CARCERE MINORILE: NE VALE LA PENA? TESTIMONIANZA DI UN ARTETERAPEUTA

10 Marzo 2022 16:00 Pasquale Cicalese

Pubblico una testimonianza di un caro amico su di un carcere minorile di Bologna. Vi invito calorosamente a leggerla. Con questo preziosissimo contributo il blog si apre ad altre tematiche, per non ingabbiarsi in quelle economiche. Buona lettura.

Sei un’arte terapeuta, da quanti anni e in che settore lavori?

Mi chiamo Antonio Boccalupo, faccio l’arte terapeuta per la Giustizia Minorile di Bologna. Visto che ti dirò qualcosa del mondo carcerario attraverso le lenti dell’arte terapia mi sembra opportuno descrivere brevemente che cos’è.

L’arte terapia nasce negli ospedali inglesi durante la seconda guerra mondiale. Sono soprattutto giovani artisti che, sentendo il bisogno impellente di rendersi utili in quel tragico momento, portano l’arte all’interno dei padiglioni ospedalieri, sia per alleviare le sofferenze traumatiche dei soldati che tornavano dal fronte, sia dei civili. Risaltò a tutti, soprattutto ai medici, che i pazienti che disegnavano e dipingevano miglioravano più velocemente. Furono per primi gli psicanalisti junghiani, da sempre interessati al potere simbolico e curativo dell’arte, a creare un ponte tra arte e terapia, tra arte e logos, da lì la nascita dell’arte terapia. La sua particolarità sta null’utilizzo dei materiali artistici quali strumenti per dare forma, colore e voce ai propri vissuti e renderli possibili di trasformazione. In arte terapia il linguaggio artistico e quello verbale sono come due fili che si intrecciano: le immagini aprono la strada alle parole, guidandone il corso. Personalmente ti racconto che faccio l’arte terapeuta dal 2011, quando la Giustizia Minorile di Bologna mi ha affidato il primo incarico, 200 ore, da allora non ho più smesso, nel 2021 sono diventate 1100. Mi occupo di ragazzi, età media 16/17 anni, che incappano nelle maglie della giustizia, ora ne seguo 27 in individuale e 6 in un setting di gruppo. Appartengono ai ceti sociali più bassi, la povertà è il primo trauma che incontrano venendo alla luce, poi quelli familiari. Il padre disoccupato, in carcere o alcolizzato, la madre figura debole, con traumi irrisolti.

Masticano pane, violenza e trascuratezza fin dalla nascita, non sanno che cos’è la cura, non sanno che cos’è l’amore. Se ti capita tutto ciò, allora è facile che l’unica emozione che ti viene da provare è la rabbia, che si esternalizza in modo distruttivo. La conseguenza è il trauma dell’arresto, e visto che in adolescenza avviene una ristrutturazione soprattutto a livello celebrale, i danni possono essere di lunga durata sia in termini psicologici che penali.

In che consiste il mio lavoro? Inizialmente accolgo il loro dolore, il loro mal essere, poi li aiuto a creare: disegnando, dipingendo, manipolando l’argilla e, attraverso la relazione che si ‘crea’, faccio emergere la loro parte buona, la loro parte costruttiva. Nonostante questo, se ne salvano pochi.

Il carcere minorile è un’istituzione totale, ritieni che sia efficace al recupero, che si faccia di tutto per riportare i detenuti alla vita? Se no, quale soluzione proponi?

Certo, il carcere è un’istituzione totale, solo? Il carcere è tante cose tra cui un contenitore nel quale la società ‘proietta’ le sue parti negative, cosa che diventa evidente davanti a reati eclatanti dove la gente si lascia andare agli istinti più bassi e violenti, quelli intrisi di vendetta, che altro è se non questo quando sentiamo frasi come: ‘bisogna buttare la chiave’, ‘deve marcire in galera’, ‘quando si invoca la pena di morte’.

Secondo, un carcere minorile non ha niente di diverso da quello degli adulti, sono uguali gli agenti con le loro angherie, i cancelli blindati, l’ora d’aria, le visite dei parenti, le perquisizioni nelle celle. Parlano i numeri, più del 60% ricommette il reato, percentuale quasi uguale a quelli degli adulti che sfiora il 70%. Allora il carcere educa? Recupera? I numeri dicono di no. E allora a cosa serve? Soprattutto da monito…e non certo per i detenuti.

Ti dico un’altra cosa, sai che c’è un abuso nella richiesta del certificato penale da parte dei privati? Sai che lo può richiedere solo un Ente Statale? Eppure ti assicuro che i privati lo chiedono quasi sempre, e se sei pregiudicato…e allora di cosa parliamo.

Cosa propongo. Appurato il fatto che il carcere non fa che peggiorare la situazione, per i rimedi non saprei che dire se non che bisogna intervenire negli stadi più precoci della vita, quando il bambino è ancora nella culla, perché anche i bambini più traumatizzati e trascurati a livello emotivo non diventano criminali violenti o sociopatici se hanno una qualche relazione positiva, se incontrano qualcuno che ha a cuore la loro sorte. I soldi ci sono per poterlo fare, e la volontà?

Ti lascio con la frase che apre la mia tesi di specializzazione in Arte Terapia: ‘ Le persone che il mondo onora non sono che delle canaglie che hanno avuto la fortuna di non essere colte in fragranza.’

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