I ritardi del PNRR

di Federico Giusti

Ad oggi solo il 7,4% dei fondi previsti per il 2023 è stato speso ergo possiamo asserire che nella concreta realizzazione dei progetti siamo decisamente indietro alla tabella di marcia

Dubitiamo fortemente che nei prossimi tre anni sia recuperabile il terreno perduto a meno di decisioni impopolari come lo stravolgimento degli enti locali in funzione del PNRR che avrebbe ripercussioni negative sulla gestione ed erogazione dei tradizionali servizi alla cittadinanza, oltre a rafforzare il precariato nella Pubblica amministrazione. La causa dei ritardi viene attribuita alle gare andate deserte e a problemi strutturali come la frammentazione delle gare sul piano locale, il che induce a riflettere anche sullo stato comatoso degli enti locali dopo anni di insani tagli agli investimenti e al personale

A novembre 2023, più del 67% delle risorse è stato assegnato a singoli progetti ma la distribuzione delle risorse ci fa capire che i problemi sono presenti soprattutto nelle regioni meridionali dove il dissesto degli enti locali è anche risultato della gestione fallimentare degli anni scorsi con spese fuori controllo, mancate politiche assunzionali e la tendenza alla esternalizzazione di tanti servizi.

E' ipotizzabile allora che possano venir meno, o siano accorpati con decisioni calate dall'alto, i piccoli progetti con soggetti attuatori privati o misti concentrando in tutto in poche mani per attuare progetti fino ad oggi demandati a piccoli enti locali incapaci di portarli avanti.

In molti comuni siamo davanti a una carente, a dir poco, trasparenza, mancano informazioni pubbliche sull’avanzamento dei progetti finanziati, i siti istituzionali sono privi delle necessarie informazioni

Proviamo quindi a sviscerare gli argomenti dalla corposa Memoria, risalente a 40 giorni fa, del Presidente dell'Ufficio di Bilancio

https://www.lentepubblica.it/wp-content/uploads/2024/01/Memoria-UPB-sul-PNRR.pdf

Il Pnrr è stato rivisto nel corso dell’anno 2024 aggiungendo su direttiva Ue un nuovo capitolo ribattezzato REPowerEU. REPowerEU (europa.eu)

La Commissione europea ha poi espresso una valutazione positiva sulla modifica parziale del PNRR ratificandone l’esecuzione a fine anno scorso ossia l'8 dicembre 2023

L’importo complessivo del PNRR si attesta attorno a 222,1 miliardi di euro ai quali aggiungere altri fondi (non meglio precisati) provenienti da soggetti privati (sotto la forma di concorso ai finanziamenti) e dagli Enti locali

Leggiamo testualmente:

Sulla base delle informazioni contenute in ReGiS alla data del 26 novembre risultano spesi complessivamente 28,1 miliardi, pari a circa il 14,7 per cento del totale delle risorse europee del PNRR: 1,3 miliardi nel 2020 (tutto il programmato per l’anno), 6,2 miliardi nel 2021 (leggermente più di quanto programmato), 18,1 miliardi nel 2022 (leggermente più di quanto programmato) e 2,5 miliardi nel 2023 (il 7,4 per cento del programmato)

Si evince un grande ritardo rispetto alla tabella di marcia e scopriamo che una buona parte delle risorse stanziate sono destinate non ad opere pubbliche ma a soggetti privati

Le misure che hanno assorbito maggiori risorse sono quelle relative agli incentivi ai privati: il rafforzamento dell’Ecobonus e del Sismabonus conta più di 8,7 miliardi, il credito di imposta per i beni strumentali (Industria 4.0) oltre 5,4. Seguono, tra i principali, gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni (circa 2,5 miliardi), le linee di collegamento ad alta velocità alla frontiera Nord (circa 1,7 miliardi), il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani e dei collegamenti nazionali di maggiore rilievo (0,8 miliardi), il credito di imposta per R&S (0,6 miliardi), il rifinanziamento del fondo gestito da SIMEST-CDP per il sostegno allo sviluppo industriale (0,6 miliardi) .

Nel complesso, la quota di situazioni di ritardo e di fasi concluse evidenzia la fase di assegnazione (selezione dell’impresa cui affidare la realizzazione) come il “collo di bottiglia”: chi lo riesce a superare riesce poi a ottenere risultati migliori nelle fasi successive. Anche la progettazione esecutiva procede a rilento, ma in questo caso possono esservi giustificazioni tecniche connesse all’adattamento dei progetti alle condizioni territoriali e ambientali

Teniamo poi conto che il documento Governativo contenente le proposte di revisione presentato alle Autorità europee non è stato reso pubblico il che la dice lunga sulla trasparenza che dovrebbe riguardare tutte le operazioni PNRR tanto che lo stesso documento evidenzia che le modifiche approvate dalla Commissione europea non coincidono integralmente con quelle proposte dal Governo la scorsa estate.

Possiamo quindi concludere che la Ue ha dato mandato all’Italia (e ad altri stati comunitari) di rivedere il PNRR aggiungendo un apposito capitolo salvo poi scoprire che le procedure seguite hanno suscitato dubbi e obiezioni soprattutto per il fatto che in fase di attuazioni sono emersi problemi derivanti dall’ aumento dei prezzi dalle crescenti difficoltà nell’ approvvigionamento dei materiali, dai processi speculativi (ribattezzati di mercati) attorno al prezzo di alcuni prodotti. La revisione del PNRR prevedeva un grande impulso ad alcuni percorsi legati a digitalizzazione, innovazione, competitività, Rivoluzione verde e transizione ecologica, oltre a una grande attenzione riservata alle infrastrutture per una mobilità sostenibile.

Questa situazione ha determinato effetti negativi sulla finanza pubblica proprio per le rimodulazioni del Piano, effetti che ad oggi non è dato conoscere nel dettaglio prendendo per buono quanto scritto dal documento preso in esame

E da qui arriviamo alle conclusioni

Andranno quantificate le esigenze di cassa che scaturiranno dalla revisione del profilo temporale delle rate, in particolare dalla riduzione degli importi che dovrebbero essere erogati nel 2024 (quinta e sesta rata). Si ricorda tuttavia che per quanto riguarda i prestiti, si tratta essenzialmente di una sostituzione tra prestiti europei e prestiti nazionali. In tale quadro, si dovrà tenere conto dei margini annuali di possibile copertura che potranno derivare da fondi alternativi, quali il Fondo sviluppo e coesione (FSC) e il Piano nazionale complementare (PC). Dati gli importi in gioco, si potrebbe rendere necessario un maggiore ricorso al mercato a meno di riduzioni compensative di spese in altre voci del bilancio dello Stato

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