La propaganda Nato contro la Russia è un fallimento dopo l'altro

21 Aprile 2021 09:00 Marinella Mondaini

Sabato 17 aprile all’improvviso compare su tutti i media russi la notizia dell’arresto a Mosca di due cittadini, uno cittadino bielorusso e americano, l’altro bielorusso, per aver organizzato il piano per realizzare il colpo di stato in Bielorussia e l’uccisione del presidente Lukhascenko e dei tre figli. Il FSB, i Servizi Segreti russi, in collaborazione con il KGB bielorusso, dopo oltre 6 mesi di lavoro, li ha arrestati e poi ha reso pubblico vari video materiali, compreso il video che ha ripreso di nascosto uno degli incontri dei cospiratori, in cui discutono tutti i dettagli delle operazioni. Ha fatto scalpore in Russia ma soprattutto in Bielorussia, apprendere che sarebbe stato prossimo l’assassinio di Lukhascenko e dei suoi familiari ma non solo, sarebbe stato eliminato anche tutto il vertice del potere bielorusso.

I cospiratori avevano preso a modello, come da essi stessi dichiarato, lo scenario dell’eliminazione fisica del presidente dell’Egitto Anwar Sadat, assassinato durante la Parata militare e così intendevano fare con Lukashenko durante la Parata militare a Minsk il prossimo 9 maggio, una data simbolica e festa più importante del paese, giornata sacra della Vittoria dell’URSS sul Nazismo.

Lukhascenko, visibilmente scosso, ha immediatamente nel pomeriggio di sabato dato una conferenza stampa, dove ha mosso l’accusa di volerlo uccidere non solo alla CIA, ma direttamente a Biden.

Come è trapelato qui in Russia, a dimostrazione di quanto la notizia abbia allarmato seriamente tutto il mondo politico russo, Putin ha ritenuto indispensabile e urgente telefonare a Biden. Gli USA non ne hanno dato notizia ma il portavoce di Putin, interrogato ha ammesso l’avvenuta telefonata, cosa già di per sé eloquente anche se non sono stati resi noti i contenuti del colloquio. Dunque, una notizia del genere, il fiasco del secolo degli americani, sarebbe dovuta immediatamente rimbalzare su tutti i media del mondo, invece no. Tutti zitti, non ne parla nessuno. Di lì a pochissimo, circa un’ora dopo, viene fatta detonare invece su tutti i media mondiali la notizia che la Repubblica Ceca espelle di colpo 18 diplomatici russi. Quasi tutto il corpo diplomatico! Così ieri, i diplomatici russi in 24 ore hanno dovuto far la valigia e andarsene, insieme a tutte le loro famiglie, in totale 62 persone, fra i quali molti bambini, anche piccoli, e tra capo e collo hanno dovuto abbandonare tutta la loro vita avviata lì.

Il motivo? A dir poco ingarbugliato, senza logica e imbastito alla bell’è meglio, ma la bomba vera è quella contenuta all’interno della notizia, come dimostrerò.

Dunque, il motivo della cacciata improvvisa dei diplomatici russi è che sono stati accusati dal premier ceco Andrej Babiš e dal vicepremier Jan Hamá?ek, di essere in realtà membri dei servizi segreti “GRU” in attività di spionaggio e avrebbero “avuto un ruolo” nelle esplosioni che hanno colpito tra l’ottobre e il dicembre 2014 i depositi di munizioni nel villaggio di Vrb?tice nella Moravia meridionale, in cui morirono due cittadini cechi. Immediatamente la polizia ceca spicca un mandato d’arresto verso due cittadini russi, Aleksandr Petrov e Ruslan Boshirov che farebbero parte anche loro, secondo le accuse, del GRU e avrebbero anch’essi avuto un ruolo nelle esplosioni di 7 anni fa nella Repubblica Ceca nei magazzini di armi. Vi chiederete che nesso intercorre tra tutte queste persone?

Guarda il caso, i due cittadini russi sono già ben noti alle cronache in relazione all’avvelenamento dell’ex agente dell’intelligence russa Sergej Skripal’ e di sua figlia Julia a Salisbury nel 2018. Petrov e Boshirov furono allora accusati (senza fornire prova alcuna) con “alta probabilità” di aver avvelenato per conto di Putin i due Skripal’. Ricordo che la conseguenza delle accuse alla Russia costò l’espulsione da parte di 25 paesi di più di 150 diplomatici russi ritenuti agenti segreti sotto copertura diplomatica. Adesso, i vertici della rep. Ceca hanno già chiesto agli altri paesi europei di cacciare anche loro dai rispettivi paesi i diplomatici russi.

E inoltre, in relazione a questo fatto, le autorità ceche hanno immediatamente dichiarato che la corporazione russa statale “Rosatom” non sarà più ammessa a partecipare al tender per la costruzione di una nuova unità di potenza della centrale nucleare “Dukovany” per “proteggere la sicurezza statale della rep. Ceca”.

Adesso arrivo alla bomba che è contenuta dentro la notizia.

Dunque, nel 2014 cosa fecero le autorità della rep. Ceca per venire a capo delle esplosioni nei depositi di armi? Venne incolpato qualcuno? No, non risultano tracce di tutto ciò, non ci sono documenti ufficiali, cioè in sette anni le autorità ufficiali non solo non sono state in grado di assicurare alla giustizia i colpevoli, ma nemmeno di capire cosa sia successo in realtà con questi depositi di armi. Il vuoto è pauroso. Nel corso delle indagini che allora furono fatte è risultato che le autorità della città dove accaddero le esplosioni non erano al corrente del fatto che questi depositi dal 2006 non venivano usati dall’Esercito e il Ministero della Difesa aveva concesso i magazzini delle armi ad una compagnia di armi privata.

In sostanza, dal 2006 al 2014 una quantità enorme di armi si è trovata a essere per 8 anni senza il controllo delle autorità della Repubblica Ceca, inoltre non ci fu mai nessun controllo e neppure da parte della polizia, sono state infrante anche tutte le norme di sicurezza. Non ci fu nemmeno un tribunale per i colpevoli delle esplosioni e delle morti dei due cittadini cechi. Non furono condannati nemmeno i proprietari dei depositi! Due giorni fa, il 19 aprile, il Procuratore generale della Repubblica Ceca ha dichiarato che gli inquirenti non intendono rivelare nulla riguardo tali depositi perché le indagini sono ancora in corso a distanza di sette anni. Tuttavia sulla ribalta vengono lanciati i soggetti più importanti di tutta questa storia e sono, guarda il caso, i due cittadini russi Petrov e Bosharov che risolvono i compiti geopolitici degli USA!

E adesso ritorno alla bomba contenuta nel nocciolo della questione che le autorità ceche intendono nascondere, ma ahimè è emersa: l’informazione circolata da tempo era che proprio da questi depositi venivano mandate armi e bombe ai terroristi della Siria. Venne dichiarato che questi depositi erano stati presi in affitto da una compagnia bulgara, ma il proprietario adesso ha smentito categoricamente che questi depositi di armi siano appartenuti alla sua compagnia. Ne consegue, che un paese dell’UE non controllava il flusso delle armi ai terroristi della Siria e non solo, ma anche all’Ucraina! Per 8 anni questi depositi non si sapeva a chi appartenessero, cioè queste armi non erano controllate dal Ministero della Difesa Ceco, perché dal 2006 al 2014 i depositi non gli appartenevano più. La cosa è terribile se si pensa solo al fatto che il 16 ottobre, durante la prima esplosione sono detonate 58 tonnellate di munizioni, a dicembre, nella seconda esplosione detonarono ben 98 tonnellate!

All’inizio le autorità della rep. Ceca avevano dichiarato che la Russia si è macchiata di un “atto terroristico di Stato sul territorio dell’Ue”, poi dopo hanno “virato”, colto il pericolo, in ritardo, delle loro dichiarazioni, ora la Rep. Ceca non ritiene più che si è trattato di un “atto di terrorismo di Stato sul territorio dell’Unione Europea” ma “di un attacco alla merce di un commerciante bulgaro

di armi”. Sembra proprio che la rep. Ceca si sia cacciata da sola in un vergognoso vicolo cieco.

“Adesso che anche questa notizia è detonata, penso – ha dichiarato in una trasmissione stamattina Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, che alcuni paesi siano molto interessati a chiarire la vicenda oscura di queste armi. La verità verrà a galla, così come è avvenuto per l’Iraq, dove il “collettivo Occidente” non ha pagato per le sue menzogne né allo Stato, né ai cittadini dell’Iraq, però la verità è venuta a galla e così sarà anche ora”.

Chiarire i contorni del flusso incontrollato degli armamenti dalla Repubblica Ceca alla Siria e all’Ucraina sarebbe senz’altro auspicabile per far luce maggiormente su queste due guerre.

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