"250 euro di sussidi per andare avanti". Le lacrime di Theodoris e l’altra faccia della medaglia

03 Agosto 2021 12:00 Antonio Di Siena

Nonostante le imprese epiche di Tentoglou e Douskos che a Tokyo hanno spinto la Grecia più in alto della Spagna (per dirne una) nel medagliere olimpico, le medaglie dei Giochi olimpici hanno un’altra faccia molto meno gloriosa e pubblicizzata.

È la faccia di Theodoris Iakovidis, il sollevatore di pesi greco che ha annunciato in diretta tv il suo ritiro. Fra le lacrime ha denunciato le vergognose condizioni degli atleti ellenici, costretti a tirare a avanti con soli 250€ al mese di sussidi. Dell’impossibilità di allenarsi serenamente e della vergogna che prova nell’andare persino dal suo fisioterapista che, conoscendo il suo stato di indigenza, non accetta denaro da lui.

È lo stesso l’atleta che qualche anno fa aveva raccontato la miseria degli sportivi greci ridotti a pranzare alla mensa per i poveri di una chiesa di Kallithea, periferia di Atene.

Un contesto drammatico in cui è di fatto impossibile continuare a praticare sport in modo professionistico. Ma come sempre accade da un po’ di tempo a questa parte il popolo di Grecia si mostra molto più umano dei suoi governanti. La tifoseria del Panathinaikos, club in cui milita Theodoris, ha aperto un conto corrente di solidarietà per sostenerlo. Mentre la rete si è mobilitata per seguire in massa il profilo Instagram di Iakovidis, facendo così aumentare la visibilità e quindi le sponsorizzazioni e consentirgli di continuare ad allenarsi.

Una storia solo apparentemente grottesca, perché assolutamente in linea con il contesto sociale generale greco in cui la soglia di povertà coinvolge ormai il 35% della popolazione. E ha visto crescere esponenzialmente la presenza delle mense sociali in quasi tutti i quartieri delle grandi città. Nella sola area metropolitana di Atene, ad esempio, sfamano 40mila senza fissa dimora (prima della crisi erano 11mila). Una condizione miserabile che ha colpito anche la medaglia d’oro Miltos Tentoglou il cui allenatore, dopo la vittoria olimpica nel salto in lungo, ha denunciato la totale mancanza di fondi in cui versa l'atleta, costretto ad allenarsi in impianti privi di illuminazione notturna e ridotto a mangiare nelle taverne di Kalamata che “forniscono il vitto al nostro campione”.

Povertà ed esclusione cui si aggiunge l’assenza di qualunque prospettiva di riscatto sportivo. Una strada che, da sempre, contribuisce a salvare migliaia di giovani di tutto il mondo emancipandoli dalla miseria e dal degrado delle periferie. Ma che nel Paese che ha dato origine alle Olimpiadi sembra essere definitivamente preclusa.

Nel mio piccolo, oltre che provare a raccontarvi e denunciare quello che da decenni accade in Grecia per colpa delle criminali politiche dell’Ue, posso solo invitarvi a seguire il profilo Instagram di Theodoris Iakovidis. Un gesto simbolico per sostenerlo e consentirgli di continuare a rappresentare con orgoglio e dignità la Grecia e il suo popolo così come ha sempre fatto fino ad oggi.

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