"500 mila casi a Wuhan". Ha mentito la Cina o i media italiani non hanno letto lo studio?

30 Dicembre 2020 14:00 Francesco Fustaneo

Ricollegandosi a un articolo pubblicato dalla Cnn, diverse testate giornalistiche hanno riportato nei giorni scorsi uno studio cinese secondo il quale in relazione ai contagi da covid “a Wuhan ci furono 500mila casi, non 50mila” (ad esempio nel titolo dell’Ansa). Il corollario, nemmeno poi tanto celato, è che tale studio sia la “prova provata” che le stime ufficiali cinesi fornite siano false e che si voglia continuare a manomettere la realtà dei fatti sul numero reale dei contagi.

Ovviamente nessuno tra gli addetti ai lavori si è preso la briga di verificare la fonte ufficiale tra l'altro facilmente reperibile, in quanto riportata nello stesso pezzo online della Cnn.

Lo abbiamo fatto noi.

Prima necessaria premessa: la fonte in questione è lo stesso Ente che ha condotto lo studio, ossia il Chinese Center for Disease Control and Prevention, un'organizzazione tecnica governativa e nazionale specializzata nel controllo e nella prevenzione delle malattie e della salute pubblica. Già il fatto che sia appunto un' organizzazione governativa a pubblicare gli esiti della ricerca scientifica, dovrebbe quantomeno insinuare dei dubbi sulla presunta volontà di reiterare la diffusione di dati falsi. Se Pechino non volesse far trapelare ulteriori dati, evidentemente non farebbe divulgare i risultati di una ricerca scientifica da una organizzazione sotto la sua stretta supervisione.

Ma leggiamo esattamente cosa asserisce lo studio in questione, andando a tradurre il testo dal cinese all'italiano attraverso Google Traduttore (con la precisazione che chiaramente ci saranno refusi e storture linguistiche di cui ci scusiamo)

“Recentemente, il Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie ha organizzato il completamento di un'indagine sieroepidemiologica nazionale e l'analisi di una nuova polmonite coronarica. Lo scopo di questa indagine è comprendere la situazione della nuova infezione da virus da corona nella popolazione generale in aree con diversi livelli della nuova polmonite da corona, approfondire la comprensione scientifica delle caratteristiche della nuova infezione della polmonite da corona e valutare l'efficacia della prevenzione e del controllo epidemico in Cina.
L'indagine copre tre tipi di aree, tra cui Wuhan, città e prefetture fuori Wuhan, Hubei e sei province fuori Hubei (Pechino, Liaoning, Shanghai, Jiangsu, Guangdong e Sichuan). Un disegno di indagine campione è stato utilizzato per selezionare più di 34.000 persone nella comunità. Testando gli anticorpi sierici dei soggetti contro il nuovo coronavirus, si stima il livello di infezione del nuovo coronavirus nella popolazione. L'indagine adotta un metodo di indagine trasversale e la durata dell'indagine viene selezionata un mese dopo che la Cina ha contenuto la prima ondata di nuova polmonite coronarica. L'indagine ha rilevato che il tasso positivo di nuovi anticorpi corona nella popolazione della comunità di Wuhan era del 4,43% e il tasso positivo di anticorpi in altre città e prefetture di Wuhan, Hubei, era dello 0,44%. Tra oltre 12.000 persone in sei province fuori Hubei, sono stati rilevati solo 2 casi di anticorpi positivi e il tasso positivo era estremamente basso. Il tasso di positività agli anticorpi delle persone che sono state esposte a casi confermati di nuova polmonite coronarica è significativamente più alto di quello di altre persone e il tasso di positività agli anticorpi delle persone di mezza età e degli anziani è superiore a quello di altri gruppi di età. I risultati del sondaggio mostrano che la popolazione del nostro paese è generalmente a un basso livello di infezione, indicando che il controllo dell'epidemia con Wuhan come campo di battaglia principale ha avuto successo e ha efficacemente prevenuto la diffusione su larga scala dell'epidemia.”

Ovviamente omessa dai media nostrani è anche la parte in cui risultati di questa indagine sierologica si confrontano con i risultati di altri studi analoghi svolti all'estero.

Attingendo sempre alla fonte originale è infatti possibile leggere:

“Questa indagine è la prima indagine su larga scala basata sulla popolazione del tasso positivo di nuovi sieroanticorpi della corona in aree con diversi livelli di epidemia in Cina. Indagini rappresentative nazionali condotte in altri paesi hanno rilevato che dopo la prima ondata di epidemie, il tasso di infezione della popolazione era generalmente basso. Un sondaggio di campionamento casuale in due fasi condotto in Spagna dal 27 aprile all'11 maggio ha rilevato che il tasso di sieropositività medio nazionale era compreso tra 3,7% e 6,2%. Uno studio di follow-up di una corte di popolazione rappresentativa a livello nazionale condotto in Svizzera dal 6 aprile al 9 maggio ha rilevato che il tasso di positività agli anticorpi alla settimana 5 era di circa l'11%.”

Si tace infine anche sull'approfondimento dedicato al rapporto tra l'attuale indagine scientifica e la precedente espletata che omettiamo per brevità di riportare ma per chi volesse approfondire è reperibile nel sito che abbiamo sopra riportato.

L'unica notizia messa in risalto dai nostri media è dunque la deduzione che se sul campione oggetto di studio in relazione alla comunità di Wuhan il tasso di anticorpi riscontrato sia del 4,43% e che tale percentuale estesa non alla popolazione della sola Wuhan (circa 6 milioni) ma alla sua intera area metropolitana (circa 11 milioni) dia la misura dei contagiati (circa 500.000) senza citare il fatto che le stime possano includere anche soggetti asintomatici, né tanto menzionare i raffronti e le conclusioni dello studio, che ovviamente nessuno si sarà premurato di leggere.

Negli Stati Uniti, in Italia e in generale nello sviluppato occidente che sta dando al resto del mondo uno spettacolo drammaticamente fallimentare di come si affronta l'emergenza, stime del genere non esistono. Mancano ancora studi avanzati del livello del Centro cinese. Meglio quindi commentare, travisare, riportare in modo frettoloso e fuorviante i dati di chi ha sconfitto la pandemia con organizzazione statale, programmazione e, soprattutto, la sottomissione totale delle logiche privatiste del mercato nel nome del bene comune.

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