Dottrina militare cinese: confermata l’attenzione ai “mari lontani”


Mentre nel Mar cinese meridionale aumentano le provocazioni da parte statunitense - sorvoli militari su isole contese ma sotto controllo di Pechino - la Cina popolare ha pubblicato il nuovo Libro bianco sulla strategia militare. In un “mondo che - si legge nel testo - sta subendo profondi cambiamenti” e con connessioni sono sempre più profonde, la Cina ribadisce di voler proseguire sulla strada dello sviluppo pacifico, della politica estera indipendente (traduzione: senza la conclusione di formali alleanze), della politica nazionale di difesa di natura pacifica e dell’opposizione all’egemonismo e alla politica di potenza.

In un contesto internazionale giudicato prevalentemente pacifico, con basse possibilità di una guerra mondiale, è tuttavia riscontrabile la persistenza di una tendenza all’egemonismo e all’interventismo tipico della politica di potenza. E la nuova centralità dell’area Asia-Pacifico nel contesto globale, porta inevitabilmente alla luce alcune tensioni che il Libro bianco elenca esplicitamente e collega alla strategia Usa del “Pivot to Asia”, con conseguente aumento delle forze militari e la riattivazione delle alleanze militari, al ritorno sulla scena del Giappone con la sua volontà di abbandonare il pacifismo post guerra mondiale, e alle provocazione dei Paesi vicini sul Mar cinese meridionale.
Ma le novità - anche se sono il frutto di riflessioni già in atto da tempo in ambito militare - non mancano certo e sono legate proprio alla crescente proiezione politico-diplomatica cinese e alla centralità delle vie di comunicazione internazionali per il proseguimento dello sviluppo economico e il raggiungimento dei due “obiettivi secolari” della dirigenza comunista (una società moderatamente prospera nel 2021 e un paese socialista moderno prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato e armonioso per il 2049): è giunto ormai il tempo di abbandonare il pensiero strategico collegato alla “priorità della terraferma sul mare” a vantaggio della difesa dei mari e degli oceani e della tutela dei diritti e degli interessi.

Da qui la necessità di “sviluppare una moderna struttura di forza militare marittima in coerenza con i propri interessi di sicurezza nazionale e di sviluppo, salvaguardare la sovranità nazionale e i diritti e interessi marittimi, proteggere la sicurezza delle vie di comunicazione marittime strategiche e gli interessi all'estero e partecipare alla cooperazione marittima internazionale, in modo da fornire il supporto strategico per la costruzione di una potenza marittima”. La marina militare è chiamata, quindi, non solo alla difesa tradizione delle “acque al largo” ma a spostare sempre più l’attenzione sulla “protezione dei mari aperti”.
Diego Angelo Bertozzi

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