Occupy Central e Hong Kong... Un messaggio per Taipei?


Per diversi osservatori il movimento "Occupy Central" attivo ad Hong Kong aveva come scopo l'invio di un preciso segnale alla popolazione di Taiwan (e proprio per questo sono giunti appoggi e particolare attenzione a livello internazionale): la formula "Un Paese, due sistemi" è solo una maschera propagandistica che nasconde il progetto totalitario di Pechino e che non lascia spazio ad alcuna reale autonomia politica.

Si deve intralciare in qualche modo la prospettiva - reale visto l'approfondirsi delle relazioni economiche e politiche tra lo stretto - di una graduale e pacifica ri-unificazione che darebbe una ulteriore spallata agli equilibri nell'area dell'Est-asiatico. La risposta "soft" delle autorità ha in parte depotenziato la forza del messaggio, ma non ne ha impedito la trasmissione.
La sostanziale sconfitta del Kuomintang, cioè del partito più sensibile all'approfondimento dei rapporti con Pechino e fedele alla formula di "una sola Cina, nelle elezioni amministrative di Taiwan" (e la storica vittoria del candidato del Partito democratico progressista nella capitale Taipei) potrebbe essere proprio un punto a favore di un tentativo di "rivoluzione colorata" che non puntava tanto ad un sovvertimento interno, ma alla più ampia configurazione dei rapporti di forza in un teatro decisivo come quello asiatico. E da Taipei arrivano i primi messaggi all’indomani di quella che è già stata definita una vera rivoluzione popolare contro un governo asservito al continente: "Questo è un messaggio molto forte, non solo per l'amministrazione del KMT, ma anche per Pechino"
Diego Angelo Bertozzi

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