I Repubblicani negli Usa: una storia tragicomica

Il governo federale è fermo, una serie di tagli per ridurre il debito avranno conseguenze economiche disastrose e non si vede nessuna soluzione all'orizzonte. Con questa premessa, Paul Krugman in The Boehner Bunglers trova un responsabile nella debacle attuale della crisi negli Stati Uniti: la radicalizzazione del partito repubblicano.
Come hanno scritto Thomas Mann e Norman Ornstein nel loro “It’s Even Worse Than It Looks”, il partito dell'Elefantino è divenuto “una componente estremista, restio al compromesso, non persuaso dalla dinamica dei fatti, le prove e la scienza; e delegittima la sua opposizione politica”. Ma, secondo Krugman, c'è un'altra questione da considerare: i leader conservatori non sono solo ideologicamente estremisti, ma anche profondamente incompetenti.

In tal senso, è inquietante il rapporto del Sunday’s Times sulle origini della crisi attuale: all'inizio dell'anno, alcuni dei “soliti sospetti” - i fratelli Koch, il braccio armato della Heritage Foundation, ed altri finanziatori storici – hanno pianificato la strategia subito dopo la sconfitta elettorale del partito Repubblicano. Non hanno parlato di abbandonare idee che gli elettori avevano bocciato, ma di estorsione, con lo shutdown come arma per portare il presidente Obama ad abbandonare la sua riforma sanitaria. Si tratta di strategia politicamente folle. Come si poteva pensare, sottolinea il premio Nobel, che il presidente avesse potuto rinunciare alla sua più grande conquista per la pressione di un partito sconfitto ed impopolare.
Ancora più inquietante poi è stata la risposta dei leader repubblicani al Congresso, che non si sono discostati dai loro attivisti, ma hanno fatto capire che l'estorsione avrebbe dovuto realizzarsi sulla riduzione del debito e non sullo shutdown del governo.
Molte persone sembrano perplesse sulla trasformazione del partito repubblicano nell'equivalente dei Keystone Kops: i Boehner Bunglers (confusionari), ironizza Krugman. I vecchi repubblicani, molti dei quali si sono discostati dalla recente radicalizzazione, sembrano spiazzati. Ma il tutto era prevedibile se si considera che su cambiamento climatico ed inflazione, per fare solo due esempi, i membri del partito credono quello che vogliono credere e le prove contrarie sono bollate come cospirazione liberal. Nelle elezioni del 2012 il fatto più importante non è stato che Mitt Romney abbia perso, ma che tutti gli esperti politici intorno a lui non consideravano neanche l'ipotesi di una sconfitta: i sondaggi a maggioranza avevano predetto la vittoria di Obama, ma i repubblicani li denunciavano come truccati ed attaccavano i media che li riproponevano.
Sfortunatamente per tutti i cittadini americani, conclude Krugman, anche lo shock della sconfitta elettorale non è stata abbastanza per il partito repubblicano, che resta un partito dominato da un pensiero estremista, restio al compromesso e non in grado di affrontare le contingenze della realtà. Ed ora i leader del partito si sono chiusi in un angolo: è chiaro che Obama non può e non vorrà negoziare sotto la minaccia che il Congresso potrebbe prendere misure in grado di distruggere l'economia. Ma i leader repubblicani stanno solo improvvisando e non sanno come interrompere quello che hanno creato.

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