Dovevamo diventare come gli Usa. Missione compiuta!

05 Ottobre 2021 16:00 Pasquale Cicalese

Questa mattina l'editorialista di Milano Finanza Guido Salerno Aletta, in un post su Facebook, scriveva più o meno così: la classe padronale e sindacale (immagino la "Triplice") vengono illuse con il deficit strutturale, pensando che si crei crescita, non avendo basi produttive. Appunto, le avevamo, smantellate negli anni Novanta con le privatizzazioni prima e poi con le delocalizzazioni. Ora il panorama produttivo è striminzito, appena il 19% del Pil, superato dalla rendita (20-22%). E al sud è quasi inesistente, tutto chiuso.

Un popolo senza identità, conseguenza di ciò, prende il posto del proletariato ed i comunisti non riescono ad intercettare più i settori popolari.

Dovevamo diventare come gli Usa: aristocrazia finanziaria, rendita, e povertà diffusa, quel poco che rimane della classe media maciullata dal fisco e dal raddoppio prezzi euro-lira. E la missione è stata compiuta.

Ne hanno un'enorme responsabilità i comunisti - o autoproclamati tali - che appoggiarono i governi di centro sinistra degli anni Novanta, quando furono poste le basi legislative dell'attuale panorama produttivo, economico e sociale.

Ero giovane, ma avevo un ricordo nitido della Prima Repubblica e non volli partecipare a questo massacro, mi ritirai a vita privata.

Il crollo del Muro di Berlino anticipava la tragedia sociale, ma intanto avvenivano sommovimenti rivoluzionari ad est.

Un colosso divenne subfornitore di tutte le multinazionali, spiazzando paesi come il nostro. Si pensava che sarebbe finita cosi, ma la dirigenza di quel colosso, a seguito della crisi asiatica e russa del 1997, prese le misure. Andò piano, non volle farsi accorgere, fino a quando nel 2008 passò al plusvalore relativo, un miliardo e 400 milioni di persone che basavano il proprio apparato produttivo su scienza, sapere e tecnologia. Intanto, non si fermò, e memore dell'assetto socio economico di Francia e dell'Italia stessa della Prima Repubblica, ne mutuò l'assetto sociale, processo non ancora concluso.

Il paradosso è che noi lo avevamo, eravamo una potenza industriale e ora siamo in balia dei mercati mondiali sui prodotti dell'industria di base.

Per finire, è proprio di ieri la notizia che la produzione di alluminio ritorna a Portovesme, simbolo delle delocalizzazioni: senza industria di base quel che rimane dell'apparato produttivo è in balia dei mercati mondiali - industria di base che avevamo specie al sud e smantellata per volere tedesco. Dobbiamo ancora fare i conti con il Muro di Berlino, ma ormai, la stessa Germania non se la passa tanto bene. Vendetta della storia.

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