L'’Ucraina di Zelensky "promossa" da Reporters Sans Frontiers con questa surreale motivazione

L'’Ucraina di Zelensky "promossa" da Reporters Sans Frontiers con questa surreale motivazione

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!



di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Nella Giornata mondiale della libertà di stampa Reporters Sans Frontiers premia l’Ucraina di Zelensky, che recupera 27 posizioni nel 2023 World Press Index. E’ il 79° Paese al mondo per libera informazione, secondo la classifica redatta annualmente e pubblicata ieri. Si posiziona davanti al Cile (83), Malta (84), Brasile (92), Israele (97) e Grecia (107). L’anno scorso occupava il 106° posto dello stesso ranking.

La notizia potrebbe sembrare surreale, poiché agli inizi di gennaio la stessa Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) aveva lanciato l’allarme sulla libertà di stampa in Ucraina, messa a rischio dalla legge sul controllo dei media, approvata lo scorso dicembre dalla Verkhovna Rada, il parlamento ucraino.

Più sorprendente della promozione dell’Ucraina è la motivazione addotta da RSF:

“La guerra lanciata dalla Russia il 24 febbraio 2022 minaccia la sopravvivenza dei media ucraini. In questa "guerra dell'informazione", l'Ucraina è in prima linea nella resistenza contro l'espansione del sistema di propaganda del Cremlino”.

Se ne evince che la libertà dell’informazione in Ucraina sarebbe aumentata proprio grazie alla lotta contro la propaganda russa, combattuta con leggi che mettono sotto controllo del governo tutti i media, con i raid dell’SBU contro le presunte spie che “propagandavano il mondo russo”, l’arresto o eliminazione fisica di giornalisti e blogger considerati propagandisti del Cremlino. Il maggior grado di libertà sarebbe stato garantito dunque da una maggior censura, questa sembra essere la paradossale (e pericolosa) motivazione del report di RSF.

Occorre dunque fare un breve ma essenziale excursus di quanto avvenuto in Ucraina nell’ultimo anno per cogliere nel loro nocciolo le logiche in base alle quali la stampa viene definita libera in Occidente.

La condizione della libertà di stampa in Ucraina

Il 4 aprile è entrata in vigore la legge sui media, approvata dal parlamento il 13 dicembre 2022 e firmata dal presidente Volodymir Zelensky il 29 dicembre. La nuova normativa mette tutti gli organi di informazione sotto il controllo dell’autorità di regolamentazione, il Consiglio nazionale per le trasmissioni televisive e radiofoniche, i cui membri sono nominati dal capo di Stato e dalla Rada. Il testo era stato presentato prima dell’ingresso in guerra della Russia, nell’estate del 2020, per allineare l’Ucraina agli standard europei di informazione.

Secondo l’IFJ, il sindacato che rappresenta più di 600.000 giornalisti in 140 Paesi, la legge “instaura un rapporto di subordinazione” tra media e autorità statali, “contraddice il principio di pluralismo” e “potrebbe creare problemi sistemici per la democrazia in Ucraina in quanto espande il controllo statale sui media”.

L’European Federation of Journalist (EFJ) ritiene che la regolamentazione coercitiva del disegno di legge, "pienamente controllata dal governo, sia degna dei peggiori regimi autoritari".

L’introduzione della regolamentazione potrebbe peggiorare un quadro già allarmante.


La caccia alle streghe contro giornalisti, blogger e oppositori

L’Ucraina è riuscita nella straordinaria impresa di recuperare 27 posizioni nella classifica della libertà di stampa, proprio mentre conduce una caccia alle streghe contro presunte “spie” e “propagandisti del Cremlino”.

La terribile disavventura capitata ai reporter italiani Alfredo Bosco, Andrea Sceresini e Salvatore Garzillo, bloccati a febbraio dalle autorità di Kiev, come avvenuto nel 2022 al giornalista Lorenzo Ginoffi, perché sospettati di collaborazionismo, è solo uno dei tanti tasselli che compongono il desolante quadro della libertà d’informazione in Ucraina.

Proprio in quei giorni, mentre in Italia si comprendeva che la “giovane ma imperfetta democrazia ucraina” mal tollerava i corrispondenti di guerra non embedded, a Kiev veniva arrestato il blogger Dmitry Skvortsov, per la sua attività di informazione. Accusato dall’SBU di essere un propagandista del Cremlino per “aver giustificato l’aggressione russa”, è stato condannato in contumacia lo scorso agosto per il reato di “tradimento”.

In base ai dati diffusi dalla Procura generale ucraina, dal 24 febbraio 2022 al 2 maggio 2022 sono 53 le persone, presumibilmente giornalisti e blogger, indagati per il reato di “propaganda”. Considerato un crimine di guerra, per essere accusati è sufficiente “giustificare l’aggressione della Russia”, ovvero criticare la narrazione del governo di Kiev e della fazione nazionalista sugli ultimi nove anni di storia dell’Ucraina.

Naturalmente quello di Skvortsov non è un caso isolato. Il 12 aprile 2023 veniva arrestato un addetto stampa di Victor Medvedchuk, Alexei Kurakin. Tra le accuse contestate, il suo lavoro presso l’agenzia stampa russa News Front nel 2020. Il crimine sarebbe stato compiuto prima della sua introduzione nel codice penale.

Attivisti per i diritti umani e giornalisti dissidenti ucraini, come Volodymir Chemeris e Oleg Yasinsky, hanno tentato di documentare le persecuzioni ai giornalisti e oppositori politici in Ucraina. Il primo è stato arrestato nel luglio 2022, il secondo vive fuori dal suo Paese, in Russia. Grazie al lavoro di Yasinsky siamo venuti a conoscenza dell’ondata di arresti di giornalisti influenti nel marzo 2022, come Yuri Tkachev, capo redattore del Timer di Odessa, Dmitry Dzhanguirov, Yury Dudkiny e lo scrittore Aleksandr Karevin. Oltre a questi sono stati arrestati decine di attivisti di sinistra o dell’opposizione, come i fratelli Mikhail e Alexandr Kononovich dirigenti della giovanile del Partito Comunista d’Ucraina, Aleksandr Matiushenko, Vasil Volga, Vladimir Ivanov.

La lista potrebbe continuare, vale la pena ricordare due blogger: Gleb Lyashenko, arrestato lo scorso anno agli inizi di aprile per aver giustificato pubblicamente l’intervento russo, e Valery Kushelov, ucciso durante un agguato la mattina del 20 aprile 2022. Non si hanno notizie sul commando che lo ha assassinato, ma in diverse occasioni personalità legati al governo e agli ambienti militari, hanno parlato di un Mossad ucraino per eliminare propagandisti e “nemici della nazione” operativo sui territori controllati da Kiev e non solo. L’esecuzione di Kuleshov potrebbe essere la prima goccia di una lunga scia di sangue lasciata nel corso di quest’ anno, contro personalità legate alle nuove autorità e agli ambienti politico-militari, nei territori ucraini sotto il controllo russo e non solo.


Il vento di libertà in Europa

Se si impone l’idea che l’informazione non aderente alla “linea editoriale” della Casa Bianca è propaganda, allora qualsiasi fatto analizzato da una prospettiva differente da quella “liberale” di Washington o Kiev diventa fake news e deve essere messa al bando. Così per salvaguardare la libertà di stampa dalla “propaganda di Putin” uno dei primi atti della Commissione europea dopo l’escalation in Ucraina è stato l’oscuramento di Sputik ed RT.

In Italia sono state compilate liste di proscrizione non solo dal Copasir, ma anche dagli stessi giornalisti contro i propri colleghi. Oltre ai linciaggi mediatici dei “dissidenti” della linea “c’è un aggressore e un aggredito”,  i vari fact checker indipendenti hanno lavorato assiduamente per far emergere la verità di Kiev come unica, facendo oscurare canali, pagine social, post e qualsiasi voce dissonante e scomoda contro la propaganda di guerra italiana. Nessuno ha gridato alla censura, anzi anche l’Italia è stata premiata: è risalita di 17 posizioni nella classifica World Press Freedom 2023 di RSF, passando dal 58° a 41° posto, lasciando indietro gli Stati Uniti, al 45°.

In quest’ultimo anno abbiamo avuto davanti agli occhi dozzine di eclatanti fake news prodotte dalla propaganda di guerra: dalle nonne che uccidono i soldati russi a colpi di torta, ai militari mandati al fronte senza calzini, ai Wagner che combattono a Bachmut con le pale del secolo XIX. Gli uomini dell’Azov sono diventati lettori di Kant e le svastiche antichi simboli slavi del bene, ma le nostre bufale non hanno destato alcun allarme per la libertà di stampa. In cambio tutte le notizie provenienti dalla Russia vengono definite disinformazione da truppe di fact chekers indipendenti, reclutati appositamente per confutarle. Nella Santa lotta del mondo libero contro le fake news non è ammessa altra verità che quella liberale, non è ammesso un punto di vista differente da quello di Washington. Il report di RSF sull’Ucraina ne è una ulteriore conferma.

Strage di Suviana e la logica del capitalismo di Paolo Desogus Strage di Suviana e la logica del capitalismo

Strage di Suviana e la logica del capitalismo

Tra neoliberismo e NATO: l'Argentina sull'orlo dell'abisso di Fabrizio Verde Tra neoliberismo e NATO: l'Argentina sull'orlo dell'abisso

Tra neoliberismo e NATO: l'Argentina sull'orlo dell'abisso

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda di Geraldina Colotti Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda

Trent’anni fa, il genocidio in Ruanda

La fine dell'impunità di Israele di Clara Statello La fine dell'impunità di Israele

La fine dell'impunità di Israele

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Lenin, un patriota russo di Leonardo Sinigaglia Lenin, un patriota russo

Lenin, un patriota russo

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Liberal-Autocrazie di Giuseppe Giannini Liberal-Autocrazie

Liberal-Autocrazie

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE di Gilberto Trombetta L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA E L'INTERESSE NAZIONALE

Togg fii: l’Africa è un posto dove restare di Michelangelo Severgnini Togg fii: l’Africa è un posto dove restare

Togg fii: l’Africa è un posto dove restare

Il primo dei poveri di Pasquale Cicalese Il primo dei poveri

Il primo dei poveri

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

La crisi nel Corno d’Africa di Paolo Arigotti La crisi nel Corno d’Africa

La crisi nel Corno d’Africa

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti