Dall'intervista che Iglesias ha rilasciato al Corriere di oggi, nell'imminenza delle elezioni municipali di Madrid, sembra di intuire che Podemos stia imboccando la strada della normalizzazione che l'M5S segue già da tempo.
In particolare, fa di tutto per smarcarsi dall'etichetta di comunista che le destre usano contro Podemos in campagna elettorale, argomentando che la svolta "keynesiana" dei vari Biden, Merkel e soci dimostrerebbe che le élite occidentali si starebbero rendendo conto che Podemos "aveva ragione" (quindi ammettendo implicitamente che gli obiettivi politici del suo partito non sono mai stati antisistema né, tanto meno, anticapitalisti).
Inoltre, quando gli chiedono perché esporsi in un evento elettorale dove ha tutto da perdere (nei sondaggi è dato indietro anche rispetto agli scissionisti usciti da Podemos su posizioni ancora più moderate), risponde di averlo fatto per contrastare il "pericolo fascista", cioè l'ascesa dell'estrema destra di Vox.
Ma guarda caso Vox è data in netto calo, mentre si rilanciano alla grande i neoliberali del PP, guidati dalla sindaca uscente le cui posizioni (vedi l'articolo sulla stessa pagina dell'intervista) appaiono ancora più pericolose. Tutto già visto nelle altre parabole discendenti di quei populismi di sinistra che si sono immolati sulle barricate di un antifascismo senza fascisti, abbandonando nel contempo qualsiasi velleità di contrasto nei confronti dei veri poteri dominanti.
Insomma la Spagna avrà presto il suo Di Maio.
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