USAID. Il fiume di denaro (alla luce del sole) verso i media "liberi" di mezzo mondo

di Chiara Nalli per l'AntiDiplomatico

USAID è un’agenzia per lo sviluppo fondata nel 1961 da JF Kennedy la cui missione è “guidare lo sviluppo internazionale per salvare vite umane, ridurre la povertà e rafforzare la governance democratica”.

Finanziata dal Governo del Stati Uniti; nel 2024 riceverà risorse per complessivi 63 miliardi dollari, di cui 32 miliardi di dollari dedicati a programmi di assistenza all’estero. L’assistenza all’estero è un pilastro fondamentale dell’attività dell’agenzia, in quanto finalizzata al duplice scopo di “promuovere gli interessi dell'America migliorando la vita nei paesi in via di sviluppo” creando mercati e partner commerciali per gli Stati Uniti.

Nulla di nuovo, in effetti: rientrano perfettamente nelle prerogative di una potenza egemone la selezione dei propri partner strategici e il sostegno al loro sviluppo.

Notevolmente più sorprendente è stato invece trovare, tra gli speaker del World Press Freedom Day, proprio la direttrice di USAID.

In effetti, in questo 2023 la kermesse sulla libertà di stampa celebrata dall’UNESCO ci ha regalato grandi sorprese, come l’upgrade - di ben 27 posizioni - dell’Ucraina nel World Press Freedom Index(1); dettaglio che lascia ben pochi dubbi su quale sia il concetto di “libertà di stampa” alla base delle valutazioni effettuate da Reporters Sans Frontieres e avallate dall’UNESCO.

Ma pur volendo dare per acclarato come il concetto di “libertà di stampa” si sia evoluto per diventare funzionale alla narrazione (a senso unico) del conflitto in corso, credo resti tuttavia da comprendere quale sia il ruolo esercitato, in tale contesto, da un’agenzia pubblica, espressione di un singolo stato (non una multilaterale, per intenderci). Per di più, un’agenzia formalmente dedicata allo sviluppo economico e che non contempla nel proprio mandato (almeno formalmente) alcunché correlato con stampa e informazione.

Per capire come e in che misura la USAID lavora nel panorama della stampa mondiale, si può partire dal bilancio annuale (pubblicamente reperibile sul sito internet dell’agenzia) nel quale si rintraccia rapidamente la voce di spesa riservata al settore dell’informazione: denominata Media indipendenti e flusso di informazioni, è funzionalmente affiancata da altre due voci, Società civile e Competizione politica e costruzione del consenso.



Se i nomi di tali programmi non fossero sufficientemente chiari riguardo le attività che sottendono, basta dare uno sguardo agli obiettivi strategici dichiarati nel bilancio stesso: dall’epico “aumentare la capacità dei nostri alleati di resistere all’influenza maligna di (altre) entità, statali e non” al più prosaico “intensificare la partnership con le organizzazioni della società civile per mobilitare il supporto e plasmare l’opinione pubblica estera”.



Shape foreign public opinion”: per quanto mi riguarda sarebbe già abbastanza chiaro ma, volendo andare più sul concreto, sono gli stessi vertici dell’agenzia che, nel contesto di discorsi resi in varie occasioni – e solo negli ultimi tre mesi - ci forniscono qualche esempio sui metodi con cui è stata plasmata l’opinione pubblica estera e soprattutto, in quali paesi.

Partiamo dalla Moldavia, definito come “un luogo che annega nella disinformazione intenzionale”: qui USAID ha lanciato la Media-M Initiative, un programma mediante il quale è stato fornito supporto tecnico ad una serie di canali d’informazione on-line per aumentare la penetrazione di mercato. Uno di questi canali sarebbe poi diventato il più cliccato nel periodo della pandemia poiché in grado di offrire “informazioni basate sui fatti”. Traduzione: già dal 2019, in Moldavia è stata agevolata la diffusione di determinati siti di notizie on-line che poi, cavalcando l’onda mediatica della pandemia, hanno consolidato la propria posizione.

La Moldavia è uno dei fronti caldi con la Russia ed è sufficiente scorrere le cronache a partire dal 2020 per immaginare quale sia stato il peso di media fedeli alla linea di Washington.

Prossimo esempio: Nicaragua, paese alleato della Russia. Qui un giornale sgradito al governo, La Prensa, avrebbe ricevuto assistenza finanziaria continuativa nonché supporto tecnico per la profilazione degli utenti.

Altro esempio: Serbia: qui USAID ha finanziato ripetutamente un sito di sedicente giornalismo investigativo, focalizzato sulla lotta alla corruzione, tale KRIK. Cerco il loro sito internet: più che esempi di giornalismo investigativo, ciò che trovo sono ripetuti e maldestri tentativi di screditare il presidente A. Vu?i?, adducendo presunti legami tra suoi amici e personaggi equivoci. Al potere dal 2014 (prima come Primo Ministro, poi come Presidente della Repubblica) A. Vucic è fautore di una linea di politica estera moderatamente indipendente, in cui si distingue, per ovvie ragioni, il mantenimento di buoni rapporti con la Russia.

Scorrendo le dichiarazioni relative all’attività di USAID non posso fare a meno di notare l’assoluta disinvoltura con cui si descrivono le pesanti ingerenze attuate sul sistema di informazione di paesi terzi. Non solo: suscita perfino una certa ironia constatare come non si sia neanche tentato di avvalersi di esempi meno compromettenti, avendo chiamato in causa direttamente quei paesi cruciali nell’ambito del confronto storico in atto con la Russia e sui quali sono state intentate azioni di destabilizzazione scientifica mediante il direzionamento dell’informazione on-line. Ingenuità di un approccio idealista? Più probabile che si tratti di strafottenza del potere.

Se le ingerenze nei sistemi di informazione di paesi non allineati alla politica estera americana non bastassero, ci sono le attività condotte sui paesi alleati a rendere il quadro inquietante. In un evento del 30 Marzo 2023, è stato discusso il ruolo e l’utilizzo della tecnologia per “rinforzare democrazia”. In un delirio di locuzioni molto simili tra loro (“assumere il pieno controllo del nostro futuro digitale” – “affermare i valori democratici attraverso la tecnologia”, “progettare soluzioni tecnologiche per le maggiori minacce alla democrazia”), ciò che i vari interventi anticipano è che saranno applicate estensivamente soluzioni tecnologiche per il controllo dell’informazione nei paesi alleati. Si fa riferimento a risorse per 16 milioni di dollari e ad una partnership con il Dipartimento di Stato per supportare le tecnologie che consentono il pre-bunking e l’identificazione di informazioni false o manipolate, addestrando le comunità a riconoscere l’abuso di informazioni. Eccoli qui, gli algoritmi per la censura e i fact-checker di casa nostra.

Rimanendo in tema di tecnologia, appena un giorno prima era stato annunciato il lancio di un’iniziativa sviluppata in partnership con Microsoft: il Media Viability Accelerator, una piattaforma web destinata a fornire a piccoli canali di informazione on-line una serie di servizi di data intelligence, approfondimenti gratuiti, profilazione di utenti e – in futuro, intelligenza artificiale. Ancora una volta, un potente strumento tecnologico per agevolare la diffusione di media scelti e formati ad hoc.

Il tutto, sempre, ovviamente, per difendere dagli attacchi dei perfidi autocrati, giornalisti e comunità che si battono per il rispetto dei diritti umani (leggasi anche gender), sostituire leader corrotti e fronteggiare il cambiamento climatico. Direi che abbiamo anche la sacra triade di argomenti con i quali saranno defenestrati i governi sgraditi nel prossimo futuro.

A proposito di futuro, i viaggi del personale USAID possono probabilmente suggerirci qualche linea d’azione. E’ del febbraio 2023 la visita in Ungheria dove, si apprende da twitter, verranno lanciate nuove iniziative per “rinforzare le istituzioni democratiche” (in un paese UE e alleato NATO, mah), supportare media indipendenti, associazioni della società civile e giornalisti minacciati, combattere la corruzione e, ultimo ma non meno importante, sollecitare maggior rispetto per le comunità LGBTQI+ . A pensar male si direbbe che tanto interesse nei confronti dell’Ungheria sia stato motivato dai rifiuti del governo ungherese – tra novembre 2022 e gennaio 2023 - di estendere nuove sanzioni alla Russia. E che dire del viaggio in Serbia e Kosovo (maggio 2023) proprio nel mezzo del braccio di ferro a tra Bruxellese e Belgrado, affinché quest’ultima si allinei alle sanzioni occidentali?

Ma queste sono mere sperequazioni. Più interessante è invece tornare al bilancio e osservare la dinamica della spesa, tenendo presente l’evoluzione della politica estera americana a partire dal 2020, anno di avvicendamento tra la Presidenza Trump e quella di Biden.

La spesa per media indipendenti è passata dai 43,3 milioni di dollari nel 2019 ai quasi 83 milioni nel 2022 (con la metà di tali risorse destinate al blocco euro-asiatico); la spesa destinata alla società civile (tipicamente, ONG e associazioni) è passata da 289 milioni di dollari nel 2019 a 421 nel 2022 mentre è rimasta sostanzialmente stabile (162 milioni di dollari) la spesa per competizione politica e costruzione del consenso.

Queste cifre sono peraltro limitate esclusivamente al bilancio di USAID e non includono i fondi destinati direttamente dal Dipartimento di Stato americano e le risorse mobilitate attraverso il cofinanziamento di progetti in partnership con fondazioni private, come la Open Society Foundation di G. Soros. Per il 2024, le cifre stanziate sul documento di programmazione di budget sono impressionanti: 2,8 miliardi di dollari per il “contrasto all’arretramento democratico e all’autoritarismo dilagante”; di questi, 903 milioni di dollari saranno destinati esclusivamente al blocco euroasiatico, con particolare focus su Balcani occidentali, Moldavia, Georgia e Bielorussia. Sebbene le cifre indicate si riferiscano al generico proposito di supporto della democrazia, vale la pena precisare che nella descrizione dei programmi si trova costantemente il riferimento al sostegno dei media indipendenti e al contrasto della disinformazione. Altro spoiler sul 2024: la star del documento di programmazione è sicuramente la Cina, la cui influenza maligna (letteralmente) sarà contrastata con risorse complessivamente pari a 7,2 miliardi di dollari, più un fondo speciale denominato “USAID Countering PRC Inlfuence Fund” di 400 milioni di dollari.

E’ impossibile riportare sinteticamente tutti gli spunti interessantissimi che si trovano in questi documenti. Però nell’addentrarmi nelle loro pagine, rimango sempre più meravigliata: chiunque sarebbe portato a pensare che informazioni di questo tipo si possano trovare solo in rapporti privati; in fin dei conti si parla di pesanti ingerenze nei processi politici e sociali di paesi terzi e di miliardi di denaro pubblico spesi per attuarle. E invece è tutto alla luce del sole: dichiarato nei discorsi pubblici, bollato sui bilanci ufficiali. Tutto on-line. Evidentemente qualcuno ai piani alti di Washington deve aver preso spunto dalle opere letterarie del connazionale E.A. Poe il quale diceva che “Il posto migliore per nascondere qualsiasi cosa è in piena vista”.

Ed è in maniera altrettanto cristallina e inequivocabile che viene chiarito e ribadito - in ogni singola pagina - l’obiettivo strategico di fondo di tutto l’impianto d’azione, ossia il mantenimento dell’egemonia e la tutela degli interessi americani nel mondo. E se, come siamo stati educati a pensare qui in occidente, si parte dal presupposto che l’egemonia americana è un bene, poiché è l’unica forza in grado di assicurare democrazia e benessere, allora tutto ciò che viene di conseguenza non è solo lecito ma perfino auspicabile. Perfino inondare di denaro i media di mezzo mondo per assicurarsi una narrazione favorevole alla propria causa, certificandoli, al contempo, come unici media liberi, indipendenti e democratici. Lavorando, di fatto, come una sorta di tribunale della verità, molto ricco, molto potente, padre e padrino di centinaia di testate e fact-checker d’occidente.

La vera domanda che tutti dovrebbero porsi è – quindi - come possa essere definito libero e indipendente un sistema di informazione finanziato da un singolo governo straniero. Che si rispetti almeno la logica della semantica e si definisca i media selezionati e finanziati dal governo americano in altro modo: i “nostri media”, “media che ci piacciono” o semplicemente quelli che ci fanno sentire dalla parte giusta della storia, nell’emblematico giardino di J. Borrell, con un cattivo da sconfiggere dall’altra parte e un esercito di buoni al nostro fianco. Ma si smetta di abusare del concetto di libertà.

1) Per l’esattezza, il World Press Freedom Index che viene elaborato da Reporters Sans Frontieres e pubblicato in occasione del World Press Freedom Day.

FONTI

https://www.usaid.gov/about-us

https://www.usaid.gov/cj

https://www.usaid.gov/reports/agency-financial-report

https://2017-2020.usaid.gov/results-and-data/progress-data/agency-financial-report/fy-2020

https://www.usaid.gov/news-information/speeches/mar-30-2023-administrator-samantha-power-delivers-remarks-at-the-launch-of-the-media-viability-accelerator

https://www.usaid.gov/news-information/speeches/mar-30-2023-administrator-samantha-power-media-freedom-cornerstone-democracy-event

https://www.usaid.gov/news-information/speeches/mar-30-2023-administrator-samantha-power-delivers-remarks-at-the-launch-of-the-media-viability-accelerator

https://www.usaid.gov/news-information/speeches/may-02-2023-administrator-samantha-power-delivers-remarks-unescos-world-press-freedom-day-30th-anniversary-event

https://www.usaid.gov/news-information/speeches/mar-30-2023-administrator-samantha-power-delivers-remarks-at-the-advancing-technology-for-democracy-event

https://hu.usembassy.gov/news-administrator-samantha-power-visits-hungary/

https://hu.usembassy.gov/news-administrator-samantha-power-visits-hungary/

https://www.theamericanconservative.com/samantha-power-color-revolution-in-hungary/

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