Pivot to Asia e Tpp: che strane coincidenze…



Che l’accordo di libero commercio Trans Pacific Partnership (TPP) abbia un alto valore strategico per gli Stati Uniti, come pilastro economico dell’anti-cinese Pivot to Asia, è da pochi messo in dubbio. E quei pochi che ancora di dubbi ne nutrano, conviene prestino attenzione ad alcune coincidenze temporali assai particolari. Il giorno successivo alla sua approvazione da parte dei dodici Paesi aderenti, l’ammiraglio statunitense Scott Swift, comandante della flotta del Pacifico e già balzato alle cronache per aver definito il TPP importante quanto una nuova portaerei, ha puntato il dito contro “alcune nazioni che continuano ad imporre controversie e limiti alla libertà di navigazione nei mari dell’area” - chiaro riferimento a Pechino - e proprio per questo “la flotta Usa del Pacifico resta impegnata come mai per garantire la libertà dei mari, come mai ... In parole povere, noi continueremo ad esercitare la libertà dei mari a tutela di tutte le nazioni, perché sappiamo dalla dolorosa esperienza passata, che sottrarsi a questo obbligo e responsabilità, mette molto più a rischio gli interessi marittimi di qualsiasi nazione”.

Ma non è tutto. La rivista Foreign Policy pochi giorni prima ha riferito la notizia che a Washington venga esercitata l’arte del dubbio: non è forse il caso - ci si chiede - di inviare navi militari e aerei entro le 12 miglia delle aree rivendicate dalla Cina nel mar cinese meridionale? Pare comunque che il dubbio verta più sul “quando” che sul “se”. Insomma, pare più un’arte (pericolosa) della provocazione.
Diego Angelo Bertozzi

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