Disastro europeo: l'asset inflation ora colpisce le popolazioni

28 Marzo 2022 09:00 Pasquale Cicalese

Chi ha letto il mio libro Piano contro Mercato saprà che in alcuni iscritti ammonivo sul disastro europeo.

La politica espansiva monetaria, decisa da Draghi sin dal 2011 con a diminuzione dei tassi d’interesse, poi portati a zero, e l’immissione successiva di liquidità per 4 mila miliardi, che, non trovando sbocchi europei, si indirizzò verso Wall Street gonfiando i titoli azionari, e verso i T-Bond, coprendo parte dell’enorme debito americano, unito a politiche fiscali restrittive e deflazione (diminuzione) salariale, con l’attacco al salario globale di classe, avrebbe portato futuri disastri.

Dare armi agli speculatori, in un contesto deflazionistico, avrebbe aumentato l’asset inflation, in questi anni azionari e obbligazionaria, da un anno e mezzo sulle materie prime. Ora abbiamo tale scenario: tasso di inflazione Usa 7.7%, tasso di interesse 0.50. tassi reali negativi per 7.2 punti percentuali. Tasso di inflazione area euro 5.7, tasso di interesse 0, tassi reali negativi per 5.7. Tasso di inflazione Cina 0.9%. tasso di interesse primario 3.7, tassi reali positivi per 2.6. I primi due bruciano risparmio e abbattono per via inflazione il debito, i terzi attirano capitali e difendono il risparmio (47% tasso di risparmio dei cinesi) dei loro cittadini. E’ la contrapposizione che scrivevo nel libro tra “hausmanizzazione monetaria” e “lotta di barricata” (della Pboc) che si svolge da decenni.

La Cina ha sempre mantenuto una politica monetaria ortodossa, salvaguardando i risparmi dei cinesi, e sin dal 2008 ha deciso politiche fiscali espansive e reflazione salariale, diminuendo fortemente l’apporto delle esportazioni al pil (ora al 17%, minimo mondiale).Nel 2017 durante il sub-forum Testing the Limits of Monetary Policy, del Forum asiatico di Bo’ao, il govenatore della Banca del Popolo cinese Zhou Xiaochuan affermava che non si può essere troppo dipendenti dalle politiche monetarie e che occorre mantenere alta al guardia su un ritorno dell’inflazione. Zhou Xiaochuan rivelava che il processo della ripresa economica globale era tortuoso e che in Europa la crisi del debito sovrano non era ancora risolta. Si tratta di un processo graduale ed anche le politiche monetarie globali devono essere modificate. Per lui era necessario considerare attentamente quando e come uscire dal periodo di alleggerimento quantitativo.

Dunque i cinesi erano perfettamente consapevoli che l’immissione di liquidità avrebbe portato inflazione e ammonivano gli europei, oltre che gli americani. Per questo si premunirono in tempo. Altro che sapevano della guerra .Era già noto a loro che sarebbe schizzata, tramite il QE, l’inflazione mondiale.

Per contrapporsi alcuni giorni la Cinafa ha deciso un taglio di tasse per 400 miliardi di dollari. Confermati, tra questi, 157 miliardi per piccole imprese, come ho scritto due mesi fa. Volevo sottoporvi un particolare: la pressione fiscale sui redditi, mediamente, nei paesi Ocse, i più industrializzati, è pari al 34%. In Cina al 21%.

Questo dà ai lavoratori cinesi un vantaggio maggiore in termini di consumi e risparmi rispetto ai lavoratori Ocse. Costruiscono, nel mentre in occidente, tramite il boom delle materie prime, si distrugge capitale industriale, un capitale industriale “integrato” – colossi pubblici, grandi imprese private – e ora PMI, dando loro sostegno fiscale. L’asset inflation colpisce ora le popolazioni occidentali tramite i rincari energetici e, da qui, alimentari (si parla addirittura di futura carenza). Lo scenario è di stagflazione, ma è diverso dagli anni settanta: le banche centrali occidentali, a partire dal 2008, hanno inondato di liquidità il sistema monetario, non arrivando a beneficio delle popolazioni – anzi, per loro gli hanno riservato la deflazione salariale -ma regalando fiumi di denaro agli speculatori che da un anno e mezzo sono andati a capofitto sulle materie prime. Quando si parla di speculazione, questa è.

I bilanci delle banche centrali occidentali non rispondono più alla realtà economica, ma sono preda della finanza di Davos. Hanno distrutto in 30 anni economia reale e popolazioni, come cavallette. Si parla di stagflazione, ma negli anni settanta c’era un periodo di alti salari, e da noi c’era la scala mobile, tolta definitivamente da Amato nel 1992.

Poi, 30 anni di tagli ai salari.

C’è stata l’illusione del RdC, giusto per acquietare un pò di gente, ma con queste bollette anche loro sono punto e a capo. Le cavallette, fomentate dalle banche centrali occidentali, si riversano sulle popolazioni tagliando drasticamente la capacità d’acquisto, mentre chi ha risparmi, come scritto sopra, se li vede decurtare.

Un disastro economico che non può essere risolto da chi lo ha creato.

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