta di un evento senza precedenti che probabilmente non si è mai verificato in questa combinazione”.


Non si lascia andare a previsioni sul futuro, data l’incertezza del presente, ricordando, ad esempio, che la seconda ondata della spagnola fece più vittime della prima, e che il vaccino arriverà tardi e comunque il coronavirus tornerà a colpire in forma mutata, da cui una vaccinazione perpetua.


Previsioni da virologo che in realtà hanno dubbia valenza scientifica, ma che comunque devono essere lette con l’interesse del caso.


Il virus contro Trump e Xi


L’entusiasmo di Soros tocca l’apice quando accenna ai rovesci che il virus ha causato ai due leader politici che aveva individuato come nemici da abbattere. Così sul presidente degli Stati Uniti: “Sta letteralmente lottando per la sopravvivenza. Aggiungerei anche che confidavo che Trump si sarebbe auto-distrutto, e che ha superato le mie migliori aspettative”.


In realtà Trump non si è affatto auto-distrutto: se non ci fosse stata la pandemia sarebbe sicuramente stato rieletto alla Casa Bianca, come riconoscevano tutti gli analisti del mondo. È stato distrutto ( o almeno rischia) dal virus, che è tutt’altro.


Interessanti anche le considerazioni sulla Cina, con la quale taluni auspicano un coordinamento per contrastare il virus. Soros spiega di non condividere tale idea, perché la Cina è guidata da un dittatore, Xi Jinping.


Xi, spiega Soros, ha fatto l’errore di trasformare la propria carica a vita. Dopo tale mossa, secondo lo speculatore, se da un lato l’ha è più forte, “dall’altro è estremamente debole e ora, forse, anche vulnerabile”.


Non è meglio spiegato perché il leader cinese ora sarebbe più vulnerabile, ma è ovvio che Soros si riferisce ai danni prodotti all’economia del Dragone dalla pandemia e soprattutto al nuovo – ancora relativo – isolamento di Pechino provocato dalla guerra di propaganda scatenata dall’amministrazione Trump, basata sul “virus cinese”.


Si può notare la contraddizione insita in quanto espone Soros: da una parte egli non sa contenere la gioia per le difficoltà in cui si sta dibattendo Trump, e dalla sua probabile fine, dall’altra è contentissimo della direttrice che egli ha imposto alla politica estera Usa: lo scontro alzo zero con Pechino, infatti, ha reso Xi Jinping “più vulnerabile”. Tali le contraddizioni della geopolitica e tali gli esiti imprevisti della scelta politica di Trump, che di fatto sta facendo il gioco dei suoi nemici più irriducibili.


Il coronavirus e la Finanza globale


Non si tratta solo del destino di due leader politici, ma anche dei destini del mondo. Ai decenni in cui il pianeta è stato dominato dalla grande Finanza, di cui Soros è portavoce (compito che svolge, va detto a suo merito, con brutale franchezza) sono seguiti anni nei quali si è registrato un ritorno della Politica, con la Brexit, ma soprattutto la vittoria di Trump.


Un ritorno al quale ha contribuito anche la presidenza di Xi, la cui carica è diventata vitalizia in coincidenza con il cambiamento di assetto della Cina, che si è proposta come potenza geopolitica a proiezione globale, uscendo dall’angolo nel quale era stata confinata, così che non desse disturbo, dal Potere finanziario mondiale.


Così la sorte dei leader della due superpotenze globali, in quanto esponenti della Politica che ha la pretesa di primazia sulla finanza, appare strettamente legata. E la caduta dell’uno, rafforzando la presa della Finanza globale, giocoforza indebolirà l’altro.


Soros si dilunga poi sui suoi rapporti con le élite cinesi ai quali la forte presidenza di Xi ha tolto potere, riferendo il loro malcontento. Tali rapporti dovrebbero preoccupare il presidente cinese, dato che l’oligarca indulge a sostenere in vari modi, soldi e altro, moti rivoluzionari contro leadership indesiderate, come avvenuto per in Europa dell’Est e altrove.


Il cenno di Soros spiega forse anche l’assenza sulla scena di Xi, per alcuni giorni, all’apparire del virus a Wuhan. Forse temeva qualche disturbo all’interno del suo Paese…


Ma al di là, resta che il coronavirus ha offerto a Soros e alle élite internazionale di cui partecipa un insperato “momento rivoluzionario”, “unico” nel suo genere, come sottolinea, che può riconsegnare loro il Potere globale in parte perduto.


Infine, Soros accenna alle vicende europee, ma appaiono secondarie dato che i destini del mondo si giocano altrove, in scontri i cui esiti, se andranno secondo le direttrici auspicate dall’oligarca, avranno conseguenze virali.

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