Fulvio Scaglione - Gentiloni e la Siria: "coerenza" o "a pecoroni"?



di Fulvio Scaglione - Occhidellaguerra

La seduta parlamentare è stata torpida, d’altra parte si parlava solo di Siria, bombardamenti, armi chimiche, di un possibile conflitto con Usa, Francia e Regno Unito da un lato e Russia e Iran dall’altro, mica si poteva pretendere. Forse proprio per via del clima sonnolento, sono passate un po’ sotto traccia alcune affermazioni del premier uscente Gentiloni che, invece, meritano di essere considerate.


Punto primo: “Non possiamo accettare che torni la legittimazione dell’uso delle armi chimiche”. A quanto pare, dunque, il nostro primo ministro sa con certezza che le armi chimiche sono state usate a Douma. Per carità, tutto è possibile. Chi può mettere la mano sul fuoco rispetto a ciò che accade in una guerra orribile che si combatte da sette anni senza tregua? Però l’Onu dice che non lo sa. Militari (anche italiani) ed esperti non sono per nulla convinti. Quelli che invece si dicono sicuri, cioè Usa, Francia e Regno Unito, non spiegano come fanno a saperlo che le armi chimiche sono state usate né di quali prove dispongano. Se Gentiloni invece ha elementi solidi, perché non ci dice qualcosa? Perché non rende edotti anche noi cittadini, al posto di lasciarci all’oscuro di fronte alla prospettiva di una possibile guerra mondiale?


Punto secondo: l’attacco di Usa, Francia e Regno Unito è stato “una risposta motivata, mirata e circoscritta”. Per il “motivata” vedi punto primo. Per il “mirata” bisognerebbe capire a che cosa miravano. “Circoscritta”: magari per estensione territoriale, ma non per effetto politico e strategico. Non si può far finta di non sapere che l’attacco ha avuto comunque l’effetto di rincuorare le sacche della resistenza ormai popolate solo da terroristi, come terroristi erano i miliziani di Jaysh al-Islam che resistevano a Douma. Per fare un esempio: e se domani, a Idlib, quelli di Al Nusra inscenassero un finto attacco chimico?

Punto terzo: “L’Italia non è un Paese neutrale che sceglie di volta in volta con chi schierarsi tra Alleanza Atlantica e Russia. È un coerente alleato degli Stati Uniti, e non di questa o quella amministrazione Usa”. Questo è il punto chiave, perché rivela il puro espediente e il fondo sabbioso, quindi instabile, della retorica vetero-atlantista. Qualcuno ha forse chiesto al nostro governo di uscire dalla Nato e di stipulare un’alleanza politico-militare con la Russia? Ci siamo persi qualcosa? Agli atti non risultano appelli per una mossa così clamorosa. Che Gentiloni abbia preso un abbaglio? O forse siamo un Paese così suddito che anche solo avanzare un dubbio o una perplessità ci fa temere ritorsioni e vendette?


Inoltre: siamo un “coerente alleato degli Stati Uniti”. Coerente? Ma che vuol dire? In questo caso, significa solo questo: non abbiamo prove dell’attacco con armi chimiche dell’aviazione di Bashar al Assad ma gli Usa ci dicono che è così e noi obbediamo. Com’è successo, peraltro, con il “caso Skripal”, l’ex spia russa che sarebbe stata avvelenata col gas nervino per ordine di Vladimir Putin. Non ne sappiamo una beata fava ma il Regno Unito ha detto così, gli Usa anche, la Francia anche e noi ci siamo allineati.


“Coerente”, nell’accezione usata da Gentiloni, vuol dire “a pecoroni”, null’altro. Siamo oggi coerenti con la Siria come lo fummo nel 2001 con l’Afghanistan, nel 2003 con l’Iraq, nel 2011 con la Libia. E se pure vogliamo scordarci il passato, consideriamo quanto sia coerente il distacco con cui osserviamo quanto accade nello Yemen, dove i nostri alleati (proprio Usa, Francia e Regno Unito) collaborano con la coalizione guidata dall’Arabia Saudita che, nel tentativo di insediare e proteggere un regime a lei gradito, da anni bombarda senza pietà pure i civili (almeno 10 mila vittime innocenti, finora) usando tra l’altro bombe fabbricate in Italia e dall’Italia poi trasferite verso l’Arabia Saudita. Gentiloni, in Parlamento, si è concesso la botta di vita del solito attacco al sovranismo, dicendo che “nessuna stagione sovranista può portare al tramonto dell’Occidente e dei suoi valori”. Ok, perfetto. Allora, visto che si parla di “valori”, perché non ci atteniamo alle leggi dell’Unione europea, che vietano l’esportazione di armamenti verso i Paesi che non rispettano i diritti umani, come appunto l’Arabia Saudita? Perché non facciamo nostro l’appello del Parlamento europeo per un embargo totale sulle vendite di armi ai Paesi impegnati nel conflitto in Yemen? Dopo tutto, abbiamo aderito alle sanzioni contro la Siria, quindi sappiamo come si fa.

E invece niente. Perché siamo “coerenti”. Ben venga quindi l’iniziativa della Rete Italiana per il Disarmo e del Centro europeo per i diritti umani e costituzionali di Berlino che, insieme con l’associazione yemenita Mwatana (che registra tutte le violazioni commesse dai belligeranti nello Yemen), vuol portare in tribunale sia l’azienda tedesca che produce le bombe in Italia sia l’Autorità italiana che autorizza l’esportazione degli ordigni. La coerenza, se non ha un prezzo, che coerenza è?

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