Quando Attali profetizzava nel 2009 la pandemia (e quello che sarebbe accaduto dopo)...

30 Marzo 2021 18:00 Piccole Note

Riportiamo una nota di Jacques Attali scritta per l’Express il 5 marzo del 2009, nella quale il noto economista-saggista profetizzava l’arrivo di una pandemia che avrebbe creato le condizioni per l’instaurazione di un nuovo “governo mondiale”.

“La storia ci insegna che l’umanità si evolve in modo significativo solo quando ha veramente paura: allora mette in primo piano meccanismi di difesa; a volte intollerabili (capri espiatori e totalitarismi); a volte futili (distrazione); a volte efficaci (terapeutici, mettendo da parte, se necessario, tutti i precedenti principi morali)”.

“Poi, una volta superata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale e per includerli in una politica sanitaria democratica”.

“L’inizio di una pandemia potrebbe innescare una di tali paure strutturali”. Se non sarà più grave delle due precedenti paure legate al rischio pandemico (la crisi della mucca pazza del 2001 in Gran Bretagna e quella dell’influenza aviaria del 2003 in Cina), avrà comunque conseguenze economiche significative (calo del trasporto aereo, del turismo e del prezzo del petrolio); costerà circa $ 2 milioni per ogni persona contagiata e abbasserà i mercati azionari di circa il 15%; il suo impatto sarà molto breve (il tasso di crescita della Cina è diminuito solo durante il secondo trimestre 2003, per esplodere più in alto nel terzo); avrà conseguenze anche in termini di organizzazione (nel 2003 sono state adottate misure di polizia molto rigorose in tutta l’Asia; l’Organizzazione mondiale della sanità ha istituito procedure di allerta globale e alcuni Paesi, in particolare Francia e Giappone, hanno accumulato notevoli riserve di farmaci e mascherine)”.

“Se sarà un po’ ‘più grave, il che è possibile perché trasmissibile da uomo a uomo, avrà conseguenze veramente planetarie: economiche (i modelli suggeriscono di pensare che potrebbe portare a una perdita di 3 trilioni di dollari e a un calo del 5% del PIL globale) e politiche (a causa del rischio contagio, i paesi del Nord avranno interesse a garantire che quelli del Sud non cadano preda della malattia e dovranno quindi garantire che anche i più poveri abbiano accesso ai farmaci oggi immagazzinati solo per i più ricchi); quindi, una grave pandemia, farà sorgere, molto più di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la consapevolezza che l’altruismo è necessario, almeno quello interessato”.

“E, anche se, come possiamo ovviamente sperare, questa crisi non sarà grave, non dobbiamo dimenticare, come avvenuto per la crisi economica, di imparare la lezione, in modo tale che, prima della prossima, inevitabile, pandemia, siano predisposti meccanismi di controllo e processi logistici adeguati per un’equa distribuzione di farmaci e vaccini”.

“Per fare ciò, dovremo istituire una forza di polizia globale, uno stoccaggio [di farmaci e vaccini ndr.] globale e quindi una fiscalità globale. Verremo allora a porre le basi di un vero governo mondiale, molto più velocemente di quanto avrebbe consentito la sola ragione economica. È vicino a un ospedale, nel XVII secolo, che si posero le basi, in Francia, di vero e proprio Stato”.

Riportando il brano, non vogliamo evidenziare la pistola fumante di un complotto preordinato riguardo l’attuale pandemia, anche se è stupefacente quante e quanto accurate siano state le profezie in tal senso. Resta, però, che quanto scrive Attali non è estraneo a quanto sta avvenendo nella realtà.

C’è, infatti, in tanti padroni del vapore, il desiderio di usare della crisi globale per ridisegnare il mondo, come appunto declina il saggista delle élite.

Va detto che Attali ha obliterato i fattori di rischio della sua prospettiva, probabilmente in maniera cosciente per evitare critiche.

Il suo buonismo, infatti, stride con la predazione che la pandemia avrebbe consentito, e sta consentendo, al suo ristretto circolo di privilegiati, che sta consolidando il suo potere economico-politico-finanziario sul mondo a danno delle moltitudini, alle quali la crisi ha morso le carni vive, sia in termini di restrizioni delle libertà personali, che economici che di salute.

Né si vede quello slancio umanitario tanto idilliacamente profetizzato, dato che il consolidamento di tale potere si attua, né poteva essere altrimenti, attraverso una modalità feroce (come evidenzia ad esempio la guerra dei vaccini).

Il nuovo ordine non sarà un governo mondiale, non almeno nelle forme idilliacamente presagite da Attali. Tale ordine declinandosi piuttosto come un nuovo assetto politico-sociale globale, nel quale le moltitudini sono espulse dai processi decisionali più rilevanti, come evidenziato dal modus operandi europeo – e di gran parte del globo – riguardo la pandemia, dove una casta di intoccabili e irresponsabili, nelle diverse accezioni del termine, decide al di fuori di ogni controllo, sulla salute, sul lavoro, sull’economia etc. Essendo essi immuni, a proposito di vaccini, dalla possibilità di pagare per i loro errori, che pure costano vite e destini.

Ma al di là delle considerazioni di merito, resta la follia chiave dello scritto, il cenno fondante il folle immaginario di Attali, che sia la paura la spinta positiva della storia.

In realtà, quando è stata questa a dettare i tempi della storia, ha sempre prodotto mostri. Ignora, lo scrivente, come sia stata invece la speranza a creare nuove prospettive storiche, come accadde, ad esempio nel Secondo Dopoguerra.

La Comunità europea, che il signor Attali rappresenta così indegnamente, non è nata dalla follia di Hitler, ma dalla speranza suscitata dalla fine dell’incubo nazista e grazie alle forze positive che l’hanno combattuto. Non è un errore di prospettiva da poco, soprattutto per chi ha la pretesa di fondare un nuovo ordine mondiale…

Da questo punto di vista, la lotta tra speranza e paura era e resta il binomio sul quale si decidono i destini attuali del mondo.

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