Prodi e gli "effetti collaterali" dello smart working

05 Settembre 2021 15:00 Pasquale Cicalese

Oggi c'è un editoriale di Prodi su Il Messaggero sullo smart working.

L'ex premier riconosce che il lavoro sta cambiando, che ha portato benefici, rimarca però, nella PA, le lamentele degli utenti per la mancata presenza fisica.

Non voglio parlare di questo. Intanto, a differenza di quel "genio" dell'economia del lavoro Brunetta, l'ex Ministro della Funzione Pubblica Dadone, quando era in carica, informò la stampa dell'aumento di produttività nella Pa.

Un dato sicuro viene dal Presidente dell'Inps Tridico, non l'ultimo economista, il quale a luglio informò che nel suo ente la produttività era aumentata del 12.5%. So per diretta esperienza di dati simili in altri enti pubblici. Ma bisogna anche dire la mole di lavoro per tutti gli incentivi dati a tanti settori economici durante la pandemia, che necessitano di varie documentazioni per essere approvate.

Furono, e sono, enormi, rispetto alla pre-pandemia. Ma, ripeto, non voglio parlare di questo. Verso la fine dell'editoriale Prodi informa di un fenomeno che sta avvenendo. Molte nazioni hanno bisogno di lavoratori e tanti italiani, pagati il doppio rispetto al nostro Paese, dati i miseri salari, lavorano a distanza per Inghilterra, Francia, Germania e altri paesi. Buon per i lavoratori, pessima situazione per l'economia italiana, sostiene Prodi, per la perdita di lavoratori che non si trovano. Continuate a pagare la gente quattro lire, questo è il risultato.

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